c) Il messianismo marxista
Per Madeleine il marxismo, lottando contro la povertà e l'ingiustizia sociale interessa popoli interi, fa leva sul "dolore dei poveri", la "forza universale più compromessa col mistero".
Ciò costituisce ai suoi occhi una grande provocazione per la Chiesa e per il credente, chiamati in causa sul piano della propria coerenza e responsabilità-complicità nella coscienza dell'interdipendenza e solidarietà mondiale, ma anche sul senso stesso di Dio e della liberazione cristiana.
“Possiamo sperare davvero e con speranza la Redenzione del mondo, senza avere un cuore appassionato di vedere cessare le ingiustizie del mondo e le loro conseguenze, anche se esse non sono né operano tutto il male?”. Tuttavia con altrettanto coraggio aggiunge: “Chiamare felicità la guerra, la fame, l'oppressione equivarrebbe a tradire Cristo. Ma è necessario che qualcuno lo dica: in un mondo in cui l’ipotesi di Dio fosse liquidata, i piatti sarebbero forse pieni, le case numerose, le biblioteche fornite... ma mancando del suo minimo vitale la ragione umana, circondata da queste ricchezze, morirebbe di fame e di disperazione”.
Grazie al punto di osservazione singolare e privilegiato di Ivry, Madeleine sperimenta con largo anticipo rispetto al movimento missionario sorto negli anni quaranta, la necessità di una risposta apostolica imperniata sulla prossimità di vita, ma anche le difficoltà e i pericoli specifici. Avverte la necessità di evitare ogni improvvisazione, lasciandosi costantemente interpellare dai punti di vista dei militanti e dei non credenti, amandoli di vero cuore, mantenendo però sempre lucidità di riflessione e ascesi del cuore (VM 151s). Se avverte la necessità di evitare dei legami organici (una cooperazione radicale sarebbe la caricatura della dialettica, piantare al cuore della nostra vita un'azione che lotta contro il suo proprio fine: VM 136), collabora però lealmente di volta in volta su obiettivi puntuali condivisibili, sempre offrendo le proprie motivazioni evangeliche, e mantenendo insieme a un'infrangibile comunione ecclesiale (ritorno vigoroso a un realismo di Chiesa: VM 155) un'attitudine redentiva senz’amputazioni (“tendenza di salvezza”).
d) La provocazione degli ateismi contemporanei
Madeleine ne parla come di “deserti” contemporanei, nei quali occorre aprire sentieri nuovi per l'annuncio del Vangelo. Ciò è possibile solo per chi cammina con una fede nuda, spoglia da appesantimenti e incrostazioni, ma anche vissuta senza amputazioni e con massimo realismo, in una piena comunione ecclesiale. Madeleine avverte la provocazione radicale degli ateismi contemporanei: Dio è assurdo, e se non è dannoso, è quantomeno inutile e superfluo. Per cui la fede a che serve? Madeleine coglie cioè che non sono in gioco solo le modalità dell'evangelizzazione, ma il suo stesso significato e la sua necessità. Solo il cristiano che riscopre l'inaudito e straordinario dono della fede, può diventare missionario, anzi, lo diviene per il fatto stesso che pone con la sua esistenza il fatto violento di un uomo per cui Dio esiste ed è il Bene supremo. Da qui la sua paradossale lettura dell'ateismo ritenuto “condizione favorevole alla nostra conversione”, alla riscoperta dello statuto violento della vita cristiana, in cui il rivolgimento della conversione è un processo che dura tutta la vita.
Convinta che “è nelle relazioni normali con il nostro prossimo, chiunque esso sia, che troviamo le circostanze normali per consolidarci e svilupparci nella fede”, Madeleine considera gli ambienti atei una paradossale “condizione favorevole alla nostra conversione”.
Proprio i contatti con questi “deserti contemporanei” provocano il cristiano a riscoprire ciò che la fede ha di inaudito e gratuito, “ci insegnano a essere abbagliati dalla grazia” e, “se ci fanno penetrare in un’ansietà, in un certo dolore missionario, chiariscono i veri fondamenti della gioia cristiana”.
La fede è la vera "donna povera", "contemporanea" e "prossima" ad ogni tempo, ad ogni civilizzazione, ad ogni nazione come una "sorella": per una vera vita cristiana votata a un apostolato pericoloso solo questa "fede prossima e spoglia" è capace di situare nella loro autentica prospettiva gli elementi necessari.
Per Madeleine il marxismo, lottando contro la povertà e l'ingiustizia sociale interessa popoli interi, fa leva sul "dolore dei poveri", la "forza universale più compromessa col mistero".
Ciò costituisce ai suoi occhi una grande provocazione per la Chiesa e per il credente, chiamati in causa sul piano della propria coerenza e responsabilità-complicità nella coscienza dell'interdipendenza e solidarietà mondiale, ma anche sul senso stesso di Dio e della liberazione cristiana.
“Possiamo sperare davvero e con speranza la Redenzione del mondo, senza avere un cuore appassionato di vedere cessare le ingiustizie del mondo e le loro conseguenze, anche se esse non sono né operano tutto il male?”. Tuttavia con altrettanto coraggio aggiunge: “Chiamare felicità la guerra, la fame, l'oppressione equivarrebbe a tradire Cristo. Ma è necessario che qualcuno lo dica: in un mondo in cui l’ipotesi di Dio fosse liquidata, i piatti sarebbero forse pieni, le case numerose, le biblioteche fornite... ma mancando del suo minimo vitale la ragione umana, circondata da queste ricchezze, morirebbe di fame e di disperazione”.
Grazie al punto di osservazione singolare e privilegiato di Ivry, Madeleine sperimenta con largo anticipo rispetto al movimento missionario sorto negli anni quaranta, la necessità di una risposta apostolica imperniata sulla prossimità di vita, ma anche le difficoltà e i pericoli specifici. Avverte la necessità di evitare ogni improvvisazione, lasciandosi costantemente interpellare dai punti di vista dei militanti e dei non credenti, amandoli di vero cuore, mantenendo però sempre lucidità di riflessione e ascesi del cuore (VM 151s). Se avverte la necessità di evitare dei legami organici (una cooperazione radicale sarebbe la caricatura della dialettica, piantare al cuore della nostra vita un'azione che lotta contro il suo proprio fine: VM 136), collabora però lealmente di volta in volta su obiettivi puntuali condivisibili, sempre offrendo le proprie motivazioni evangeliche, e mantenendo insieme a un'infrangibile comunione ecclesiale (ritorno vigoroso a un realismo di Chiesa: VM 155) un'attitudine redentiva senz’amputazioni (“tendenza di salvezza”).
d) La provocazione degli ateismi contemporanei
Madeleine ne parla come di “deserti” contemporanei, nei quali occorre aprire sentieri nuovi per l'annuncio del Vangelo. Ciò è possibile solo per chi cammina con una fede nuda, spoglia da appesantimenti e incrostazioni, ma anche vissuta senza amputazioni e con massimo realismo, in una piena comunione ecclesiale. Madeleine avverte la provocazione radicale degli ateismi contemporanei: Dio è assurdo, e se non è dannoso, è quantomeno inutile e superfluo. Per cui la fede a che serve? Madeleine coglie cioè che non sono in gioco solo le modalità dell'evangelizzazione, ma il suo stesso significato e la sua necessità. Solo il cristiano che riscopre l'inaudito e straordinario dono della fede, può diventare missionario, anzi, lo diviene per il fatto stesso che pone con la sua esistenza il fatto violento di un uomo per cui Dio esiste ed è il Bene supremo. Da qui la sua paradossale lettura dell'ateismo ritenuto “condizione favorevole alla nostra conversione”, alla riscoperta dello statuto violento della vita cristiana, in cui il rivolgimento della conversione è un processo che dura tutta la vita.
Convinta che “è nelle relazioni normali con il nostro prossimo, chiunque esso sia, che troviamo le circostanze normali per consolidarci e svilupparci nella fede”, Madeleine considera gli ambienti atei una paradossale “condizione favorevole alla nostra conversione”.
Proprio i contatti con questi “deserti contemporanei” provocano il cristiano a riscoprire ciò che la fede ha di inaudito e gratuito, “ci insegnano a essere abbagliati dalla grazia” e, “se ci fanno penetrare in un’ansietà, in un certo dolore missionario, chiariscono i veri fondamenti della gioia cristiana”.
La fede è la vera "donna povera", "contemporanea" e "prossima" ad ogni tempo, ad ogni civilizzazione, ad ogni nazione come una "sorella": per una vera vita cristiana votata a un apostolato pericoloso solo questa "fede prossima e spoglia" è capace di situare nella loro autentica prospettiva gli elementi necessari.
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