Il beato Cardinale Schuster sulla recita personale del breviario nei giorni in cui era affranto e privo di forze:
«Allora chiudo gli occhi,
e mentre le labbra mormorano le parole del breviario che conosco a memoria,
io abbandono il loro significato letterale,
per sentirmi nella landa sterminata per dove passa la Chiesa pellegrina e militante,
in cammino verso la patria promessa.
Respiro con la Chiesa
nella stessa sua luce, di giorno,
nelle sue stesse tenebre, di notte;
scorgo da ogni parte le schiere del male
che l'insidiano o l'assaltano;
mi trovo in mezzo alle sue battaglie e alle sue vittorie,
alle sue preghiere d'angoscia e ai suoi canti trionfali,
all'oppressione dei prigionieri, ai gemiti dei moribondi, alle esultanze degli eserciti e dei capitani vittoriosi.
Mi trovo in mezzo: ma non come spettatore passivo,
bensì come attore la cui vigilanza, destrezza, forza e coraggio possono
avere un peso decisivo sulle sorti della lotta tra il bene e il male
e sui destini eterni dei singoli e della moltitudine»
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