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giovedì 14 febbraio 2013
Incido l'amore di Dio nella fronte, affinché la mia mente non sia fredda e calcolatrice, bensì pervasa dall'amore.
La parola tedesca segnen, benedire, deriva da due parole latine: signare e secare. Signare significa: 'contrassegnare'. Signum è il segno. Con questo termine il linguaggio della chiesa indica sempre il segno della croce. E secare significa: 'incidere, tagliare'. I primi cristiani si facevano il segno della croce già nel I secolo. E alcuni si tatuavano la croce sulla fronte. Oggi alcuni giovani si tatuano immagini negative. Non fanno bene alla loro anima. I primi cristiani vedevano nella croce un segno di protezione da tutti i mali e un segno dell' amore di Dio che tocca e trasforma ogni cosa dentro di loro. Per i primi cristiani la croce non era tanto un simbolo della passione di Cristo. Riprendevano piuttosto l'interpretazione del vangelo di Giovanni, secondo cui la morte di Gesù sulla croce è il compimento dell' amore. La croce è un segno del fatto che Gesù ci ha amato fino alla fine, che in noi ama tutto. La croce è un'immagine dei poli opposti dentro di noi, di cui non di rado soffriamo. Quando mi faccio il segno della croce, professo che ogni aspetto contrastante in me è toccato dall' amore di Dio. Non c'è nulla che sia escluso da questo amore. Attraverso il segno della croce mi accerto fisicamente dell' amore di Dio.
Il grande segno della croce va dalla fronte al ventre e dalla spalla sinistra a quella destra. Incido l'amore di Dio nella fronte, affinché la mia mente non sia fredda e calcolatrice, bensì pervasa dall'amore. Il ventre rappresenta la forza vitale e la sessualità. Anche in questo ambito traccio il segno dell'amore di Dio. In me non esiste nulla che non sia accettato dall' amore di Dio e colmo di esso. E in questo gesto esprimo la speranza che l'amore di Dio trasformi e purifichi il mio amore, spesso inquinato dal desiderio di possesso. La spalla sinistra indica da un lato l'inconscio, dall'altro la parte femminile e per finire anche il cuore, la sede dell' amore, il centro della persona. La spalla destra è la metafora della parte conscia, di quella maschile e dell' azione. Con il segno della croce benedico ogni ambito del mio corpo e della mia anima. La benedizione di Dio, che si è manifestata nella maniera più chiara sulla croce, pervade ogni parte di me, il pensiero, la forza vitale e la sessualità, il conscio e l'inconscio, la parte luminosa e quella oscura. Nel segno della croce torno sempre a richiamare alla mente la consapevolezza che sono benedetto da Dio. Mi è lecito benedire me stesso, perché Dio ha posto sotto la sua benedizione ogni parte di me. Anselm Grun
venerdì 4 gennaio 2013
un'attenzione interiore per il corpo come espressione dell'anima
Alla base - scrive in proposito il monaco benedettino Anselm Grun - non c'è la cura del corpo, ma l'ascolto di esso e dei suoi impulsi, la percezione delle sue reazioni e dei suoi disturbi e un'attenzione interiore per il corpo come espressione dell'anima. Della vita spirituale non fa parte solamente l'esame di coscienza, ma anche l'attenzione al corpo che spesso ci rivela la condizione interiore in modo più chiaro di quanto faccia la coscienza.
giovedì 13 ottobre 2011
il decalogo Buon senso, la prima virtù per non farsi truffare
Anche oggi le borse sono andate male... provo a ripetermi il decalogo di Grun
Dodici consigli per il colloquio di investimento e per l’investimento finanziario 1. A un colloquio del genere è meglio non andare soli. Così, dopo, potete scambiarvi impressioni con il vostro accompagnatore sulle vostre impressioni e sulle vostre domande. 2. Preparatevi al colloquio. Chiaritevi le idee su che cosa volete. Un tasso di interesse alto non è tutto! 3. Agite con sobrietà! Stabilite dei limiti per voi stessi, per quanto riguarda la durata dell’investimento, la vostra aspettativa e la vostra idea sul profitto. 4. Siate franchi. Il consulente vi potrà consigliare in maniera sensata e vi potrà offrire un prodotto soltanto se date una risposta vera alle sue domande sulla situazione patrimoniale e reddituale. 5. Siate sinceri. Non fingete di avere conoscenze che in realtà non possedete. Il consulente se ne accorge. 6. Fate pure delle domande. Soprattutto se non avete capito qualcosa o se il consulente utilizza molti termini tecnici e anglicismi. Se non ha risposta alla vostra richiesta di ulteriori informazioni o se non è in grado di spiegare una cosa in parole comprensibili, potete tranquillamente interrompere il colloquio. Il consulente, con tutta probabilità, ha a sua volta soltanto imparato a memoria le informazioni e forse non ha capito nemmeno lui i fatti. Ci sarà quindi da dubitare della qualità della consulenza. 7. Prendete appunti! Anche il consulente deve prendere appunti e, in seguito, offrirvene una copia. Gli arnesi del mestiere più importanti per il cliente e il consulente sono una penna e un foglio di carta bianco, tutto il resto sono accessori decorativi. 8. Mantenete il buon senso. Un investimento al 10% senza rischi e a disponibilità immediata non esiste! 9. Soprattutto non concludete affari al telefono con consulenti che non conoscete, una cosa del genere non va mai a buon fine! 10. In linea di massima, siate molto scettici e cauti nel caso di determinate offerte di prodotti come diamanti, commodity futures e prefinanziamenti di eredità per e-mail o al telefono. La rinuncia a un presunto buon affare è senz’altro migliore del perdere denaro. 11. Non fatevi allettare. Un opuscolo in carta patinata, una presentazione piena di effetti, un belloshow spesso servono a distogliere dalle debolezze dell’investimento finanziario. 12. Non prendete decisioni affrettate! Ogni investimento va ponderato ben bene. Questo vale soprattutto per le decisioni che possono avere delle conseguenze di vasta portata, come per esempio nel caso degli immobili. Se un notaio «amico» del consulente alle 8 di sera ha proprio ancora un posto libero per un appuntamento, c’è qualcosa che non quadra. Prendetevi tempo! Su ogni decisione dovreste dormire tranquillamente almeno una notte. Quasi nulla in questo settore è così importante che non ci si possa riflettere su ancora un po’. Anche qui vale: meglio aver perso una buona occasione che buttato i soldi dalla finestra. Anselm Grün Se un notaio «amico» del vostro consulente finanziario alle 8 di sera ha giusto posto per un appuntamento, qualcosa non quadra |
domenica 21 marzo 2010
Gesù, abbi pietà di me

I monaci vedono nella preghiera fatta a Gesù il compendio di tutto il vangelo. Essa rimanda all'episodio della guarigione di Bartimeo (Mc 10,47), in cui Bartimeo prega Gesù di guarirlo dalla sua cecità: «Gesù, abbi pietà di me»; e all’episodio in Lc
Due elementi fondamentali trovano espressione in questa preghiera: uno è la preghiera per la guarigione. Ci portiamo appresso tutte le ferite e nella preghiera chiediamo a Dio che le guarisca. E spesso siamo ciechi: non vogliamo vedere la realtà come è veramente, chiudiamo gli occhi di fronte alla realtà della nostra vita, di fronte alla realtà del nostro prossimo e del mondo intero. Nella preghiera di Gesù chiediamo a Dio che ci apra gli occhi per trovare il coraggio di guardare in faccia noi stessi e la nostra vita. La preghiera rivolta a Gesù ci dona un nuovo modo di vedere. Vediamo tutto sotto la luce di Dio e dappertutto vediamo con gli occhi di Dio.
Spesso chiediamo troppo a noi stessi quando vogliamo vedere la realtà in faccia. Solo se Cristo ci prende per mano, come ha fatto con Bartimeo, troviamo il coraggio di guardare la realtà apertamente. Non dobbiamo più averne paura perché sappiamo che Cristo è con noi e ci fa scoprire la verità del mondo. Possiamo vedere il mondo nella sua autenticità perché in ogni parte di esso incontriamo anche Dio.
L’altro elemento fondamentale è l’umiltà del pubblicano, che non ha fiducia in se stesso e in ciò che fa, mentre ripone la propria fiducia nella pietà di Dio. E' la grande fiducia nel fatto che Dio ci accetta così come siamo. Se nelle mie preghiere ripeto sempre: «Gesù Cristo, abbi pietà di me», questa non è solo una preghiera incessante perché egli abbia pietà, ma piuttosto rappresenta il prendere coscienza di questa pietà, un ringraziamento nei confronti del Dio misericordioso.
Col passare del tempo questa preghiera produce una profonda pace interiore e una gioia silenziosa nei riguardi di Dio, di fronte al quale posso essere così come sono, anche se debole o colpevole. E gradualmente io stesso divento più misericordioso nei miei confronti. Non mi tormento più con rimproveri se commetto un errore: al contrario, sottopongo l’errore alla pietà di Dio. Così mi concilio con esso e provo maggiore compassione per il mio prossimo. Se sento durante l’ascolto di una confessione che giudizi negativi affiorano dentro di me, la preghiera di Gesù mi aiuta ad assumere un atteggiamento di maggiore misericordia nei confronti dell’altro. In questo modo rendo meglio giustizia al suo mistero di quanto potrei fare attraverso i miei pregiudizi affrettati, nei quali vedo l’altro solo attraverso gli occhiali delle mie proiezioni.
Tratto da: A. Grun, Preghiera come incontro - ed. Messaggero Padova
domenica 28 febbraio 2010
Tacere
Il tacere indica un'azione dell'essere umano. La persona si allena a tenere la bocca chiusa e a tacere soltanto steriormente, ma anche interiormente...Il silenzio esteriore è ancora semplice. Consiste nel far tacere tutti i pensieri che frullano continuamente per il capo...Per i monaci questo silenzio consiste soprattutto nella rinuncia a giudicare tutto...
... l'abate Giuseppe risponde: " Se vuoi trovare pace in questo e nell'altro mondo, in ogni occasione ripeti "chi sono io?", senza mai giudicare mai nessuno."
Possiamo soltanto tacere soltanto se rinunciamo a giudicare gli altri e a paragonarsi a loro. Non possiamo impedire in nessun modo che i pensieri del giudicare e del paragonarsi affiorino dentro di noi. Ma dobbiamo sempre distaccarcene e farli tacere.Dipende da noi quanto tempo trattenerli, una volta che ce ne siamo accorti che sono entrati nella nostra testa. Il tacere è soprattutto rinunciare a esprimere una valutazione.
Va appreso con fatica.Ma ne vale la pena
I monaci si esercitano anni in questa via del Silenzio.
(Grun A. Ritrovarsi nel silenzio. Queriniana)
Impariamo a tacere, lo possiamo fare se rinunciamo a giudicare tutto.
... l'abate Giuseppe risponde: " Se vuoi trovare pace in questo e nell'altro mondo, in ogni occasione ripeti "chi sono io?", senza mai giudicare mai nessuno."
Possiamo soltanto tacere soltanto se rinunciamo a giudicare gli altri e a paragonarsi a loro. Non possiamo impedire in nessun modo che i pensieri del giudicare e del paragonarsi affiorino dentro di noi. Ma dobbiamo sempre distaccarcene e farli tacere.Dipende da noi quanto tempo trattenerli, una volta che ce ne siamo accorti che sono entrati nella nostra testa. Il tacere è soprattutto rinunciare a esprimere una valutazione.
Va appreso con fatica.Ma ne vale la pena
I monaci si esercitano anni in questa via del Silenzio.
(Grun A. Ritrovarsi nel silenzio. Queriniana)
Impariamo a tacere, lo possiamo fare se rinunciamo a giudicare tutto.
venerdì 26 febbraio 2010
Vieni, potere del silenzio (W. Berghengruen)
Siamo stati traditi,
di ogni conforto spogliati.
In tutti gli atti striduli
non c'è nulla che ci redime.
Siamo stanchi dell'indice puntato,
delle parole sguaiate.
Vogliamo il suono del silenzio
che ci ha creato.
Forza e brama e volere
dei chiassosi si infrangono.
Vieni forza del silenzio,
e trasforma il mondo.
Siamo stanchi delle molte parole che si riversano quotidianamente su di noi.
Aneliamo alla chiarezza, al silenzio, alla tacita quiete di Dio, l'origine da cui veniamo.
(Anselm Grun- Ritrovarsi nel silenzio- Queriniana)
Penso sia superfluo dire che Anselm Grun è il terzo amico guida su questo percorso ascolto del Silenzio.
di ogni conforto spogliati.
In tutti gli atti striduli
non c'è nulla che ci redime.
Siamo stanchi dell'indice puntato,
delle parole sguaiate.
Vogliamo il suono del silenzio
che ci ha creato.
Forza e brama e volere
dei chiassosi si infrangono.
Vieni forza del silenzio,
e trasforma il mondo.
Siamo stanchi delle molte parole che si riversano quotidianamente su di noi.
Aneliamo alla chiarezza, al silenzio, alla tacita quiete di Dio, l'origine da cui veniamo.
(Anselm Grun- Ritrovarsi nel silenzio- Queriniana)
Penso sia superfluo dire che Anselm Grun è il terzo amico guida su questo percorso ascolto del Silenzio.
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