“Ed entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e comperavano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe e non permetteva che si portassero cose attraverso il tempio” (Mc 11,15-16).
Dietro questo apparato commerciale, installato nel Tempio,
non c’è però solo il culto svuotato di contenuto,
ma anche lo sfruttamento dei poveri,
i quali sono costretti a versare denaro per poter offrire sacrifici e riconciliarsi con Dio.
Così, ci spieghiamo la manifestazione di un’ira impressionante,
che Cristo non esprimerà più in questi termini, durante il suo ministero terreno.
Avrà certo parole durissime per gli scribi e i farisei (cfr. Mt 23),
ma questo episodio del Tempio è davvero unico nel suo genere.
Questo fatto ha anche un notevole valore ecclesiale:
inevitabilmente, dalle nostre comunità emana un’immagine di Dio.
E’ proprio dall’immagine di Dio emanata dalla comunità cristiana
che molti arrivano rapidamente a conoscere il Padre,
oppure vi arrivano in ritardo,
o addirittura finiscono per rifiutare quel Dio rappresentato dalla comunità con tratti deformati.
Ma, non conoscendo il suo vero volto di Padre,
essi pensano che Dio sia quello che falsamente è stato loro rappresentato.
La preoccupazione primaria di Gesù,
più che allontanare i mercanti è proprio questa:
ripristinare la vera immagine di Dio, che l’apparato istituzionale del Tempio ha ormai gravemente deformato agli occhi del popolo,
impedendogli di conoscere il suo vero volto. (don Vincenzo Cuffaro)
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