Solitudine
Solitudine
Fai della tristezza
La pietra da scolpire
Con tutta 1'arte
Che in te vive
Per dar corpo al pensiero
E forma alla materia
Immortalandolo nel tuo gesto
Il dolore
Che nella vita
Scolpito
Vive.
GIANCARLO VINCENZI
in Petali di rosa. Antologia di poesia religiosa, Rosetum, Milano 1994, p. 131.
sabato 26 ottobre 2013
venerdì 25 ottobre 2013
le strade son buie, e più non c'è nessuno che sappia farlo piangere vicino a te, Signore.
Nessuno
Io sono forse un fanciullo
che ha paura dei morti,
ma che la morte chiama
perché lo sciolga da tutte le creature:
i bambini, l'albero, gli insetti;
da ogni cosa che ha cuore di tristezza.
Perché non ha più doni
e le strade son buie,
e più non c'è nessuno
che sappia farlo piangere
vicino a te, Signore.
SALVATORE QUASIMODO
Acque e terre,
in Poesie e discorsi sulla poesia cit., p. 28.
giovedì 24 ottobre 2013
Vero l'uomo e il suo pianto geloso del silenzio
Thànatos athànatos
E dovremo dunque negarti, Dio
dei tumori, Dio del fiore vivo,
e cominciare con un no all'oscura
pietra «io sono» e consentire alla morte
e su ogni tomba scrivere la sola
nostra certezza: «thànatos athànatos»?
Senza un nome che ricordi i sogni
le lacrime i furori di quest'uomo
sconfitto da domande ancora aperte?
Il nostro dialogo muta; diventa
ora possibile l'assurdo. Là
oltre il fumo di nebbia, dentro gli alberi
vigila la potenza delle foglie,
vero è il fiume che preme sulle rive.
La vita non è sogno. Vero l'uomo
e il suo pianto geloso del silenzio.
Dio del silenzio, apri la solitudine.
SALVATORE QUASIMODO
La vita non è sogno,
in Poesie e discorsi sulla poesia, Mondadori, Milano 1971, p. 158.
mercoledì 23 ottobre 2013
donaci il coraggio della decisione, di non lasciarci trascinare perché altri orientino la nostra vita!
MARIA, DONNA DELL’ASCOLTO
Maria, donna dell’ascolto,
rendi aperti i nostri orecchi;
fa’ che sappiamo ascoltare la Parola del tuo Figlio Gesù
tra le mille parole di questo mondo;
fa’ che sappiamo ascoltare la realtà in cui viviamo,
ogni persona che incontriamo,
specialmente quella che è povera, bisognosa, in difficoltà!
Maria, donna della decisione,
illumina la nostra mente e il nostro cuore,
perché sappiamo obbedire alla Parola del tuo Figlio Gesù,
senza tentennamenti;
donaci il coraggio della decisione,
di non lasciarci trascinare perché altri orientino la nostra vita!
Maria, donna dell’azione,
fa’ che le nostre mani e i nostri piedi
si muovano "in fretta" verso gli altri,
per portare la carità e l’amore del tuo Figlio Gesù:
per portare, come te, nel mondo la luce del Vangelo!
Amen!
( PAPA FRANCESCO )
martedì 22 ottobre 2013
dimentichiamo un po’ l’egoismo e sentiamo nel cuore il "noi", noi popolo che vuole andare avanti.
SIGNORE, DONACI IL LAVORO...
«Signore Dio, guardaci!
Guarda questa città, questa isola.
Guarda le nostre famiglie.
Signore, a Te, non è mancato il lavoro,
hai fatto il falegname, Eri felice.
Signore, ci manca il lavoro.
Gli idoli vogliono rubarci la dignità.
I sistemi ingiusti vogliono rubarci la speranza.
Signore, non ci lasciare soli.
Aiutaci ad aiutarci fra noi;
che dimentichiamo un po’ l’egoismo
e sentiamo nel cuore il "noi",
noi popolo che vuole andare avanti.
Signore Gesù, a Te non mancò il lavoro,
dacci lavoro e insegnaci a lottare per il lavoro
e benedici tutti noi.
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo!».
( PAPA FRANCESCO, Cagliari, 22 Settembre 2013 )
«Signore Dio, guardaci!
Guarda questa città, questa isola.
Guarda le nostre famiglie.
Signore, a Te, non è mancato il lavoro,
hai fatto il falegname, Eri felice.
Signore, ci manca il lavoro.
Gli idoli vogliono rubarci la dignità.
I sistemi ingiusti vogliono rubarci la speranza.
Signore, non ci lasciare soli.
Aiutaci ad aiutarci fra noi;
che dimentichiamo un po’ l’egoismo
e sentiamo nel cuore il "noi",
noi popolo che vuole andare avanti.
Signore Gesù, a Te non mancò il lavoro,
dacci lavoro e insegnaci a lottare per il lavoro
e benedici tutti noi.
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo!».
( PAPA FRANCESCO, Cagliari, 22 Settembre 2013 )
lunedì 21 ottobre 2013
aiutaci a bruciare tristezze, impazienze e rigidità di chi non conosce appartenenza.
MADRE DEL SILENZIO
Madre del silenzio,
che custodisce il mistero di Dio,
liberaci dall’idolatria del presente,
a cui si condanna chi dimentica!
Purifica gli occhi dei Pastori
con il collirio della memoria:
torneremo alla freschezza delle origini,
per una Chiesa orante e penitente.
Madre della bellezza,
che fiorisce dalla fedeltà al lavoro quotidiano,
destaci dal torpore della pigrizia,
della meschinità e del disfattismo.
Rivesti i Pastori di quella compassione che unifica e integra:
scopriremo la gioia di una Chiesa serva, umile e fraterna.
Madre della tenerezza,
che avvolge di pazienza e di misericordia,
aiutaci a bruciare tristezze, impazienze e rigidità
di chi non conosce appartenenza.
Intercedi presso tuo Figlio
perché siano agili le nostre mani, i nostri piedi e i nostri cuori:
edificheremo la Chiesa con la verità nella carità.
Madre, saremo il Popolo di Dio, pellegrinante verso il Regno!
Amen!
( PAPA FRANCESCO )
domenica 20 ottobre 2013
Cercami, poiché io ti cerco, cercami, trovami, prendimi, portami.
CERCA, O SIGNORE, LA TUA PECORA STANCA
dal Commento al Salmo CXVIII 22, 28-30 di S. Ambrogio di Milano
Ps. 118, 176: Quaere servum tuum, quia mandata tua non sum oblitus...
Vieni dunque, Signore Gesù, cerca il tuo servo[Sal 118,176]
cerca la tua pecora stanca.
Vieni, pastore,
cerca, come Giuseppe cercava le pecore[Gn 37,14].
Ha errato la tua pecora,
mentre tu indugi, mentre ti aggiri sui monti.
Lascia andare le tue novantanove pecore
e vieni a cercare la sola pecora che ha errato[Mt 18,12 ss; Lc 15,4].
Vieni senza cani, vieni senza cattivi operai,
vieni senza il servo mercenario,
che non sa passare per la porta[Gv 10,1-7].
Vieni senza aiutante, senza messaggero.
Già da tempo aspetto la tua venuta.
Infatti so che verrai,
«poiché non ho dimenticato i tuoi comandamenti»[Sal 118,176].
Vieni non «con la verga,
ma con carità e in spirito di mansuetudine»[lCor 4,21].
Non esitare a lasciare sui monti le tue novantanove pecore,
poiché i lupi rapaci[Mt 7,15; At 20,29] non possono attaccarle finché stanno sui monti.
Nel paradiso il serpente è riuscito a nuocere solo una volta,
ma dopo che Adamo ne è stato scacciato
ha perduto l’esca e là non potrà più nuocere.
Vieni da me, che sono tormentato dall’attacco di lupi pericolosi.
Vieni da me, che sono stato scacciato dal paradiso
e le cui piaghe sono da tempo penetrate dai veleni del serpente,
da me che ho errato lontano dalle tue greggi su quei monti.
Anche me tu avevi collocato qui,
ma il lupo notturno mi ha allontanato dai tuoi ovili.
Cercami, poiché io ti cerco,
cercami, trovami, prendimi, portami.
Tu puoi trovare colui che cerchi,
ti degni di prendere colui che hai trovato,
ti porti sulle spalle colui che hai preso.
Non ti infastidisce un peso che ti ispira pietà,
non ti pesa un trasporto di giustizia.
Vieni dunque, Signore, poiché anche se ho errato,
tuttavia «non ho dimenticato i tuoi comandamenti»
e conservo la speranza della medicina.
Vieni, Signore, perché tu solo sei in grado
di far tornare indietro la pecora errante
e non rattristerai quelli da cui ti sei allontanato.
E anche loro si rallegreranno del ritorno del peccatore.
Vieni ad attuare la salvezza sulla terra, la gioia nel cielo.
Vieni, dunque, e cerca la tua pecora
non per mezzo dei servitori,
non per mezzo dei mercenari,
ma tu in persona.
Accoglimi nella carne che è caduta in Adamo.
Accoglimi non da Sara[Gn 17,15], ma da Maria,
perché sia non soltanto una vergine inviolata,
ma una vergine immune, per effetto della grazia,
da ogni macchia di peccato.
Portami sulla croce che da la salvezza agli erranti,
soltanto nella quale c’è riposo per gli affaticati,
soltanto nella quale vivranno tutti quelli che muoiono.
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