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domenica 21 novembre 2010

la possibilità di lottare contro

"Quando vedo intorno a me i giovani che stanno perdendo gli antichi valori popolari e assorbono i nuovi modelli imposti dal capitalismo, rischiando così una forma di disumanità, una forma di atroce afasia, una brutale assenza di capacità critiche, una faziosa passività, ricordo che queste erano appunto le forme tipiche delle SS: e vedo così stendersi sulle nostre città l’ombra orrenda della croce uncinata. Una visione apocalittica, certamente, la mia. Ma se accanto ad essa e all’angoscia che la produce, non vi fosse in me anche un elemento di ottimismo, il pensiero cioè che esiste la possibilità di lottare contro tutto questo, semplicemente non sarei qui, tra voi, a parlare".

Pier Paolo Pasolini

sabato 6 marzo 2010

E' COMPITO DEL POETA

È compito del poeta - e attraverso questo indubbiamente egli profetizza - provocare un risveglio. I vecchi asceti dicevano che il più grande dei peccati è l'oblio: quando l'uomo diventa opaco, insensibile, talora indaffarato, talaltra miseramente sensuale; quando diventa incapace di fermarsi un istante nel silenzio, di meravigliarsi, di vacillare davanti all'abisso, per 1'orrore o per il giubilo; quando diventa incapace di ribellarsi, di amare, di ammirare, di accogliere lo straordinario negli esseri e nelle cose; quando insomma diventa insensibile alle sollecitazioni segrete, anche se cosi frequenti, di Dio.

Allora interviene il poeta, e citerò per primo il grande, il tragico Pier Paolo Pasolini:

Per me c'è un vuoto nel cosmo

un vuoto nel cosmo

e da là tu canti.

Questo può urlare, un profeta che non ha

la forza di uccidere una mosca - la cui forza

è nella sua degradante diversità.


O ancora, in modo più pacificato (apparentemente), Stéphane Mallarmé:

Balbetto, ferito: la Poesia è l'espressione, attraverso il linguaggio umano ricondotto al suo ritmo essenziale, del senso misterioso dell'esistenza. Essa conferisce quindi autenticità al nostro soggiorno sulla terra e costituisce l'unico compito spirituale...

Oggi tutto ciò che è essenziale sembra sotterraneo, come la grotta della natività, come la grotta del cuore. Bisogna che lo sia. Bisogna che il Dio della libertà e della gioia s'incontri con l'uomo "postmoderno", che è adulto e nel contempo non accetta di esserlo, che è potente e insieme disperato, nel punto più segreto della sua angoscia e del suo desiderio.

È il grido profetico di Dmitrij Karamazov condannato al bagno penale, a lavorare nei sotterranei, anche quelli dell' anima, condannato per un crimine che ha consumato senza commetterlo, come tutti noi:

Se si scaccia Dio dalla terra, lo incontreremo sotto la terra... Allora noi, gli uomini sotterranei, intoneremo nelle viscere della terra un inno tragico al Dio della gioia. Viva Dio e la sua gioia! Io lo amo!
(Olivier Clément -Il potere crocifisso. Vivere la fede in un mondo pluralista EDIZIONI QIQAJON
COMUNITÀ DI BOSE)