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martedì 20 settembre 2011
volentieri là dentro se in Chiesa lui tornasse a parlare di Dio
Il mio non è un partito preso, ci tornerei volentieri là dentro se in Chiesa lui tornasse a parlare di Dio. Non basterà la castagnata d'autunno in oratorio a convincermi: il cuore giovane si muove con un'appassionata curiosità e un'amabile cura. Lungi dal fare i preziosi, noi sul sagrato c'abbiamo gusto fine per le cose e sappiamo distinguere i prodotti originali da quelli contraffatti. Noi cerchiamo il Dio vivace della Scrittura: quello che ride e gioca con i suoi figli, che crea e inventa. Che li aiuta a trovare un senso al loro precariato, che vedendo i loro sguardi trafitti parla loro di amore, di passione e di seduzione. Che ci stupisce conoscendo i nostri nomi uno ad uno e che ci racconta di come ha creato il sole, la luna e il firmamento. Che ci insegna a vincere le nostre paure, ad ottimizzare i nostri sbagli, a organizzare il nostro futuro. A non temere i contraccolpi di chi s'impegna per ammazzare la speranza. (don Marco Pozza)
lunedì 19 settembre 2011
sotto la mia faccia da asino ci sta un alfabeto di desideri
Le dirò che io quest'anno a scuola non ci volevo proprio tornare. Pensare che voi (lei e i suoi colleghi) mi farete perdere il primo mese di scuola per ambientarmi (è l'undicesimo anno che varco quella soglia!), che comincerete già dalla seconda ora a parlarmi degli esami di maturità quando mancano ancora tre anni, che parlerete male di Berlusca e dei suoi inservienti, che mi riempirete la testa della nuova Manovra e dell'incapacità del Governo di rappresentarci e che condirete il tutto intervallandolo con i vostri problemi familiari ed esistenziali un po' mi fa incavolare.
Perchè lei, prof, dovrebbe sapere che sotto la mia faccia da asino ci sta un alfabeto di desideri: di correre, di gridare, di piangere, di amare, di sognare, di diventare grande, di sognare da capitano. Per fare questo le sue frustrazioni mi sono più d'intralcio che d'aiuto. Scusi se glielo dico, ma se ci torno a scuola è perchè anche quest'anno – mi creda: non giochi con la bontà degli studenti – spero che la musica cambi per davvero. Io vorrei tanto vederla piangere mentre spiega la sua materia, scoprire dentro il suo sguardo la passione per quello che dice, inabissarmi nel suo entusiasmo per poi scoprire che lei è davvero quello che dice. Sentirmi raccontare di quando Pasteur tratteneva il fiato sopra il suo miscroscopio, di quando Cèzanne immobile e muto scrutava il mare dentro i suoi quadri, di quando Platone s'accorse di consumare più olio nella lampada che vino nella coppa. Quest'estate ho sognato tante notti di entrare in classe e scoprire che la mia prof crede davvero che la vita abbia un senso splendido da far sbocciare, che noi non siamo qui per caso, che dentro noi c'è un microcosmo meraviglioso da illuminare.
Quando penso che alla mia età Mozart già componeva musica, Domenico Savio era già santo, Alessandro Magno stava per vincere la battaglia di Cheronea e Pascal già scrivera opere, sento nascere la passione nel mio cuore. Le chiedo solamente, prof, che qualora lei non l'avvertisse questa passione mi faccia il piacere di starsene a casa quest'anno: s'inventi una scusa qualsiasi, ma ci faccia il favore di non scegliere ancora noi come destinatari della sua frustrazione esistenziale. C'abbiamo grandi aspettative noi ragazzi. E tanta speranza che qualche prof entri in classe e ci faccia finalmente innamorare delle cose più alte e nobili.
Di Berlusca ne parli pure. In sala docenti, però. Marco Pozza
Di Berlusca ne parli pure. In sala docenti, però. Marco Pozza
martedì 21 giugno 2011
Mamma, ascoltami con gli occhi!
In cucina una giovane mamma stava preparando la cena con la mente totalmente concentrata su ciò che stava facendo: preparare le patatine fritte. Stava lavorando sodo per preparare un piatto che i bambini avrebbero apprezzato molto: le patatine fritte erano il loro piatto preferito. Il bambino più piccolo, quattro anni, aveva avuto un'intensa giornata all'asilo e raccontò alla mamma quello che aveva visto e fatto. La mamma gli rispondeva distrattamente con monosillabi e borbottii. Qualche istante dopo si sentì tirare la gonna e udì: "Mamma..." La donna accenno di sì col capo e borbottò qualche parola. Sentì altri strattoni alla gonna e di nuovo: "Mamma...". Ma lei continuava imperterrita a sbucciare le patate. Passarono altri cinque minuti. Il bambino si attaccò alla gonna della mamma e tirò con tutte le sue forze. La donna fu costretta a chinarsi verso il figlio. Il bambino le prese il volto fra le manine paffute, lo portò davanti al proprio viso e disse: "Mamma, ascoltami con gli occhi!".
Ascoltarsi con gli occhi perché tutte le cose importanti passano attraverso gli occhi. Ascoltare qualcuno con gli occhi significa dirgli: "Tu sei importante per me".
don Marco Pozza e per tutto l'articolo http://www.sullastradadiemmaus.it/commento-al-vangelo-della-domenica/1181-ti-amo-per-colpa-di-uno-sguardo-omelia.html#comment-2750
Ascoltarsi con gli occhi perché tutte le cose importanti passano attraverso gli occhi. Ascoltare qualcuno con gli occhi significa dirgli: "Tu sei importante per me".
don Marco Pozza e per tutto l'articolo http://www.sullastradadiemmaus.it/commento-al-vangelo-della-domenica/1181-ti-amo-per-colpa-di-uno-sguardo-omelia.html#comment-2750
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