Visualizzazione post con etichetta Pablo Neruda. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Pablo Neruda. Mostra tutti i post

martedì 17 maggio 2011

Allora sarà amore


Se saprai starmi vicino, e potremo essere diversi, 
se il sole illuminerà entrambi senza che le nostre ombre si sovrappongano, 
se riusciremo ad essere “noi” in mezzo al mondo e insieme al mondo, piangere, ridere, vivere.
Se ogni giorno sarà scoprire quello che siamo e non il ricordo di come eravamo, 
se sapremo darci l’un l’altro senza sapere chi sarà il primo e chi l’ultimo,
se il tuo corpo canterà con il mio perché insieme è gioia…
Allora sarà amore e non sarà stato vano aspettarsi tanto.
(Pablo Neruda)
 (12 luglio 1904 – 23 settembre 1973)

Premio Nobel per la letteratura nel 1971

martedì 29 marzo 2011

Amo tanto le parole


"La parola" di Pablo Neruda...Tutto quel che vuole, sissignore, ma sono le parole che cantano, che salgono e scendono...Mi inchino dinanzi a loro...Le amo, mi ci aggrappo, le inseguo, le mordo, le frantumo...Amo tanto le parole...Quelle inaspettate...Quelle che si aspettano golosamente, si spiano, finchè a un tratto cadono...Vocaboli amati...Brillano come pietre preziose, saltano come pesci d'argento, sono spuma, filo, metallo, rugiada...Inseguo alcune parole...Sono tanto belle che le voglio mettere tutte nella mia poesia...Le afferro al volo, quando se ne vanno ronzando, le catturo, le pulisco, le sguscio, mi preparo davanti il piatto, le sento cristalline, vibranti, eburnee, vegetali, oleose, come frutti, come alghe, come agate, come olive...E allora le rivolto, le agito, me le bevo, me le divoro, le mastico, le vesto a festa, le libero...Le lascio come stalattiti nella mia poesia, come pezzetti di legno brunito, come carbone, come relitti di naufragio, regali dell'onda...Tutto sta nella parola...Tutta un'idea cambia perchè una parola è stata cambiata di posto, o perchè un'altra si è seduta come una reginetta dentro una frase che non l'aspettava e che le obbedì...Hanno ombra, trasparenza, peso, piume, capelli, hanno tutto ciò che si andò loro aggiungendo da tanto rotolare per il fiume, da tanto trasmigrare di patria, da tanto essere radici...Sono antichissime e recentissime...Vivono nel feretro nascosto e nel fiore appena sbocciato...

lunedì 7 marzo 2011

passavo sull'orlo del loro fascino, senza neppure guardare, e tantomeno sorridere


La timidezza...La verità è che vissi molti dei miei primi anni, e forse dei miei secondi e dei miei terzi, come una specie di sordomuto. Ritualmente vestito di nero sin dalla prima adolescenza, come si vestivano i veri poeti del secolo scorso, avevo la vaga impressione di non essere poi tanto male d'aspetto. Ma, invece di avvicinarmi alle ragazze, sapendo che mi sarei messo a balbettare o sarei arrossito davanti a loro, preferivo scantonare quando le vedevo e allontanarmi mostrando un disinteresse che ero ben lungi dal provare. Erano tutte un gran mistero per me. Io avrei voluto morire bruciato in quel rogo segreto, affogare in quel pozzo di enigmatica profondità, ma non avevo il coraggio di gettarmi nel fuoco o nell'acqua. E siccome non incontravo nessuno che mi desse uno spintone, passavo sull'orlo del loro fascino, senza neppure guardare, e tantomeno sorridere.......La timidezza è una condizione strana dell'anima, una categoria, una dimensione che si apre verso la solitudine. E' anche una sofferenza inseparabile, come se si avessero due epidermidi, e la seconda pelle interiore s'irritasse e contraesse di fronte alla vita. Fra le compagini umane, questa qualità o questo difetto fa parte di un insieme che costituisce nel tempo l'immortalità dell'essere.

Pablo Neruda, da "Confesso che ho vissuto"

martedì 1 marzo 2011

È vietato...senza di te questo mondo non sarebbe uguale

È vietato piangere senza imparare,
alzarti al mattino senza saper cosa fare,
aver paura dei ricordi
È vietato non sorridere ai problemi,
non lottare per ciò che vuoi,
abbandonare tutto per paura,
non far diventare i tuoi sogni realtà.
È vietato non dimostrare il tuo amore,
far pagare a qualcuno i tuoi debiti e il tuo malumore
È vietato abbandonare i tuoi amici
non tentare di capire ciò che avete vissuto insieme
chiamarli soltanto quando hai bisogno
È vietato non fare le cose per te stesso
non creder in Dio e fare il tuo destino
Aver paura della vita e dei suoi compromessi,
non vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo respiro
È vietato sentire la mancanza di qualcuno senza rallegrarsi,
dimenticare i suoi occhi e la sua risata
solo perché le vostre strade non si incrociano più
È vietato dimenticare il tuo passato e pagarlo con il tuo presente.
È vietato non tentare di capire le persone,
pensare che le loro vite valgano più della tua
non sapere che ognuno ha il suo cammino e la sua gioia
È vietato non creare la tua storia
smettere di ringraziare Dio per la tua vita,
non avere dei momenti per la gente
che ha bisogno di te,
non capire che ciò che ti da la vita
te la può anche togliere.
È vietato non cercare la tua felicità
non vivere la tua vita con un atteggiamento positivo
non pensare che potremmo essere migliori
non sentire che…
senza di te questo mondo non sarebbe uguale.

 (Pablo Neruda)

lunedì 28 giugno 2010

Perchè tu sei la mia rotta


Riempiti di me.
Desiderami, prosciugami, versami, immolami.
Chiedimi. Raccoglimi, contienimi, nascondimi.
Voglio essere di qualcuno, voglio essere tuo, è la tua ora.
Sono colui che è passato con un salto sulle cose,
il fuggitivo, il sofferente.
Ma sento che è la tua ora,
l’ora che la mia vita cada a gocce sulla tua anima,
l’ora delle tenerezze che non ho mai dispensato,
l’ora dei silenzi che non hanno parole,
la tua ora, alba di sangue che mi nutrì di angosce,
la tua ora, mezzanotte che mi passò solitaria.
Liberami da me. Voglio uscire dalla mia anima.
Io sono questo essere che geme, che brucia, che soffre.
Io sono questo essere che attacca, che urla, che canta.
No, non voglio essere così.
Aiutami a rompere queste porte immense.
Con le tue spalle di seta dissotterra queste ancore.
Così una sera crocifiggerò il mio dolore.
Voglio non aver limiti e levarmi verso quell’astro.
Il mio cuore non deve tacere oggi o domani.
Deve partecipare di quello che tocca,
deve essere di metalli, di radici, di ali.
Non posso essere la pietra che si alza e che non torna,
non posso essere l’ombra che si disfa e passa.
No, non può essere, non può essere, non può essere.
Allora griderei, piangerei, gemerei.
Non può essere, non può essere.
Chi voleva rompere questa vibrazione delle mie ali?
Chi mi voleva sterminare? Che disegno, che parola?
Non può essere, non può essere.
Liberami da me, voglio uscire dalla mia anima.
Perchè tu sei la mia rotta. Ti forgiai nella lotta viva.
Dalla mia lotta oscura contro me stesso, nascesti.
Da me hai preso questo marchio di avidità non saziata.
Da quando li guardo i tuoi occhi sono più tristi.
Andiamocene insieme. Apriamo questa strada insieme.
Sarò la tua rotta. Passa. Lasciami andare.
Desiderami, prosciugami, versami, immolami.
Fa’ vacillare gli assedi dei miei ultimi limiti.
E che io possa, al fine, correre in folle fuga,
inondando le terre come un fiume terribile,
sciogliendo questi nodi, ah Dio mio, questi nodi,
distruggendo,
bruciando,
abbattendo
come una lava folle quello che esiste,
correre fuori di me, furiosamente libero.
Andarmene,
Dio mio,
andarmene.
[Pablo Neruda]