L’infanzia secondo Gesù consiste nel vivere la paternità di Dio. Il bambino vede tutto in funzione di suo padre e di sua madre. Tutto gli arriva attraverso loro. Li vede dappertutto. Sono per lui la sorgente di tutto, la misura dell’ordine. Per l’adulto, “padre e madre” spariscono. Intorno a loro non c’è che un mondo incoerente, ostile, indifferente. Il padre e la madre se ne sono andati e tutto si è spopolato. Ma per il figlio di Dio vi è di nuovo qualcuno di paterno, è il Padre che sta nei Cieli. È vero che non deve essere un padre terreno, ipertrofico, ma il vero “Dio e Padre di Gesù Cristo” (1Cor 1, 3), come Egli è manifestato dalla sua parola e che ci fa sapere che ci vuole aiutare per realizzare la sua volontà. Il significato proprio dell’infanzia è l’atteggiamento che vede in tutte le situazioni il Padre Celeste. Ma perché questo sia possibile, bisogna che sia elaborato ciò che accade nella vita; dalla semplice concatenazione dell’esistenza deve nascere la sapienza; dal caso deve nascere l’amore. Realizzare ciò interamente è difficile. È la “vittoria sul mondo” (1Gv 5,4). Diventare bambini nel senso di Cristo equivale a crescer in senso cristiano. (Romano Guardini, O Senhor).
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