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domenica 4 agosto 2013

In questo modo non viviamo mai, ma speriamo di vivere; e, disponendoci sempre ad essere felici, è inevitabile che non lo siamo mai.

Non so se queste sono frasi per gli auguri ad una persona,
ma è una buona riflessione per chi mi sta a cuore,
sempre,
nell'adesso che passa e arriverà,
il presente che si fa dono ed è felicità che si fa trovare senza cercare.

Il tempo presente
Blaise Pascal, Pensieri (n.172)

Noi non ci atteniamo mai al tempo presente.
Anticipiamo il futuro come troppo lento a venire, come per affrettarne il corso;
oppure ricordiamo il passato per fermarlo come troppo rapido;
così imprudenti, che
erriamo nei tempi che non sono nostri, e
non pensiamo affatto al solo che ci appartiene,
e così vani, che
riflettiamo su quelli che non sono più nulla, e
fuggiamo senza riflettere quel solo che esiste.
Il fatto è che il presente, di solito, ci ferisce.
Lo dissimuliamo alla nostra vista perché ci affligge;
se invece per noi è piacevole, rimpiangiamo di vederlo fuggire.
Tentiamo di sostenerlo per mezzo dell'avvenire, e
ci preoccupiamo di disporre le cose che non sono in nostro potere,
per un tempo al quale non siamo affatto sicuri di arrivare.
Ciascuno esamini i propri pensieri:
li troverà sempre tutti occupati dal passato e dal futuro.
Il presente non è mai il nostro fine:
il passato ed il presente sono i nostri mezzi,
solamente il futuro è il nostro fine.
In questo modo non viviamo mai,
ma speriamo di vivere;
e, disponendoci sempre ad essere felici,
è inevitabile che non lo siamo mai.

martedì 21 agosto 2012

Noi non vogliamo che gli altri ci ingannino

La natura dell’amor proprio e dell’io umano consiste nell’amare solo sé e nel considerare solo sé. Ma cosa potrà fare? Non saprebbe impedire che l’oggetto che ama sia pieno di difetti e di miseria; vuole essere grande e si vede piccolo; vuole essere felice e si vede miserabile; vuole essere perfetto e si vede pieno d’imperfezioni; vuole essere l’oggetto dell’amore e della stima degli uomini e vede che i suoi difetti gli procurano solo la loro avversione e il loro disprezzo. La confusione in cui si trova produce in lui la più ingiusta e la più criminale passione che sia possibile immaginare; perché concepisce un odio mortale contro questa verità che lo ammonisce e lo convince dei suoi difetti. Desidererebbe annientarla ma, non potendo distruggerla in se stessa, per quanto gli è possibile, la distrugge nella propria conoscenza e in quella degli altri; ciò vuol dire che mette ogni cura nel nascondere i propri difetti agli altri e a se stesso, e che non sopporta che glieli si facciano vedere né che li si veda. È certo un male essere pieno di difetti; ma è un male ancora più grande esserne pieno e non volerli riconoscere, perché significa aggiungervi anche quello di un’illusione volontaria. Noi non vogliamo che gli altri ci ingannino: non troviamo giusto che essi vogliano essere stimati da noi più di quanto non meritino: dunque non è neppure giusto che noi li inganniamo e che vogliamo che ci stimino più di quanto meritiamo. Così, quando essi scoprono solo quelle imperfezioni e quei vizi che effettivamente abbiamo, è evidente che non ci fanno torto, perché non ne sono essi la causa, e anzi ci fanno del bene, perché ci aiutano a liberarci da un male, che è l’ignoranza di queste imperfezioni. Non dobbiamo arrabbiarci perché le conoscono e ci disprezzano, essendo giusto e che ci conoscano per quello che siamo, e che ci disprezzino se siamo spregevoli. Ecco i sentimenti che nascerebbero da un cuore che fosse pieno di equità e di giustizia. Cosa dire dunque del nostro, vedendovi una disposizione assolutamente contraria? Non è forse vero che noi odiamo la verità e quelli che ce la dicono, e preferiamo che si ingannino a nostro favore, e vogliamo essere considerati da loro diversi da quello che siamo? (Blaise Pascal, Pensieri 758).