Visualizzazione post con etichetta Sirio Politi. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Sirio Politi. Mostra tutti i post

giovedì 4 luglio 2013

Non arrendersi a questa “civiltà” così sottilmente e violentemente ravvolgente e coinvolgente, è già lotta e realmente nel concreto lotta dura, logorante.

Sopravvivere oggi,
nella realtà del mondo nel quale viviamo,
non è miracolo di poco conto.
Sopravvivere, s’intende, come uomini liberi,
dove la libertà è possedere una propria identità personale e
cioè pensieri che nascano dal se stesso,
ideali raccolti nel cuore,
trasparente possibilità di traduzione concreta di progetti sognati in fondo all’anima,
il non rischiare con la necessità di essere venduti o comprati a prezzo sonante
da questo o quel personaggio dalla voglia di accumular quattrini o
dal prurito di carriere più o meno politicizzate...
Ma l’esemplificazione del come è possibile perdere se stessi e
cioè la propria verità e autenticità,
è equivalente all’inesauribilità dei tentativi e dei mezzi
a disposizione per la sopraffazione, lo sfruttamento, la strumentalizzazione,
di cui il “progresso”, la civiltà di questo nostro tempo, sovrabbonda.
Non arrendersi a questa “civiltà” così sottilmente e violentemente ravvolgente e coinvolgente,
è già lotta e realmente nel concreto lotta dura, logorante.
Tutto un rapporto di resistenza e non soltanto passiva ma attiva,
capace cioè d’inventare e di render vita vissuta,
una alternativa di pensiero, di cultura, di esistenza diversa e nuova,
questa resistenza è lotta, spesso conflittuata, sempre cocciutaggine di convincimento assoluto,
identificabile con il se stesso, con la spiegazione della propria vita.
Di questa lotta il cristiano (la Chiesa) dovrebbe essere esemplificazione,
riferimento visibile,
come “la città situata sulla cima della montagna”,
direbbe Gesù
o come “la luce accesa da illuminare tutta lo casa” direbbe ancora.
Perché il Cristianesimo è progetto di umanità immaginato dal Cuore di Dio
e “fatto carne” e storia in Gesù Cristo.
È chiaro che non può andare d’accordo con il “mondo”.
Perché il Cristianesimo (e quindi la Chiesa)
di per se stesso, per natura sua
e per l’essenzialità della sua missione nella storia dell’umanità,
è una lotta. Una lotta di respinta. Una lotta di resistenza.
Una lotta per l’alternativa.
Una lotta implacabile, come è implacabile l'amore.
Una lotta che coinvolge il Cielo e la Terra come il Mistero di Dio.
(Sirio Politi, Riscoprire la lotta).

martedì 23 aprile 2013

Il monumento e il piedistallo

Io ho creduto, umilmente e ingenuamente, che il gran problema del rapporto tra il clero e il laicato potesse essere affrontato e in parte risolto, attraverso un cambiamento radicale del clero. Abbreviarne le distanze, cancellare le differenze, spazzar via i privilegi, camminare sulla stessa strada, essere uguali o meglio ancora sotto i piedi di tutti, essere gli ultimi, senza diritti e solo con infiniti doveri… non essere più preti, clero, mondo ecclesiastico, ma semplicemente degli accattoni della bontà altrui, dei coinvolti e possibilmente dei travolti dalle lotte per la libertà, la giustizia, la testimonianza di una alternativa che si chiama Regno di Dio al regno degli uomini...
Il mio racconto, insignificante ma chiarissimo di Fede e di Amore alla Chiesa. L’essere operaio ha voluto dir questo, prima di qualsiasi altra cosa: togliere via una qualificazione, quella di essere prete eppur rimanere serenamente prete, uomo di Dio, fratello universale. Come lasciar cadere una maschera, un paludamento, una “divisa” e ritrovarmi, come solo, io, allo scoperto, con tutta la mia Fede e quella misteriosa carica di Amore fraterno, appassionata e inesauribile. Il racconto può essere, è lungo quanto tutta la mia vita sacerdotale e il raccontarlo richiederebbe lunghe serate intorno al caminetto come nelle novelle del nonno. Lo so che non è stato accettato durante l’avventura e tanto meno può essere gradito il racconto “quando ormai si fa sera” e non solo individualmente, ma anche nella Chiesa. Allora i Sinodi per dibattere la spinosa questione del clero e del laicato: ma è perché tutto rimanga e si solidifichi così: il clero, il clero e i laici, laici. E cioè come dire: amici e nemici. Potere e servizio. Autorità e popolo. Il monumento e il piedistallo. Il carro e chi sta sul carro e guida l’asino che rassegnatamente da millenni tira il carro e tutti coloro (sono tanti) che vi stanno comodamente adagiati. (Sirio Politi, Un’utopia per la Chiesa).