(...) Alcuni ritengono che si devono evitare le amicizie troppo grandi,
perché uno solo non si debba preoccupare per molti;
già basta e avanza che ciascuno si occupi delle proprie cose
ed è noioso lasciarsi coinvolgere troppo dagli affari altrui.
E', invece, molto più comodo tenere il più possibile le briglie sciolte all'amicizia
e tirarle o allentarle quando si vuole;
per vivere felicemente, infatti, è essenziale la tranquillità,
di cui l'animo non può godere se uno quasi si angustia per molti. (...)
(...) Nobile sapienza!
Sembrano privare il mondo del sole quelli che privano la vita dell'amicizia.
Che cos'è infatti questa tranquillità, in apparenza attraente,
ma in realtà da rifiutarsi per molti aspetti?
Non è naturale non intraprendere nessuna cosa o azione onesta o,
dopo averla intrapresa, abbandonarla per non preoccuparsi.
E se fuggiamo l'affanno dobbiamo fuggire la virtù,
che è inevitabile che disprezzi e odi, con qualche inquietudine, le cose a sé contrarie,
come la bontà odia la cattiveria, la moderazione l'eccesso, il coraggio la viltà;
così si può vedere
che i giusti soffrono soprattutto per le ingiustizie,
i coraggiosi per le viltà,
i miti per i delitti.
Si addice, dunque, a un animo ben costruito
rallegrarsi per le buone cose e affliggersi per le cattive.
(da:"L'Amicizia" di Cicerone)
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