e) Il rinnovamento missionario e conciliare della Chiesa
Madeleine, credendo alla divina originalità e perenne giovinezza della Chiesa, lavora per una “Chiesa amabile e amante”, capace di far passare dell'amore in tutti i segni istituzionali, soprattutto verso i non credenti. Non quindi una Chiesa chiusa in se stessa come una fortezza assediata, non arroccata nella difesa del passato, ma tutta missionaria, in cui suscitare una più grande corrente d'amore verso tutti i non credenti, avendo il coraggio di aprire sentieri nuovi nei deserti del nostro tempo, accettando la sfida dei rapidi cambiamenti in atto, della mancanza di carte stradali e di ricette già pronte per l'evangelizzazione contemporanea.
Lavora per una Chiesa in cui vivere una comunione piena sotto il segno della "funzione di reciprocità" tra tutti i doni e le vocazioni, una Chiesa che accolga nel suo grembo la ricchezza e il protagonismo dei popoli. Una Chiesa che non può tacere né rimanere indifferente quando popoli interi o anche solo singoli uomini vengono schiacciati dalla povertà e dall'ingiustizia o umiliati e privati della loro dignità, e senza rincorrere le simpatie e le alleanze impure vecchie o nuove (con le logiche e i sistemi di potere e del denaro), non si limita alla conservazione dello status quo, e, senza perdere di vista il fatto che la vita non sopporta salti e rotture, resiste alla tentazione dell'immobilismo.
Una Chiesa che sappia educare il cristiano a vivere la fede come una notizia buona e perennemente attuale, di cui è responsabile verso il Cristo e verso tutti gli uomini che non credono, una Chiesa che senza ridurre in sé ciò che appartiene al mistero sa però parlare un linguaggio attuale e accessibile alla gente delle strade.
Una Chiesa che faccia comprendere a ogni cristiano che “lo status quo, in rapporto alla fede, è contro-natura”, perché “l'acustica che la Parola del Signore esige da noi è il nostro «oggi»”. Una Chiesa che sappia quindi educare “ad adattare rapidamente alla fede noi stessi e le circostanze”, per fare uscire dalle "fortezze" dei conventi e liberare dalle "ricette", dalle forme "convenzionali" e dai "sistemi" di "scuola" i grandi "cammini evangelici".
f) La tentazione sul piano dell'efficacia
A che serve il cristiano? Madeleine affronta direttamente questa radicale provocazione epocale, resa ancora più drammatica dalla desolante impressione di un arretramento progressivo del Vangelo e della Chiesa da settori interi della società, apparentemente impermeabili all'annuncio cristiano. “L’efficienza umana marcia a pieno ritmo, mentre pare che si faccia benissimo a meno di Dio e che, in ogni caso, Dio non manchi a niente e a nessuno”. Constata inoltre che molti cristiani non colgono il senso dell’originalità cristiana e giudicano la fede anacronistica, ridicola e inutile. Da qui la tentazione di sbarazzarsi della fede, preferendo delle solidarietà totali con gli uomini del nostro tempo, senza chiare prese di distanza evangeliche ed ecclesiali.
Ma il cristiano – ricorda Madeleine – ha la missione di testimoniare e innestare nel tempo l’amore eterno di Dio e lo può fare solo vivendo alla maniera di Cristo, coniugando prossimità fraterna e preferenza per Dio: “Senza riferimento a Dio - che è per noi il solo bene assoluto e grazie al quale tutti gli altri beni sono buoni perché vengono da Lui - la nostra testimonianza è una contro-testimonianza; senza bontà realista e smisurata fino alla carità, è come se non ci fosse testimonianza, perché è fuori dalla portata degli occhi, delle orecchie, delle mani, del cuore degli uomini. Nei due casi e in modi opposti, ma equivalenti, ci sarebbe rottura con l'insieme della testimonianza evangelica”.
L'azione del cristiano è per lei eminentemente teologale: "Noi siamo 'caricati' di energia senza proporzioni con le misure del mondo: la fede che solleva le montagne, la speranza che nega l'impossibile, la carità che fa ardere la terra. Ogni minuto della giornata, non importa dove esso ci voglia o per che cosa, permette a Cristo di vivere in noi in mezzo gli uomini".
Scrive a un’amica: “San Giovanni della Croce le parlerebbe, poiché egli la vede, dell'immensa e incosciente miseria del mondo oggi. Ciò che Dio sicuramente vuole è una compassione e una speranza proporzionate a una tale miseria, una fede capace di glorificare Dio là dove vuole esserlo. In questo mondo ‘che cambia’ così improvvisamente, così brutalmente, si direbbe che il Signore voglia che la sua redenzione passi attraverso delle vite che si lasciano cambiare a suo piacimento... sconvolgere. Sembra volere della gente che in questa sorta di avventura sa che non manca di niente ed è in pace”.
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