la parola della domenica
Anno liturgico Bomelia di don Angelo per la 1ª domenica di Avvento B
secondo il rito romano
Is 63,16-17.19b; 64,1.3-8
Sal 79,2ac-3b.15-19
1Cor 1,3-9
Mc 13,33-37
Potrebbe essere la nostra preghiera dell'Avvento questa preghiera struggente, ma anche fiduciosa custodita nel libro Terzo di Isaia e se qualcuno di noi la sente come sua può anche ricercarla nella Bibbia al capitolo 63 e 64 del libro di Isaia. E pregarla.
"Siamo diventati tutti come cosa impura" -è scritto - "e come panno immondo sono i nostri atti di giustizia".
Che cosa c'è oggi, -ce lo chiediamo, ce lo chiediamo tutti - che cosa c'è oggi di incontaminato? E dove i panni puliti? dove le azioni senza un'ambiguità nascosta, senza secondi pensieri? Il panno immondo!
E continua la preghiera: "Tutti siamo avvizziti come foglie e le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento".
E anche questa è la sensazione diffusa di un invecchiamento della nostra società quasi generalizzato, un avvizzimento, foglie stanche, foglie avvizzite. Al punto che si ha quasi paura di generare, di portare alla luce un germoglio nuovo per il futuro. è morta, - se non è morta - è agonizzante la speranza.
Oggi ascoltando la preghiera del Terzo Isaia mi ritornava in mente, per un accostamento impressionante, alcuni passaggi di un articolo di Fra Betto, un domenicano teologo e giornalista brasiliano: come è vero che tutto il mondo è paese!
Scrive:
"Non speriamo più di cambiare, retrocediamo dal sociale al privato e, stracciate le antiche bandiere dei nostri ideali, le trasformiamo in cravatte. Non vi sono più utopie di un futuro che diventi diverso dall'oggi. Per questo siamo malinconici, sorridiamo con scetticismo. Oggi predominano l'effimero, l'individuale, il soggettivo, l'estetico.La delusione della Ragione ci spinge verso l'esoterico, verso uno spiritualismo di pronto consumo, verso l'edonismo consumista. Siamo in pieno naufragio o, come ha predetto Heidegger, stiamo camminando su sentieri smarriti".
E ritorna la preghiera del profeta: "Perché, Signore, ci lasci vagare lontani dalle tue vie, lasci indurire il nostro cuore così che non ti tema?" Perché?
"Camminiamo su sentieri smarriti" dice il filosofo.
E forse Avvento è anche questo ridestarci, stropicciare gli occhi, fermarci prima di finire in esiti di morte, su vie senza ritorno.
Avvento è anche questo aprire gli occhi e non fermarci alla lamentazione generale, per questo avvizzimento, e capire da dove viene questa crisi: dall'aver abbandonato le vie del Signore, dall'aver cancellato dai nostri ricordi il Suo nome: "Nessuno invocava il Tuo nome, nessuno si riscuoteva per stringersi a Te".
Ci siamo addormentati, e del nostro assopimento porta traccia la casa comune, quella che il padrone, andandosene, ha affidato alle nostre mani.
Avvento è questo diventare lucidi, lucidi sulle cause che hanno partorito questo avvizzimento, questo degrado.
E qual è il passo successivo?
Verrebbe spontaneo dire che il passo successivo, il primo da compiere -una volta presa coscienza della realtà - sia il convertirci. E spesso l'abbiamo anche predicato come il primo passo da compiere.
Ma la preghiera del libro di Isaia, ancora una volta, ci sorprende perché ci dice che la prima cosa non è la nostra conversione, ma è la conversione di Dio, la prima cosa non è il nostro ritornare dei passi smarriti, ma è il ritornare di Dio. è scritto :Ritorna -cioè convertiti - Signore, per amore dei tuoi servi, per amore della tribù tua eredità.
Non siamo noi che con le nostre forze, con i nostri meriti ritorniamo a Lui, è Lui che ci raggiunge altrove e cioè là dove ci siamo dispersi, smarriti.
I verbi più importanti della preghiera custodita nel libro di Isaia non sono i verbi del nostro smarrimento; sì è vero, i nostri passi ci hanno portato lontano, ma sono i verbi che ci parlano dei passi di Dio che ci viene a cercare là dove ci siamo smarriti e ci viene incontro, che ritorna per noi.
Noi siamo soliti fissare lo sguardo sulle nostre foglie avvizzite, sui nostri panni immondi, sui nostri insuccessi; e così intristiamo.
Ecco l'Avvento è fissare lo sguardo su Dio, sulla sua fedeltà che è più grande di ogni nostro smarrimento, sul suo amore di padre; -è quasi un ritornello in questa preghiera!- Tu Signore sei nostro Padre, ricordati Signore, e ritorna a noi ; noi siamo argilla e Tu colui che ci dà forma. Tutti noi siamo opera delle Tue mani.