venerdì 31 maggio 2013

questo Dio che ci libera dall’incubo di un Dio che limita, di un Dio che minaccia, di un Dio che punisce, che svalorizza la nostra esistenza.

Fino ad oggi non conoscevo l'autore che cito. Poi leggo qualcosa e scopro che mi si apre un oceano su cui vorrei navigare per sentire sul volto i venti che lo percorrono. In più proprio oggi lo vedo citato in un blog che seguo http://scuoladelsilenzio.blogspot.it/2013/05/maestro.html.

Si capisce allora perché la prima beatitudine è quella della povertà:
“Beati i poveri in spirito, perché di loro è il regno dei cieli”. 
La beatitudine della povertà è quella di Dio. 
Dio non è il sommo padrone che possiede tutto. 
Dio è il più grande povero, che non possiede nulla. 
Qui salta agli occhi la differenza enorme tra la nozione comune di divinità [...], 
quella della stragrande maggioranza dei cristiani e 
in genere di tutti i credenti 
che si dicono tali 
e che vedono in Dio il grande proprietario, 
il grande ricco che tutto può, 
che non può essere toccato da nulla, 
tanto è sicuro e difeso dalle sue ricchezze, 
che domina con tutta la sua potenza, 
che ci lascia cadere con parsimonia le briciole della sua tavola 
e ci domanda un conto feroce dell’uso che ne facciamo... la differenza, dicevo, 
tra questa divinità e il vero Dio. 
Il vero Dio, il Dio cristiano, il Dio che si rivela in Gesù Cristo, 
è un Dio che ha perso tutto eternamente. 
Per questo non può perdere niente. 
Ha donato tutto eternamente e non può donare di più, 
perché questo dono lo costituisce nel suo essere persona fondato unicamente sulla carità. 
Tale Dio, così diverso dal Dio pensato dagli uomini,
persino dai profeti dell’Antico Testamento, 
questo Dio del quale solo Cristo può testimoniare, 
perché è l’unico a vivere di lui in maniera unica, 
questo Dio che ci libera dall’incubo 
di un Dio che limita, 
di un Dio che minaccia, 
di un Dio che punisce, 
che svalorizza la nostra esistenza. 
Porre fine a tale concezione, 
significa porre fine a tutti i nostri terrori, 
a tutte le nostre schiavitù, 
a tutto ciò che fa di Dio una caricatura, un idolo, e dell’uomo uno schiavo, un mendico. 
(Maurice Zundel, Stupore e povertà).

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