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domenica 2 giugno 2013

Ma rifiutate anche l'avventura in cui la parte dell'orgoglio è più grande di quella del servizio.

Poesia di Raoul Follereau
da Se Cristo domani
Uno scopo alla vita

All'opera miei giovani amici!
Mentre i Grandi preparano il suicidio dell'umanità
o si divertono a giocare alle bocce
nella stratosfera, la sconvolgente moltitudine
dei Poveri si sforza di sopravvivere amandosi.

E verso dI loro che bisogna andare.
E per loro che bisogna combattere.
Sono loro che dobbiamo amare..

Cercate uno scopo alla vostra vita?
Mancano nel mondo tre milioni di medici:
diventate medici.

Più di un miliardo di esseri umani non sanno
né leggere né scrivere:
diventate insegnanti.

Due uomini su tre non mangiano a sazietà:
diventate seminatori e fate sorgere dalle terre
incolte raccolti che li sazieranno.

I vostri fratelli hanno bisogno di voi:
in qualunque disciplina diventate molto
semplicemente, molto nobilmente degli «operai»:

Poiché ogni lavoro è nobile quando lo siappende
a una stella.
Diventate qualcuno per fare qualcosa.

Rifiutate di mettere la vostra vita
su un binario morto.
Ma rifiutate anche l'avventura in cui la parte
dell'orgoglio è più grande di quella del servizio.
Denunciate, ma per esaltare.
Contestate, ma per costruire.
Che perfino la vostra rivolta stessa e la suacollera,
siano amore!

Sono forti coloro che credono e che vogliono costruire.
Costruite la felicità degli altri.
Il domani avrà il vostro viso.
Il mondo sta diventando disumano:
siate uomini.

martedì 5 febbraio 2013

se questi ci conducono sulla strada dei nostri fratelli


Dio, mandaci dei cattivi sogni

Con una bella banconota tutta nuova, questa signora, altrimenti molto “distinta”, mi indirizza le seguenti righe che “suonano bene”: “Non mandatemi più simili libretti con quelle orribili fotografie dei lebbrosi. Ne ho, da due notti, dei sogni terribili. Eccovi dieci franchi per loro; ma per l’amor di Dio (dove va a finire l’amore di Dio!) che non ne senta più parlare!”.
Le ho risposto: “Che Iddio faccia sì che i vostri cattivi sogni durino ancora, Signora. E’ il bene più grande che io possa augurarvi. Fino al giorno in cui queste fotografie che trovate orribili (ah! se si potessero fotografare le anime!) non provocheranno più la vostra ripugnanza e meno ancora una pietà che siete incapace di esprimere in altro modo che con una vignetta della Banca di Francia, ma un illuminato e coraggioso amore.
Vi rimando la vostra banconota, perché è mal donata e di essa, perciò, non saprei che farmene. Voi stessa la darete a un Povero quando vi sentirete capace, anche al prezzo delle vostre  confortanti insonnie, di aprire gli occhi sulla sua miseria e di tendergli le mani.
Avete pensato di fare l’elemosina? In verità, volevate, nello stesso tempo, sbarazzarvi di noi. Di noi, e di loro”.

Che il buon Dio doni a tutti noi dei cattivi sogni, se questi ci conducono sulla strada dei nostri fratelli.
Che Egli ci faccia la grazia di esser angosciati della miseria del mondo.
Di modo che noi, gente terribilmente felice, noi, possiamo farci perdonare il nostro benessere, imparando ad amare.
(RAOUL FOLLEREAU, Una battaglia diversa dalle altre, Ed. Missionaria Italiana).

giovedì 20 dicembre 2012

Ma quando mai cominceremo ad essere cristiani?


Raoul Follereau
Il mio e il tuo

Il mio patrimonio, il tuo patrimonio, i nostri soldi;
i miei, i tuoi, i miei, i tuoi...
I miei capitali, i tuoi averi, i nostri beni:
i miei, i tuoi, i miei, i tuoi...
Un solo universo
molle, sordido e chiuso,
nel quale ci si va a barricare.
finito il tempo di amare.
Centinaia di milioni di poveri senza pane,
senza casa e senza nulla.
Il mio patrimonio, il tuo patrimonio,
i miei capitali, i tuoi averi:
i miei, i tuoi, il mio, il tuo.
Ormai sono duemila anni: l'era cristiana...
Ma quando mai cominceremo ad essere cristiani?

domenica 8 luglio 2012

non avete guardato abbastanza in alto

Rimanete voi stessi. E non un altro. Una persona qualsiasi non è nessuno. Fuggite le facili vigliaccherie dell'anonimato.
Ogni essere ha un destino unico. Realizzate il vostro, con gli occhi aperti, esigenti e leali. Nulla può mai raggiungere la dimensione dell'uomo. Se manca qualche cosa alla vostra vita, è perché non avete guardato abbastanza in alto.
Tutti identici? No. Ma tutti uguali e tutti insieme.
Raoul Follereau

mercoledì 10 agosto 2011

vivere che è una rinuncia perpetua dell'uomo

Ora, voi mi avete capito.
Non si tratta di asciugare con gesto vago una lacrima: è troppo presto fatto.
Neppure di avere un istante di pietà: è troppo facile.
Si tratta di prender coscienza, e di non più accettare.
Non accontentarsi più di girare attorno a se stessi - e a quelli che sono dei suoi - nell'attesa della sua piccola porzione di Paradiso.
Rifiutarsi di concedersi una piccola siesta ben pensante, quando tutto urla e si dispera attorno a noi.
Non più accettare questo modo di vivere che è una rinuncia perpetua dell'uomo.
Non più accettare un Cristianesimo negativo che i piccoli borghesi dell'Eternità asfissiano in un labirinto di formule e di interdetti.
Non più accettare di essere felici da soli.
Davanti alla miseria, all'ingiustizia, alla viltà, non rinunciate mai, non venite a compromessi, non battete mai in ritirata. Lottate, combattete. Partite all'assalto!
Impedite ai responsabili di dormire!
Voi che siete il domani, pretendete la felicità per gli altri, costruite la felicità degli altri.
Il mondo ha fame di grano e di tenerezza.
Lavoriamo.

Raoul Follereau 

giovedì 5 maggio 2011

nel cuore di ciascun uomo, dei tesori prodigiosi di amore


1962 - Amarsi o scomparire

Siate intransigenti sul dovere di amare. Non cedete, non venite a compromessi, non retrocedete. Ridete di coloro che vi parleranno di prudenza, di convenienza, che vi consiglieranno di mantenere il giusto equilibrio, questi poveri campioni del giusto mezzo.
E poi, soprattutto, credete nella bontà del mondo. Vi sono, nel cuore di ciascun uomo, dei tesori prodigiosi di amore: a voi scovarli.
La più grande disgrazia che vi possa capitare è di non essere utili a nessuno, è che la vostra vita non serva a niente.
Siate fieri ed esigenti. Coscienti del dovere che avete di costruire la felicità per tutti gli uomini, vostri fratelli. Non lasciatevi sommergere dalle sabbie mobili delle velleità o dei non è possibile. Lottate a viso aperto. Denunciate ad alta voce. Non permettete l'inganno attorno a voi. Siate voi stessi e sarete vittoriosi.

Raoul Follereau
IL DOMANI SIETE VOIGiovani, siate seminatori d’Amore,
il mondo Vi attende e Vi reclama.
Il domani siete Voi.

mercoledì 4 maggio 2011

non venite a compromessi

1961 - Il mondo ha fame di grano e di tenerezza

Non si tratta di asciugare con gesto vago una lacrima: è troppo presto fatto.
Neppure di avere un istante di pietà: è troppo facile.
Si tratta di prender coscienza, e di non più accettare.
Non accontentarsi più di girare attorno a se stessi - e a quelli che sono dei suoi - nell'attesa della sua piccola porzione di Paradiso.
Rifiutarsi di concedersi una piccola siesta ben pensante, quando tutto urla e si dispera attorno a noi.
Non più accettare questo modo di vivere che è una rinuncia perpetua dell'uomo.
Non più accettare un Cristianesimo negativo che i piccoli borghesi dell'Eternità asfissiano in un labirinto di formule e di interdetti.
Non più accettare di essere felici da soli.
Davanti alla miseria, all'ingiustizia, alla viltà, non rinunciate mai, non venite a compromessi, non battete mai in ritirata. Lottate, combattete. Partite all'assalto!
Impedite ai responsabili di dormire!
Voi che siete il domani, pretendete la felicità per gli altri, costruite la felicità degli altri.
Il mondo ha fame di grano e di tenerezza.
Lavoriamo.
Raoul Follereau
IL DOMANI SIETE VOIGiovani, siate seminatori d’Amore,
il mondo Vi attende e Vi reclama.
Il domani siete Voi.

domenica 31 ottobre 2010

Tutto può fare il nostro Dio tranne che dimenticarsi di noi

"Io invece non ti dimenticherò mai"!

“La più grande disgrazia che può capitarvi è di pensare di non essere utili ad alcuno e che la vostra vita non serva a nulla. L'unica verità è amarsi. Amarsi gli uni gli altri, amarsi tutti” (Raoul Follereau).

Ci sono momenti nella vita in cui davvero pensiamo di non essere utili ad alcuno e che la nostra vita non serva a nulla. Tali considerazioni creano un terribile senso di abbandono e di profonda mestizia nell’anima e nel cuore, soprattutto di chi è più giovane e ha bisogno di maggiori certezze.

A volte perdiamo l’orientamento; non sappiamo nemmeno descrivere bene i sintomi di questo malessere, ma abbiamo la netta impressione di dover naufragare da un momento all’altro o per dirla come il sommo padre Dante: “mi ritrovai per una selva oscura / ché la diritta via era smarrita”.

Nessuno, si direbbe, si accorge del momento che stai attraversando. Ma Dio? Dio no! Tutto può fare il nostro Dio tranne che dimenticarsi di noi. «Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai» (Is. 49, 15).
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