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domenica 16 giugno 2013

Noi abbiamo ridotto a cose il peccato, cose che facciamo: confessiamo delle cose.


dall'omelia di don Angelo Casati 
nella 11ª Domenica del Tempo Ordinario
2 Sam 12,7-10.13 

Natan aveva raccontato una bellissima parabola che la liturgia non ricorda. 
Leggiamola:
"Vi erano due uomini nella stessa città, 
uno 
ricco 
e l'altro 
povero.

Il ricco aveva bestiame minuto e grosso in gran numero
ma il povero non aveva nulla
se non una sola pecorella piccina che egli aveva comprato e allevato; 
essa gli era cresciuta in casa insieme con i figli... 
era per lui come una figlia.

Un ospite di passaggio arrivò dall'uomo ricco e questi, 
risparmiando di prendere dal suo bestiame minuto e grosso, 
portò via la pecorella di quell'uomo povero 
e ne preparò una vivanda per l'ospite venuto da lui..."

Dunque il povero e la sua pecorella piccina...e il ricco che gliela strappa.
Vedete che cos'è il peccato, è questa durezza di cuore.

Noi abbiamo ridotto a cose il peccato, cose che facciamo: 
confessiamo delle cose.
Ma il peccato non sarà forse questa incrinatura 
che si è aperta dentro, 
questa durezza di cuore? 
Al punto che quando ti accorgi, ti chiedi: 
ma come si può esser così spietati?

Sì, sei tu quell'uomo. 
E Davide lo riconosce! 
"Tu hai colpito di spada Uria, l'Ittita, hai preso in moglie la moglie sua, lo hai ucciso con la mano degli Ammoniti...
Tu mi hai disprezzato..." dice il Signore.

Dio dice: Tu mi hai disprezzato. 
Ecco un'altra dimensione del peccato: 
Per i credenti, il peccato contiene un disprezzo di Dio, 
rompe quell'armonia che è custodita nelle cose: 
l'armonia modellata e impressa dalle mani di Dio.

Sei tu quell'uomo.

E se ho il coraggio di riconoscermi in quell'uomo
ecco la svolta imprevedibile.
"Il Signore ha perdonato il tuo peccato. 
Tu non morirai"

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