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sabato 16 maggio 2015

Aiutaci ad allentare gli ormeggi senza paura.

Santa Maria, donna dell’ultima ora,
disponici al grande viaggio.

Aiutaci ad allentare gli ormeggi senza paura.

Sbriga tu stessa le pratiche del nostro passaporto.

Se ci sarà il tuo visto, avremo più nulla da temere alla frontiera.

Aiutaci a saldare con i segni del pentimento e
con la richiesta del perdono le ultime pendenze
nei confronti della giustizia di Dio.

Procuraci tu stessa i benefici dell’amnistia,

di cui Egli largheggia con regale Misericordia.

Mettici in regola le carte, insomma, perché, giunti alla porta del Paradiso,
essa si spalanchi al nostro bussare.

Ed entreremo finalmente nel Regno.

(don Tonino Bello)

lunedì 7 ottobre 2013

Riempi la loro solitudine.

Santa Maria, donna missionaria, concedi alla tua Chiesa il gaudio di riscoprire, nascoste tra le zolle del verbo mandare, le radici della sua primordiale vocazione. Aiutala a misurarsi con Cristo, e con nessun altro: come te, che, apparendo agli albori della rivelazione neotestamentaria accanto a Lui, il grande missionario di Dio, lo scegliesti come unico metro della tua vita.
Quando la Chiesa si attarda all’interno delle sue tende dove non giunge il grido dei poveri, dalle il coraggio di uscire dagli accampamenti. Quando viene tentata di pietrificare la mobilità del suo domicilio, rimuovila dalle sue apparenti sicurezze. Quando si adagia sulle posizioni raggiunte, scuotila dalla sua vita sedentaria. Mandata da Dio per la salvezza del mondo, la Chiesa è fatta per camminare, non per sistemarsi.
Nomade come te, mettile nel cuore una grande passione per l’uomo. Vergine gestante come te, additale la geografia della sofferenza. Madre itinerante come te, riempila di tenerezza verso tutti i bisognosi. E fà che di nient’altro sia preoccupata che di presentare Gesù Cristo, come facesti tu con i pastori, con Simeone, con i magi d’oriente, e con mille altri anonimi personaggi che attendevano la redenzione.
Santa Maria, donna missionaria, noi ti imploriamo per tutti coloro che avendo avvertito, più degli altri, il fascino struggente di quella icona che ti raffigura accanto a Cristo, l’inviato speciale del Padre, hanno lasciato gli affetti più cari per annunciare il Vangelo in terre lontane.
Sostienili nella fatica. Ristora la loro stanchezza. Proteggili da ogni pericolo. Dona ai gesti con cui si curvano sulle piaghe dei poveri i tratti della tua verginale tenerezza. Metti sulle loro labbra parole di pace. Fa che la speranza con cui promuovono la giustizia terrena non prevarichi sulle attese sovrumane di cieli nuovi e terre nuove. Riempi la loro solitudine. Attenua nella loro anima i morsi della nostalgia. Quando hanno voglia di piangere, offri al loro capo la tua spalla di madre.
Rendili testimoni della gioia. Ogni volta che ritornano tra noi, profumati di trincea, fà che possiamo attingere tutti al loro entusiasmo. Confrontandoci con loro, ci appaia sempre più lenta la nostra azione pastorale, più povera la nostra generosità, più assurda la nostra opulenza. E, recuperando su tanti colpevoli ritardi, sappiamo finalmente correre ai ripari.
Santa Maria, donna missionaria, tonifica la nostra vita cristiana con quell’ardore che spinse te, portatrice di luce, sulle strade della Palestina. Anfora di Spirito, riversa il suo crisma su di noi, perché ci metta nel cuore la nostalgia degli estremi confini della terra.
E anche se la vita ci lega ai meridiani e ai paralleli dove siamo nati, fà che ci sentiamo egualmente sul collo il fiato delle moltitudini che ancora non conoscono Gesù. Spalanca gli occhi perché sappiamo scorgere le afflizioni del mondo. Non impedire che il clamore dei poveri ci tolga la quiete.
Tu che nella casa di Elisabetta pronunciasti il più bel canto della teologia della liberazione, ispiraci l’audacia dei profeti. Fa che sulle nostre labbra le parole di speranza non suonino menzognere. Aiutaci a pagare con letizia il prezzo della nostra fedeltà al Signore.
E liberaci dalla rassegnazione.
don Tonino Bello

giovedì 29 agosto 2013

la vita quanto più è vuota, tanto più diventa pesante!


don Tonino Bello

La vita vuota non è 
quando si svuota dei vostri assegni o dei vostri beni. 
La vita vuota è 
quando non si hanno ideali, 
ed è pesante allora, 
perché la vita non è come le valigie: 
una valigia tanto più è piena tanto più è pesante, 
ma la vita quanto più è vuota, 
tanto più diventa pesante!

Io vi auguro 
che possa essere leggerissima la vostra vita, 
proprio perché sovraccarica anche di quella solidarietà 
che dà sapore a tutti i vostri giorni e 
che vi farà rimanere sempre giovani, 
anche quando le vostre spalle si incurveranno 
per il peso della vita!

venerdì 7 giugno 2013

Deposto nel fondo di una bisaccia, riconcilia il viandante con la vita.

Si direbbe che il pane, più che per nutrire,
è nato per essere condiviso.
Con gli amici,
con i poveri,
con i pellegrini,
con gli ospiti di passaggio.
Spezzato sulla tavola,
cementa la comunione dei commensali.
Deposto nel fondo di una bisaccia,
riconcilia il viandante con la vita.

Offerto in elemosina al mendicante,
gli regala un’esperienza,
sia pur fugace, di fraternità.
Donato a chi bussa di notte nel bisogno,
oltre a quella dello stomaco placa anche la fame dello spirito,
che è fame di solidarietà.

Raccolto nelle sporte,
dopo un pasto miracoloso sull’erba verde,
sta a indicare che,
a chi sa fare la divisione,
riesce bene anche la moltiplicazione.

È proprio vero, Giuseppe.
Il pane è il sacramento più giusto del tuo vincolo con Maria.
Lei morde quello di frumento,
procuratole da te col sudore della fronte.
Tu mordi il pane del suo destino
che l’ha resa Madre del Figlio di Dio.

E per questo che per noi,
o falegname di Nazaret,
tu sei provocatore di condivisioni
generose e assurde,
appassionate e temerarie,
al centro della sapienza
e al limite della follia.
Insegnaci, allora, a condividere.
Tonino Bello

domenica 16 settembre 2012

siamo quelli che fanno suonare le campane


Così racconta mons. Tonino Bello nel suo libro «I
cirenei della gioia»:
Qualche mese fa, concludendo la visita pastorale in
una parrocchia della mia Diocesi, l’ultimo giorno
andai in una scuola materna. C’erano tantissimi
bambini di tre, quattro anni che si affollavano stupiti
intorno a me: non mi conoscevano, e mi vedevano
come un personaggio esotico.
La maestra chiese: «Bambini, sapete chi è il
vescovo?» Tutti diedero delle risposte. Uno disse: «E’
quello che porta il cappello lungo in testa»; un altro,
chissà per quale associazione di immagini, disse una
cosa bellissima che a me piacque tanto: «Il Vescovo
è quello che fa suonare le campane». Il Vescovo
come colui che fa suonare le campane è una
definizione bellissima, forse poco teologica ma profondamente umana.
Sarebbe bello che la gente
dicesse di tutti noi preti che «siamo quelli che fanno
suonare le campane», le campane delle gioia di
Pasqua, le campane della speranza.

lunedì 23 luglio 2012

Dissipa le nostre paure


INVOCAZIONE ALLO SPIRITO SANTO di Don Tonino Bello
Spirito Santo, che riempivi di luce i profeti
e accendevi parole di fuoco sulla loro bocca,
torna a parlarci con accenti di speranza.
Frantuma la corazza della nostra
assuefazione all’esilio.
Ridestaci nel cuore nostalgie  di patrie perdute.
Dissipa le nostre paure.Scuotici dall’omertà.
Liberaci dalla tristezza di non saperci indignare
Per i soprusi consumati sui poveri.
 
E preservaci dalla tragedia di dover riconoscere
che le prime officine della violenza e dell’ingiustizia
sono ospitate nei nostri cuori.
Donaci la gioia di capire che tu non parli
solo dai microfoni delle nostre chiese.
Che nessuno può menar vanto di possederti.
E che, se i semi del Verbo sono diffusi in tutte le aiuole,
è anche vero che i tuoi gemiti si esprimono
nelle lacrime dei maomettani e nelle verità dei buddisti,
negli amori degli indù e nel sorriso degli idolatri,
nelle parole buone dei pagani e nella rettitudine degli at e i

domenica 29 aprile 2012

non lasciò il malcapitato sulla strada


Il samaritano non lasciò il malcapitato sulla strada per andare in città a denunciare l’accaduto alle forze dell’ordine. Non si recò agli sportelli della polizia per sporgere querela contro ignoti. Non andò a protestare contro le omissioni del Ministero degli Interni. Non lasciò boccheggiante sul sentiero verso Gerico quell’uomo mezzo morto per convocare una conferenza-stampa sul degrado etico della città, o sulle violenze del sistema, o sull’inadempienza dei poteri costituiti. Forse, dopo, avrà fatto pure questo. Anzi, visto il suo zelo, c’è da pensare che in seguito, “il giorno seguente”, abbia assolto anche a questo compito. Diversamente, avrebbe peccato per omissione di atti di ufficio. Ma intanto, il gesto fondamentale che ritenne di compiere fu quello “di farsi vicino”, e passare dal piano della denuncia a quello della costruzione diretta. La pace parte dal popolo e non dalle cancellerie. Dalle cancellerie semmai vi passa: ma per trovare le ratifiche, per ricevere il marchio di origine controllata. L’intelligenza diplomatica e la ragione fredda porteranno allora a compimento ciò che la profezia creativa, che fermenta nel popolo, ha già indicato. Laddove si scopre questa verità, è la democrazia tutta che avanza, sussulta, si migliora. Sicché la testimonianza, la solidarietà, la partecipazione, il coinvolgimento del popolo si pongono al servizio di un unico grande progetto storico da realizzare. Divengono i nuovi strumenti della politica. Gli impegni concreti da assumere con forza dovrebbero essere il riflesso di questa opzione di fondo.

venerdì 6 aprile 2012

E comincia la giornata con grande vigore.


Ma voi li osservate gli innamorati? Se ne vanno allacciati per la strada; non vi è chi possa separarli. E ci danno tanta speranza, perché ci fanno comprendere che l'amore c'è.
Ricordate la pagina di diario scritta da papa Giovanni XXIII quasi agli inizi del Vaticano II? Il Concilio che aveva voluto per rinnovare la chiesa non andava per il meglio.
Il pontefice era molto preoccupato e, dopo l'ennesima faticosa giornata di
lavoro, non era riuscito a prender sonno. Quella notte non aveva dormito per nulla. Poi, alle prime luci dell'alba, apre egli stesso le persiane dello studio che si affaccia su piazza S. Pietro. E' deserta nella quiete mattutina. Poi vede spuntare una coppia di giovani. I due sono abbracciati: si capisce che si vogliono bene.
«Da dove verranno e dove andranno a quest'ora del mattino?», si chiede il papa. Ma conclude: «Non importa saperlo. E' comunque un segno che l'amore c'è. Che Dio c'è».
 E comincia la giornata con grande vigore.
Ecco, con Gesù Cristo è lo stesso. Occorre innamorarsi perdutamente di lui per vivere in modo nuovo il proprio tempo.
Innamorarsi di Gesù Cristo: questo occorre!
Come fa chi ama perdutamente la sua donna e imposta tutto il suo impegno umano eprofessionale su di lei; attorno a lei raccorda le  scelte della sua vita, rettifica i progetti, coltiva gli interessi, adatta i gusti, corregge i difetti,  modifica il suo carattere: sempre in funzione della sintonia con lei.
(Tonino Bello, Parabole)

giovedì 16 febbraio 2012

E un atteggiamento violento


lo penso che è ora che si cominci proprio dalle parrocchie, dalle nostre piccole comunità, a capire davvero il significato profetico-evangelico della nonviolenza attiva: come la pensava Gesù a riguardo. Come egli la pensava a proposito dei cannoni che non c'erano ma che erano sostituiti, a quel tempo, da tante altre violenze subdole: le violenze alle quali noi forse non poniamo attenzione oggi.
Perché, non c'è solo la violenza delle armi. C'è la violenza del linguaggio quando, per esempio, si risponde male ad una persona anche se si ha ragione. Quello è linguaggio violento.
Quando si vuol coartare, piegare la volontà degli altri alla propria, quello è un atteggiamento di egemonia, di superbia. E un atteggiamento violento.
Quando educatori, genitori, maestri, più che modellare l'animo dei discepoli o dei figli in funzione della loro autentica crescita umana, la modellano secondo progetti anche splendidi, però caparbiamente modellati sulle proprie vedute, allora corrono il rischio della violenza.
Quando vantiamo un prestigio forse anche meritato, per cui chi ci vede magari ha paura di noi: anche questa è violenza.
Bisogna stare attenti nell'allacciare rapporti umani più credibili, più veri. Basati sulla contemplazione del volto. Basati sulla stretta di mano che non contenga nascosta la lama di un coltello. Rapporti umani basati sull'etica del volto, dello sguardo. Dobbiamo sviluppare l'etica dell' altro, arricchirci della presenza dell'altro.
Tonino Bello, Ti voglio bene

martedì 1 novembre 2011

Salvami


Signore, ti ringrazio perché mi hai messo al mondo:
aiutami perché la mia vita
possa impegnarla per dare gloria a te e ai miei fratelli.
Ti ringrazio per avermi concesso questo privilegio:
perché tra gli operai scelti, tu hai preso proprio me.
Mi hai chiamato per nome
perché io collabori con la tua opera di salvezza.
Grazie perché il mio letto di dolore è fontana di carità,
è sorgente di amore.
Di amore per te, anche di amore per tutti i fratelli.
Signore, io seguo te più da vicino, in modo più stretto.
Voglio vivere in un legame più forte
per poter essere più pronto a darti una mano,
più agile perché i miei piedi che annunciano la pace sui monti
possano essere salutati da chi sta a valle.
Concedimi il gaudio di lavorare in comunione
e inondami di tristezza ogni volta che, isolandomi dagli altri,
pretendo di fare la mia corsa da solo.
Salvami, Signore, dalla presunzione di sapere tutto.
Dall’arroganza di chi non ammette dubbi.
Dalla durezza di chi non tollera i ritardi.
Dal rigore di chi non perdona le debolezze.
Dall’ipocrisia di chi salva i principi e uccide le persone.
Toccami il cuore e rendimi trasparente la vita,
perché le parole, quando veicolano la tua,
non suonino false sulle mie labbra.
(Don Tonino Bello)

lunedì 17 ottobre 2011

Noi la possiamo chiamare «mamma» senza paura.


Introdurre Maria nei propri affari - Don Tonino Bello

«La portò nella sua casa». Sapete cosa significa?: la introdusse nel cerchio dei suoi interessi, nel cerchio dei suoi affetti, nel cerchio delle cose più care e più belle che lui potesse avere. La introdusse quindi proprio all'interno della esperienza religiosa e umana più profonda. Quindi la Madonna che diviene la madre di Giovanni, il quale simbolizza tutta la chiesa, diventa anche la mamma nostra. 
Noi la possiamo chiamare «mamma» senza paura. Anzi dobbiamo considerarla così.
Io qualche volta sono preoccupato perché nei confronti della Madonna abbiamo un rapporto un po' di grande rispetto. Difficilmente riusciamo a toglierle di capo il diadema delle dodici stelle per vedere quanto essa è bella a capo scoperto. 

A capo nudo la Madonna è stupenda ugualmente. Ecco perché io credo non ci possa essere conclusione più bella per questo vostro ritiro che prendere questa decisione: di accogliere la Madonna all'interno dei vostri affari. 
Fatela diventare socia della vostra «Ditta». Tu metti «Ditta Domenico e Maria». È un fatto al quale non ci pensiamo molto.
Io queste cose non è da molto che le sperimento, cioè le vivo.

Però la considerazione degli studi, l'ascolto e poi lo stare insieme con gli altri, il sentire certe verità, ti rendono consueto con delle verità che sono straordinarie: pensare la Madonna contemporanea nostra! Alla fine del mese uscirà un libro che ho intitolato «Maria, donna dei nostri giorni», per indicare che era così, come le ragazze che salgono, che vengono a salutarmi. Maria è così: pulitissima nell' animo, che sembrava con i suoi sguardi bruciasse tutte le radici del peccato, della colpa, della cupidigia, che impediva pensieri che non fossero di castità in chi la guardava. Maria è così.
Introducetela nei vostri affari, nei vostri disegni. Introducetela nei vostri pensieri. Fatela diventare non solo coinquilina di casa vostra, ma anche la persona con, cui voi confidate per prima tutti i vostri progetti. E vero!, non ci credete? Parola di uomo. E così.
E poi io credo che quando c'è lei è chiaro che tutto il resto lo consulti con Gesù. Ma diventa spontanea, non diventa artefatta, non diventa carica di addobbi, come succede spesse volte per la nostra vita spirituale, per la nostra pietà. Abbiamo un sacco di addobbi sulle spalle, un sacco di trine, di nastri. E invece con Gesù, uomo libero, vi sia davvero un rapporto più libero, un rapporto più gioioso, un rapporto più forte. 

Non abbiate paura.
Il Signore vi benedica e la Madonna vi introduca nei suoi affari.

domenica 16 ottobre 2011

Ho paura, Signore, della mia povertà.


Vivere di te (Preghiera del Catechista) – don Tonino Bello

Chiamato ad annunciare la tua Parola,
aiutami, Signore, a vivere di Te,
e a essere strumento della tua pace.

Assistimi con la tua luce, perché i ragazzi
che la comunità mi ha affidato
trovino in me un testimone credibile del Vangelo.

Toccami il cuore e rendimi trasparente la vita,
perché le parole, quando veicolano la tua,
non suonino false sulle mie labbra.

Esercita su di me un fascino così potente,
che, prima ancora dei miei ragazzi,
io abbia a pensare come Te,
ad amare la gente come Te
a giudicare la storia come Te.

Concedimi il gaudio di lavorare in comunione,
e inondami di tristezza ogni volta che,
isolandomi dagli altri,
pretendo di fare la mia corsa da solo.

Ho paura, Signore, della mia povertà.
Regalami, perciò, il conforto
di veder crescere i miei ragazzi
nella conoscenza e nel servizio di Te,
Uomo libero e irresistibile amante della vita.

Infondi in me una grande passione per la Verità,
e impediscimi di parlare in tuo nome
se prima non ti ho consultato con lo studio
e non ho tribolato nella ricerca.

Salvami dalla presunzione di sapere tutto,
dall'arroganza di chi non ammette dubbi;
dalla durezza di chi non tollera ritardi;
dal rigore di chi non perdona debolezze;
dall'ipocrisia di chi salva i principi e uccide le persone.

Trasportami, dal Tabor della contemplazione,
alla pianura dell'impegno quotidiano.
E se l'azione inaridirà la mia vita,
riconducimi sulla montagna del silenzio.
Dalle alture scoprirò ì segreti della «contemplatività»,
e il mio sguardo missionario
arriverà più facilmente agli estremi confini della terra.

Affidami a tua Madre.
Dammi la gioia di custodire i miei ragazzi
come Lei custodì Giovanni.
E quando, come Lei, anch'io sarò provato dal martirio,
fa' che ogni tanto possa trovare riposo
reclinando il capo sulla sua spalla. Amen.

venerdì 29 luglio 2011

rompi pure il silenzio

SOLO QUANDO AVREMO TACIUTO
Solo quando avremo taciuto noi, Dio potrà parlare.
Comunicherà a noi solo sulle sabbie del deserto.
Nel silenzio maturano le grandi cose della vita:
la conversione, l'amore, il sacrificio.
Quando il sole si eclissa pure per noi,
e il Cielo non risponde al nostro grido,
e la terra rimbomba cava sotto i passi,
e la paura dell'abbandono rischia di farci disperare,
rimanici accanto.
In quel momento, rompi pure il silenzio:
per dirci parole d'amore!  
E sentiremo i brividi della Pasqua

mercoledì 11 maggio 2011

allucinante aritmetica della miseria

Oggi undicesimo giorno del mese di maggio, il libro di Don Tonino Bello riporta la meditazione su Maria, Madre del pane. Dalla preghiera finale del capitolo prendo la seguente parte quanto mai attuale:

Santa Maria, donna del pane, tu che hai vissuto la sofferenza di quanti lottano per sopravvivere, svelaci il senso dell'allucinante aritmetica della miseria, con la quale i popoli del Sud un giorno ci presenteranno il conto davanti al tribunale di Dio. Abbi misericordia dei milioni di esseri umani decimati dalla fame. Rendici sensibili alla provocazione del loro grido. Non risparmiarci le inquietudini dinanzi alle scene di bambini che la morte coglie tragicamente attaccati ad aridi seni materni. E ogni pezzo di pane che ci sopravanza metta in crisi la nostra fiducia sull'attuale ordinamento economico, che sembra garantire solo le ragioni dei più forti.
Tu, la cui immagine, quasi fosse un amuleto, pietà di madre o tenerezza di sposa nasconde furtivamente nel bagaglio dell' emigrante o nella valigia di chi affida al mare la sua vita in cerca di fortuna, tempera le lacrime dei poveri ai quali è divenuta troppo
amara la terra natale. Alleggerisci la loro solitudine. Non esporli all'umiliazione del rifiuto. Colora di speranza le attese dei disoccupati. E raffrena l'egoismo di chi si è già comodamente sistemato al banchetto della vita. Perché non sono i coperti che mancano sulla mensa. Sono i posti in più che non si vogliono aggiungere a tavola.

domenica 24 aprile 2011

Vorrei che fosse Maria in persona a darvi l'augurio di buona Pasqua

Vorrei che fosse Maria in persona a entrare in casa vostra, a spalancarvi la finestra, e a darvi l'augurio di buona Pasqua.
Un augurio immenso quanto le braccia del condannato, stese sulla croce o librate verso i cieli della libertà...

Santa Maria, donna del terzo giorno, donaci la certezza che, nonostante tutto, la morte non avrà più presa su di noi.
Che le ingiustizie dei popoli hanno i giorni contati.
Che i bagliori delle guerre si stanno riducendo a luci crepuscolari. Che le sofferenze dei poveri sono giunte agli ultimi rantoli.
Che la fame, il razzismo, la droga sono il riporto di vecchie contabilità fallimentari. Che la noia, la solitudine, la malattia sono gli arretrati dovuti ad antiche gestioni.
E che, finalmente, le lacrime di tutte le vittime delle violenze e del dolore saranno presto prosciugate come la brina dal sole della primavera.
Santa Maria, donna del terzo giorno, strappaci dal volto il sudario della disperazione e arrotola per sempre, in un angolo, le bende del nostro peccato.
A dispetto della mancanza di lavoro, di case, di pane, confortaci col vino nuovo della
gioia e con gli azimi pasquali della solidarietà.
Donaci un po' di pace. Impediscici di intingere il boccone traditore nel piatto delle erbe amare. Liberaci dal bacio della vigliaccheria. Preservaci dall' egoismo.
E regalaci la speranza che, quando verrà il momento della sfida decisiva, anche per noi come per Gesù, tu possa essere l'arbitra che, il terzo giorno, omologherà finalmente la nostra vittoria.
MARIA Donna dei nostri giorni Di Mons. Antonio Bello (Don Tonino Bello) Ed. SAN PAOLO