sabato 7 agosto 2010

CHE TUTTO IN ME SIA AMORE

Che tutto in me sia Amore.
Che la fede,
sia l'Amore che crede.
Che la speranza,
sia l'Amore che attende.
Che l'adorazione,
sia l'Amore che si prostra.
Che la preghiera,
sia l'Amore che t'incontra.
Che la fatica,
sia l'Amore che lavora.
Che la mortificazione,
sia l'Amore che s'immola.
Che soltanto il tuo amore, o Dio,
diriga i miei pensieri,
le mie parole e le mie opere.
Beata Elena Guerra

Truth is rarely pure and never simple

Per Hansen la storia è certo più ricca di personaggi romanzeschi di quanti i romanzi non riescano a inventarne, e dunque la storia deve farsi narrazione se vuole incidere e “ammaestrare”.
LA POESIA DELLA VITA
Manolo Alvarez, poeta contadino spagnolo
Bisogna essere felici di nulla,
magari di una goccia d’acqua
oppure di un filo di vento.
Di un animaletto che si posa
sul tuo braccio o del profumo
che viene dal giardino.
Bisogna camminare su questa terra con le braccia tese verso qualcosa che verrà
e avere occhi sereni per tutte le incertezze del destino.
Bisogna saper contare le stelle,
amare tutti i palpiti del cielo
e ricordarsi sempre di chi ci vuole bene.
Solo così il tempo passerà senza rimpianti e un giorno potremo raccontare di aver avuto tanto
dalla Vita.
 
 

ben poco di consumistico e molto di occasione di fiducia per una giovane donna che aveva il diritto di vivere la sua vita

Quando l'abito diventa una questione molto seria anche nel gruppo parrocchiale dei «giovani adulti»

Sara piangeva in un angolo. Alessandra l'aveva vista da lontano e si era subito preoccupata: qual era il motivo di questo sfogo improvviso?
Aveva deciso di andare a soccorere l'amica, anche se non la conosceva da molto tempo e credeva che forse sarebbe potuta apparire anche un po' indiscreta. “Che cosa c'è?” le aveva detto poggiandole una mano sulla spalla. E qui era partita la reazione isterica: “Unaaaaaa unaaaaa suoraaaaa laicaaaaaaaaaa mi ha detto che mi vesto come una suora laicaaaaaaaaaa” e giù singhiozzi, un pianto irrefrenabile, che, insomma, alla sua età, trent'anni suonati non è che fosse poi così normale.
Pacco di fazzoletti di carta alla mano Alessandra cercava di arginare quel che poteva. Il soggetto di cotanta offesa mica lo aveva capito chi fosse, ma aveva di certo intuito che si trattasse di persona di sesso maschile che di certo non lasciava indifferente l'amica...
Alessandra aveva provato a calmarla e le lacrime finalmente avevano smesso di scendere giù. Lei che era arrivata da poco nel gruppo faticava a capire certe cose. Ma un consiglio sentiva di darlo e credeva che niente, in primo luogo l'appartenenza al gruppo, sarebbe stato messo in discussione da un abito diverso: “Sara, il modo in cui ci vestiamo è lo specchio della nostra interiorità. Non è possibile pensare che le persone dalle quali ci vogliamo far notare non vengano colte dalla cura con cui ci prensentiamo. Non è questo che ci fa persone di fede o meno. O che ci fa sentire escluse da un contesto di gruppo o movimento che sia. Pensaci Sara, sei ancora in tempo per essere quello che sei veramente”.
Il giorno dopo Sara andò a prendere a casa zia Maria. Andarono a fare shopping assieme e poi a mangiare una pizza. E risero come delle matte ammirando il frutto di acquisti che avevano ben poco di consumistico e molto di occasione di fiducia per una giovane donna che aveva il diritto di vivere la sua vita. E prima di tutto di volerlo.

venerdì 6 agosto 2010

"Avere un blog arricchisce soprattutto te, in modi di cui spesso non ti rendi conto. Comportati con rispetto verso chi ti arricchisce gratuitamente."
Frequentare la "blogosfera" ed abitarci, in un proprio blog, è un'esperienza diversa dall'essere semplici "utenti" di internet, oppure webmaster di un sito. Mette in gioco in maniera più forte questioni interessanti: la lettura, la scrittura, l'ascolto, l'apertura. E' una "palestra" per la comunicazione e la relazione, dove non si finisce mai di imparare.

"Semplicità significa sottrarre l'ovvio e aggiungere il significativo"
RIDUCI
Il modo più semplice per conseguire la semplicità è attraverso una riduzione ragionata.

ORGANIZZA
L'organizzazione fa sì che un sistema composto da molti elementi appaia costituito da pochi.

TEMPO
I risparmi di tempo somigliano alla semplicità.

IMPARA
La conoscenza rende tutto più semplice.

DIFFERENZE
La semplicità e la complessità sono necessarie l'una all'altra.

CONTESTO
Ciò che sta alla periferia della semplicità non è assolutamente periferico.

EMOZIONE
Meglio emozioni in più piuttosto che in meno.

FIDUCIA
Noi crediamo nella semplicità.

FALLIMENTO
Ci sono cose che non è possibile semplificare.

L'UNICA
Semplicità significa sottrarre l'ovvio e aggiungere il significativo.

Bisogna concedere alla dimenticanza ciò che le spetta di diritto

Non riporterò tutto. Bisogna concedere alla dimenticanza ciò che le spetta di diritto. Ma non voglio nemmeno abbandonare ai capricci della mia memoria i cinque mesi straordinari che ho appena vissuto. La memoria è solita fare del mio passato una scelta assai poco giudiziosa. Sovente infatti s'ingombra di minuzie che non hanno alcun interesse e lascia invece che svaniscano immagini di cui anche il minimo particolare mi sarebbe stato caro. La cernita che essa compie è sempre così maldestra... ecco perché questa volta voglio che il ricordo sia rimesso unicamente alla mia ragione.
E a null'altro.

giovedì 5 agosto 2010

Sono i desideri che salvano

Poi non è che la vita vada come tu te la immagini.
Fa la sua strada. E tu la tua. E non sono la stessa strada.
Così... Io non è che volevo essere felice, questo no.
Volevo... salvarmi, ecco: salvarmi.
Ma ho capito tardi da che parte bisognava andare:
dalla parte dei desideri.
Uno si aspetta che siano altre cose a salvare la gente:
il dovere, l'onestà, essere buoni, essere giusti. No.
Sono i desideri che salvano. Sono l'unica cosa vera.
Tu stai con loro, e ti salverai. Però troppo tardi l'ho capito.
Se le dai tempo, alla vita, lei si rigira in un modo strano, inesorabile:
e tu ti accorgi che a quel punto non puoi desiderare qualcosa
senza farti del male.
E' lì che salta tutto, non c'è verso di scappare,
più ti agiti più si ingarbuglia la rete, più ti ribelli più ti ferisci.
Non se ne esce. Quando era troppo tardi, io ho iniziato a desiderare.
Con tutta la forza che avevo.
Mi sono fatta tanto di quel male
che tu non te lo puoi nemmeno immaginare.
(Alessandro Baricco)

Parole

"Sono le parole le vere colpevoli. Sono fra le cose più indisciplinate, più libere, più irresponsabili e più riluttanti a lasciarsi insegnare.
Certo, possiamo sempre prenderle, suddividerle e metterle in ordine alfabetico nei dizionari. Ma le parole non vivono nei dizionari, vivono nella mente.
Se ne volete una prova, pensate a quante volte, nei momenti di maggiore emozione, vi capita di non trovarne nessuna quando più ne avreste bisogno.
Eppure il dizionario esiste; e lì, a vostra disposizione, ci sono mezzo milione di parole tutte in ordine alfabetico. Ma potete davvero usarle? No, perché le parole non vivono nei dizionari, vivono nella mente. (...) La questione è solo quella di trovare le parole giuste e di metterle nell'ordine giusto.
Ma non possiamo farlo perché esse non vivono nei dizionari, vivono nella mente. E come vivono nella mente? Nei modi più strani, non molto diversamente dagli esseri umani; vagando qua e là, innamorandosi e accoppiandosi. È indubbio che siano molto meno limitate di noi dalle convenzioni e dai cerimoniali.
Parole regali possono permettersi di accoppiarsi con le più comuni. Parole inglesi sposano parole francesi, tedesche, indiane, e di colore se gli salta in mente di farlo. (...)
Per questo, imporre regole a tali impenitenti vagabonde è del tutto inutile. Le poche regole di grammatica e di ortografia esistenti sono le uniche restrizioni che potremmo imporre loro.
Al massimo possiamo dire di loro - man mano che le spiamo dal profondo limite della caverna scura e male illuminata in cui vivono - che sembrano preferire la gente che sente e che pensa prima di usarle, ma non deve essere gente che sente e pensa a loro, ma a qualcosa di diverso.
Perché sono molto sensibili, e si sentono facilmente a disagio. Non amano che si discuta della loro purezza o della loro impurità. (...) E non amano essere sollevate in punta di penna ed esaminate una per una. Restano sempre unite in frasi, in paragrafi, e a volte per intere pagine di fila. Odiano essere utili; odiano dover far soldi; odiano andare in giro a tenere conferenze. In breve, odiano qualsiasi cosa imponga loro un unico significato, o che le immobilizzi in un'unica posa, perché cambiare fa parte della loro natura.
E forse è proprio questa la loro caratteristica più sorprendente: il bisogno di cambiare. Perché la verità che cercano di affermare ha tante facce. (...) E quando le parole vengono inchiodate a un unico significato, ripiegano le loro ali e muoiono. Senza dubbio a loro fa piacere che noi sentiamo e pensiamo prima di usarle; ma vogliono anche che noi ci concediamo una pausa, vogliono che diventiamo incoscienti.
Il nostro inconscio è la loro privacy; la nostra ombra è la loro luce.


(Virginia Woolf, Il mestiere delle parole - da Ore in Biblioteca e altri saggi)

quando è intrappolata l'acqua si crea un nuovo varco

Per ogni donna forte, ma stanca di sembrare debole,
c’è un uomo debole e stanco di apparire forte.

Adesso voglio silenzio…
per ascoltare il percorso delle mie lacrime
Non è il dolore che mi fa piangere
Ma la dolcezza che riesco a toccare dentro di me
Una dolcezza che non è fatta di baci e di carezze
Ma di autenticità e verità.
Nel pianto mi ricordo
E mi riconosco.(sangham)
Mia madre diceva sempre che mia sorella Satsu era come il legno: radicata nel terreno come un albero Sakura. Ma a ne diceva che ero come l'acqua. L'acqua si scava la strada anche attraverso la pietra, e quando è intrappolata l'acqua si crea un nuovo varco.
(Da Memorie di una geisha)
“Quando desideriamo una persona non desideriamo semplicemente lei, ma un insieme:ciò che le sta attorno, ciò che porta con sé. Desideriamo, insomma, anche il suo paesaggio. Fino a che non lo avremo percorso, il nostro desiderio non potrà essere placato” (Gilles Deleuze)
Al tempio c'è una poesia intitolata "la mancanza",
incisa nella pietra.
Ci sono 3 parole, ma il poeta le ha cancellate.
Non si può leggere la mancanza, solo avvertirla.
Da memorie di una geisha

Sarai quel che sei

"Qualunque fiore tu sia, quando verrà il tuo tempo, sboccerai.
Prima di allora una lunga e fredda notte potrà passare.
anche dai sogni della notte trarrai forza e nutrimento.
Perciò sii paziente verso quanto ti accade e curati e amati,
senza paragonarti o voler essere un altro fiore,
perchè non esiste fiore migliore
di quello che s'apre nella pienezza di ciò che è.
E quando ti avverrà, potrai scoprire che andavi sognando
di essere un fiore che aveva da fiorire"
(Walter Gioia)

Sii paziente verso tutto ciò che è irrisolto nel tuo cuore e …
cerca di amare le domande, che sono simili a stanze chiuse a chiave e a libri scritti in una lingua straniera.
Non cercare ora le risposte che non possono esserti date
poiché non saresti capace di convivere con esse.
E il punto è vivere ogni cosa.
Vivi le domande ora.
Forse ti sarà dato, senza che tu te ne accorga,
di vivere fino al lontano giorno in cui avrai la risposta. Di Rainer Maria Rilke


Il buon senso per crescere non è sufficiente.
È solo un punto di partenza.
 Occorre aggiungere alle intuizioni e all’amore
il piacere di porsi interrogativi,
 di formulare dubbi,
di chiedere conferme alla conoscenza,
 alla lettura, al confronto e alla voglia di aprirsi ad altre idee.
(M.Bernardi)
Certo l’amore è uno strano posto dove andare a cercare la salvezza.
…Diventi totalmente vulnerabile e infantile nei confronti di colui di cui sei innamorato;
sei vulnerabile ai suoi stati d’animo, ai suoi bisogni.
E diventi più vulnerabile anche nei confronti di te stesso, dei tuoi stessi bisogni.
Una cosa amata tira fuori cose che non pensavi ci fossero in te,
compreso il fatto che hai dei bisogni che probabilmente nessuno può soddisfare.
(J.Hillman e M.Ventura)
 

Gli affetti non si ammalano

E adesso, a che cosa ti puoi affidare?
A una sola cosa; a un'unica cosa: la filosofia.
E' lei che ti permetterà di conservarti [...] capace di agire senza intraprendere nulla a caso; [...] libero dal bisogno che altri facciano o non facciano una qualunque cosa...

II, 17
Gli affetti non si ammalano, non sono aggressibili. E' solo il cervello, la sua chimica e la sua architettura che si alterano, si decompongono, e di conseguenza, generano i sintomi della follia.
[...]L'amore può essere imbavagliato, rinchiuso, imprigionato, ma rimane tale, puro, non si ammala, non impazzisce.
E' solo la mente, la chimica del cervello, la sua sconnessione, la causa della follia.

Gli ultimi giorni di Magliano
La vita dura troppo poco affinché possiamo vivere
un numero significativo di esperienze.
E' per questo motivo che è necessario rubarne qualcuna agli altri.

Desde la ciudad nerviosa
A ciascuno appare più bello ciò che vede a distanza, ciò che vede negli altri. Le leggi generali che regolano la prospettiva nell'immaginazione si applicano infatti bene [...] agli altri uomini. Non solo le leggi dell'immaginazione, ma anche quelle del linguaggio. [...] Una legge del linguaggio dice infatti che - di tanto in tanto - così come fanno la loro apparizione e poi scompaiono certe malattie, di cui in seguito non si sente più parlare, nascono, non si sa bene come, spontaneamente o per caso [...] dei modi di dire che si sentono nello stesso periodo sulla bocca di persone che non paiono essersi messe d'accordo su questo.

essere migliori, e' sempre possibile

In genere sono due i principali fattori per cui le nostre vite finiscono per arenarsi: la paura e la pigrizia.

A volte temiamo cio' che dobbiamo affrontare e tendiamo percio' a rifuggire da esso, pur sapendo che prima o poi ci verra' presentato il conto. Cio' che ho imparato nel corso della vita e' che, molto spesso, piu' tardi arriva il conto, piu' salato esso e'. Ecco perche' ritengo che bisognerebbe sempre affrontare, senza rimandare ad un domani che di solito non e' mai "domani", quel qualcosa che sappiamo dover affrontare.
Mi sembra gia' di sentire qualcuno pensare "eh, ma non sempre e' meglio anticipare l'azione!", ed e' vero. Ma io qui non parlo necessariamente di "azione": "affrontare un problema" puo' significare anche decidere che il momento di affrontarlo non e' ancora giunto, che ci sara' un istante piu' propizio. Cio', tuttavia, non deve assolutamente essere fatto per evitare di affrontare il problema stesso, ma sulla base di indicazioni reali, pratiche, precise e tangibili.
Non si affronta invece il problema quando lo si lascia in sospeso, quando una reale decisione non viene presa ma perennemente rimandata, forse sperando che nel tempo si risolva da solo.

Simile e' l'effetto della nostra accidia. C'e' qualcosa che dobbiamo fare ma gia' l'idea di doverci buttare in quel qualcosa, un lavoro ad esempio, ci stanca. Immaginiamo quel problema come fosse un'immensa montagna da scalare, una montagna che ci sfianchera', ci togliera' energie, tempo, vita. In realta' pero' quel lavoro va fatto, c'e' poco da dire: affrontarlo stancamente non fara' altro che prolungarlo, trasformandolo in una lenta agonia frammista di noia e preoccupazione. Ogni giorno che ci separa dal suo termine, invece di essere vissuto come un sollievo per l'avvicinarsi della meta, ci stanca ancora di piu'. Non se ne puo' davvero piu'.

Vivere in questo modo, con questo lento e penoso trascinamento, e' davvero un non vivere, un concentrare tutta la nostra vita nei soli momenti di "hobby", magari pochi e mal vissuti, visto che gia' pensiamo che finiranno...

Imparare a vivere entrambe le situazioni come fossero sfide da vincere, da' certamente una carica ed una vitalita' in piu', che vivere nella continua ricerca di evitarle.

Spesso scopriremo che cio' che ci faceva paura non e' poi cosi' brutto, e che comunque il solo fatto di esserci mossi, di aver avuto il coraggio di uscire finalmente dalla nostra tana, ci avra' liberato dall'angoscia e dato forza e convinzione nelle nostre possibilita'.

Altrettanto spesso, il buttarci nell'azione ci fara' uscire dalle pastoie della noia e della preoccupazione, che a volte sembrano proprio nutrirsi della nostra vitalita', lasciandoci senza forze.

E' possibile considerare tutto come un'eccitante sfida, piuttosto che come un pesante dovere? Certo, e' solo questione di rappresentazioni mentali. Sfidare se' stessi, dimostrando che si puo' essere migliori, e' sempre possibile.
http://www.wolfghost.it/home?from=0 
 "Lo specchio del comportamento etico non è la propria coscienza, ma il volto di coloro che vivono con me. Quando questo volto esprime pace, speranza, gioia e felicità, a...llora è evidente che il mio comportamento è eticamente corretto". (A. Squartecchia).
Oh, l'amore non esiste per farci felici.
Credo che esista per mostrarci fin dove
siamo capaci di patire e sopportare.

HERMANN HESSE, Peter Camenzind
 
Dobbiamo difendere la lettura 
come esperienza che non coltiva l'ideale della rapidità
ma della ricchezza, della profondità, della durata.
Una lettura concentrata, amante degli indugi, dei ritorni su di sé
aperta, più che alle scorciatoie, ai cambiamenti di andatura
che assecondano i ritmi alterni della mente
 e vi imprimono le emozioni e le acquisizioni
Giuseppe Pontiggia
"Sono un'arma quando nasco dalla strada, quando sono parola di emergenza, parola nuova che sgorga immediata dai comportamenti, sono un'arma quando entro nel dettaglio affilata come una lama (Dio abita nei dettagli, si diceva un tempo), sono un'arma quando sono etica e mi attengo al veritiero, sono un'arma quando piego quel che accade mentre accade, parlata da un poeta oppure, perché no, da un generale... E soprattutto sono un'arma quando chi mi parla si rivolge agli altri come a se stesso, in trasparente intimità, c'è una regola d'oro anche per la parola, sa, giovanotto, non solo amare gli altri come se stessi, ma parlare agli altri come a se stessi, un complemento non da poco, mi creda. Perché non parlano tutti così? E' tanto difficile, poi?" Daniele Del Giudice, L'arma della parola
(da Nel segno della parola, Rizzoli, 2005)
 
 

Sono, addirittura, il recinto di Dio! Custoditemi e sarete custoditi! Proteggetemi e sarete protetti!

lascio la parola al "Silenzio", attraverso questa simpatica presentazione di Pino Pellegrino.
“Per favore. Lasciatemi, una volta tanto, prendere la parola. Lo so che è paradossale che il silenzio parli.
È contrario al mio carattere schivo e riservato. Però sento il dovere di parlare: non mi conoscete abbastanza!
Ecco, quindi, qualcosa di me.
Intanto le mie origini sono assolutamente nobili. Prima che il mondo fosse, tutto era silenzio.
Non un silenzio vuoto, no, ma traboccante. Così traboccante che una parola sola detta dentro di me ha fatto tutto!
Poi, però, ho dovuto fare i conti con una lama invisibile che mi taglia dentro: il rumore!
Ebbene lasciate che ve lo dica subito: non immaginate cosa perdete ferendomi!
Il baccano non vi dà mai una mano! Io, invece, sì.
Io sono un'officina nella quale si fabbricano le idee più profonde, dove si costruiscono le parole che fanno succedere qualcosa.
Io sono come l'uovo del cardellino: la custodia del cantare e del volare.
Simpatico, no?
Io segno i momenti più belli della vita: quello dei nove mesi, quello delle coccole, quello dello sguardo degli innamorati...
Segno anche i momenti più seri: i momenti del dolore, della sofferenza, della morte.
No, non mi sto elogiando, ma sto dicendo la pura verità.
Io mi inerpico sulle vette ove nidificano le aquile. Io scendo negli abissi degli oceani. Io vado a contare le stelle...
Io vi regalo momenti di pace, di stupore, di meraviglia. Io sono il sentiero che conduce al paese dell'anima.
Sono il trampolino di lancio della preghiera. Sono, addirittura, il recinto di Dio!
Ecco qualcosa di me.
Scusatemi se ho interrotto i vostri rumori e le vostre chiacchiere.
Prima di lasciarci, però, permettete che riassuma tutto in sole quattro parole:
Custoditemi e sarete custoditi! Proteggetemi e sarete protetti!”


Tutti parlano, tutto viene dilaniato dalle parole; e quanto oggi ancora sembra troppo duro per le zanne del tempo, domani, escoriato e scorticato, penderà da mille fauci.
Tutti parlano, tutto passa inascoltato [...]
Tutti parlano, nessuno che voglia ascoltare. Tutte le acque si precipitano scroscianti al mare, ma il ruscello sente solo il proprio scroscio.
Tutti parlano, nessuno che voglia capire. Tutto finisce in fumo, nulla che vada a finire in una sorgente profonda. [...]
O fratelli miei! Perché non imparate da me il silenzio! E la solitudine!
Tutti parlano, nessuno che sappia dire. Tutti corrono, nessuno più che impari a camminare.
Tutti parlano, nessuno mi sente cantare: Oh, che riusciate a imparare il silenzio da me!

Frammenti postumi

Che la gioia del sentirsi incontrati e abbracciati dalla tenerezza di Dio pervada ogni giorno della tua vita.

Da quando Dio si è fatto uomo,
non c’è più nessuna situazione
e nessuno spazio
nella vita dell’uomo
che siano privi di Dio
o lontani da Lui.
Da allora Dio non abita
solo nelle chiese,
ma la sua gloria
è apparsa in mezzo a noi.
Da quando Dio si è fatto uomo,
l’uomo e la sua vita quotidiana
sono il luogo dell’incontro con Dio”

(W. Kasper)

fare coscienziosamente nel tempo che Tu mi dai, quello che Tu vuoi che io faccia

Sono uscito, Signore, fuori la gente usciva. Camminavano e correvano tutti. Correvano per non perdere tempo, correvano dietro al tempo, per riprendere il tempo, per guadagnare tempo!...
"Arrivederci, signore, scusi, non ho il tempo. Ripasserò, non posso attendere, non ho il tempo.Termino questa lettera perché non ho il tempo. Avrei voluto aiutarla, ma non ho il tempo. Non posso accettare, per mancanza di tempo. Non posso riflettere, leggere, sono sovraccarico, non ho il tempo".
Vorrei pregare, ma non ho il tempo. Tu comprendi, Signore, non ho il tempo.
Lo studente, ha il suo studio e tanto lavoro, non ha tempo... più tardi...
Il giovane fa dello sport, non ha tempo... più tardi... Lo sposo novello deve arredare la casa, non ha tempo... più tardi... I genitori hanno i bambini, non hanno tempo... più tardi... I nonni hanno i nipotini, non hanno tempo... più tardi... Sono malati! Hanno le loro cure, non hanno tempo... più tardi...
Sono moribondi, non hanno... troppo tardi!... non hanno più tempo!...
Così gli uomini corrono tutti dietro al tempo, o Signore, passano sulla terra correndo, frettolosi, precipitosi, sovraccarichi, impetuosi, avventati... e non arrivano mai a tutto, manca loro il tempo, nonostante ogni sforzo, manca loro il tempo, anzi manca loro molto tempo.
Signore, Tu hai dovuto fare un errore di calcolo. V'è un errore generale: le ore sono troppo brevi, i giorni sono troppo brevi, le vite sono troppo brevi! Tu, che sei fuori del tempo, sorridi, o Signore, nel vederci lottare con esso, e Tu sai quello che fai! Tu non Ti sbagli quando distribuisci il tempo agli uomini: doni a ciascuno il tempo di fare quello che Tu vuoi che egli faccia. Ma non bisogna perdere tempo, sprecare tempo, ammazzare il tempo. Perché il tempo è un regalo che Tu ci fai, ma un regalo deteriorabile, un regalo che non si conserva.
Signore, ho tempo, ho tutto il tempo mio, tutto il tempo che Tu mi dai: gli anni della mia vita, le giornate dei miei anni, le ore delle mie giornate, sono tutti miei. A me spetta riempirli, serenamente, con calma, ma riempirli tutti, fino all'orlo, per offrirteli, in modo che della loro acqua insipida Tu faccia un vino generoso, come facesti un tempo a Cana per le nozze umane.
Non Ti chiedo, oggi, o Signore, il tempo di fare questo e poi ancora quello; Ti chiedo la grazia di fare coscienziosamente nel tempo che Tu mi dai, quello che Tu vuoi che io faccia.
riflessione-preghiera del famoso prete e scrittore francese Michel Quoist

Chi sei tu, Signore? E chi sono io?

San Francesco chiedeva spesso nella preghiera: «Chi sei tu, Signore? E chi sono io?». Dopo l’esperienza delle stimmate sul monte della Verna, dal suo cuore innamorato, uscirà questa splendida risposta:


Tu sei santo, Signore solo Dio, che compi meraviglie.
Tu sei forte, Tu sei grande, Tu sei altissimo,
Tu sei onnipotente, Tu, Padre santo, re del cielo e della terra.
Tu sei trino e uno, Signore Dio degli dèi,
Tu sei il bene, ogni bene, il sommo bene,
Signore Dio vivo e vero.
Tu sei amore e carità, Tu sei sapienza,
Tu sei umiltà , Tu sei pazienza,
Tu sei bellezza, Tu sei sicurezza, Tu sei quiete.
Tu sei gaudio e letizia, Tu sei la nostra speranza,
Tu sei giustizia e temperanza,
Tu sei tutto, ricchezza nostra a sufficienza.
Tu sei bellezza, Tu sei mansuetudine.
Tu sei protettore, Tu sei custode e difensore,
Tu sei fortezza, Tu sei rifugio.
Tu sei la nostra speranza, Tu sei la nostra fede,
Tu sei la nostra carità, Tu sei tutta la nostra dolcezza,
Tu sei la nostra vita eterna,
grande e ammirabile Signore,
Dio onnipotente, misericordioso Salvatore.

mercoledì 4 agosto 2010

PREGHIERA DEL MATTINO
Mio amato Signore, ti ringrazio di aver vegliato su di me questa notte e di avermi fatto giungere all'inizio di questo nuovo giorno.
Mi appresto a scoprire con gioia quello che tu hai preparato per me quest'oggi: saranno i fatti di sempre oppure mi aspetterà qualche nuovo compito, forse mi aprirò a nuove vedute. Accetto tutto con fiducia e gioia, convinto che tu hai predisposto tutto per il mio bene, per il tuo onore e per la tua gloria.
Riflessione
Il battesimo ci ha costituito figli di Dio; questo non ci autorizza a vivere di rendita e di privilegi, come intendevano fare gli israeliti. Accettiamo la lezione evangelica: meglio essere un «cagnolino» pieno di fede, che un «figlio» senza di essa, giacché questa virtù è la condizione essenziale per ottenere la salvezza. Se Cristo avesse concesso subito quanto la donna cananea gli chiedeva, lei si sarebbe allontanata con una grazia secondaria: la guarigione della figlia. Gesù la prova e la tratta duramente, al fine di poterle concedere anche un altro incommensurabile dono: la fede, che permetterà a questa creatura di entrare nel regno di Dio. Il Signore, molte volte, si comporta con noi nel medesimo modo, per lo stesso fine. Anziché lamentarci per il silenzio apparente di Dio alle nostre suppliche, gioiamo giacché, al posto del relativo e del momentaneo, Dio ci riempie di assoluto e di eterno.
PREGHIERA DELLA SERA
Mio amato Signore, ora che è terminata ogni mia attività del giorno, mi devo preparare al riposo necessario perché possa di nuovo servirti domani, assumendomi la sfida del mio impegno cristiano. Imploro umilmente il tuo perdono per tutto il tempo che oggi ho perso, dimenticando quali fossero le priorità e, soprattutto, pensando così poco a te e così tanto a me. Aiutami perché domani possa comportarmi meglio.

martedì 3 agosto 2010

Al ritmo dei passi

Padre Nostro del pellegrino
Padre nostro che stai sui cammini
venga a noi il tuo respiro e veglia per noi pellegrini;
sia fatta la tua volontà così nel caldo come nel freddo.
La nostra strada di ogni giorno illuminala oggi.
Soccorri le nostre debolezze, così come noi soccorriamo quelli che cedono.
Non lasciarci cadere nel dolore e liberaci da ogni male.
Amen
 
I comandamenti del pellegrino
1. Seguirai le frecce sopra ogni altra cosa
2. Non percorrerai chilometri inutili
3. Non ti riposerai, neppure i giorni di festa
4. Chiamerai tuo padre e tua madre
5. Non ti fermerai
6. Non indosserai calze sporche
7. Non ti lamenterai
8. Non dichiarerai falsi chilometraggi
9. Non avrai pensieri né desideri di abbandonare
10. Non desidererai le vesciche altrui

lunedì 2 agosto 2010

Potrebbe essere, invece, l'ultima possibilità di allenarsi alla verità.

Legge il bambino e il ragazzo, l'adulto e il nonno, la massaia e la donna manager: perchè leggere è un po' come ripetere il mestiere del minatore: si scende nelle profondità di un testo, si battaglia con la difficoltà del lessico e del pensiero, si rimane accecati da una semplice frase - o magari solo da un verbo, da una parola colorata - e la si porta alla superficie per farsela compagna lungo la giornata. Alla fine del viaggio il libro potrà anche essere stato pesante e astruso il suo concetto, ma la leggerezza di quella scoperta ne avrà giustificato il tempo investito nella lettura.
               Chissà quante volte ci capita, nel mentre siamo a contatto con qualche testo, d'avere la netta percezione che quelle righe stiano parlando di noi, che quella parola traduca un nostro stato d'animo, che quella frase sintetica sia la perfetta rappresentazione di ciò che noi avremmo spiegato con un poema intero.
               E' questa la grandezza di un testo di letteratura: che nel breve tempo di un'immagine o di un solo passaggio riesce a scatenare nella nostra anima un turbine di sensazioni, emozioni e intuizioni che non basterebbe una vita intera per sperimentare. Perchè ciò che cerchiamo quando leggiamo non è la realtà, ma una manifestazione della Verità. La nostra attenzione non cerca idee o pensieri nuovi, ma cerca quelle parole che fanno risuonare dentro di noi vecchi ricordi, desideri assopiti o semplici frammenti di un passato che ritorna a galla. E' commovente il potere che trattiene una parola.
               E' come il sasso che un bambino getta in uno stagno: il sasso accende delle onde concentriche che, piano piano, si allargano sulla superficie coinvolgendo - con distanze e tempi diversi - prima il fiore dentro l'acqua, poi la canna di bambù, l'amo del pescatore fino a raggiungere il filo d'erba sul limitare dello stagno e svegliare qualche ranocchio nascosto. La parola "forno", per esempio, a me può anche non dire nulla, ma se la legge un bambino orfano il cui padre di professione faceva il fornaio, è come se questa parola avesse acceso una catena di ricordi, di nostalgie, di fantasia che invade la sua mente e i suoi ricordi. E una parola urta un'altra parola fino ad accendere un fuoco: la potenza nascosta di un testo.
               Leggere, dunque, per sfidare la superficialità dell'epoca come le talpe a primavera che, ogni tanto, mettono la testa fuori dalla terra e poi se ne ritornano sotto: lasciando traccia del loro passaggio. E la lettura come segreto per non farsi intruppare dalla dittatura del pensiero. La storia insegna che le dittature hanno sempre cercato di vietare la lettura di certi libri: perchè ne temevano la veicolazione di pensieri e immagini che sarebbero stati capaci di smascherare la folle atrocità di imbavagliare il pensiero e l'immaginazione della gente. Anche la Chiesa lungo i secoli ha adottato tale tecnica, il più delle volte con la premura del custode: s'accorse tardi che vietare qualcosa significava offrire la curiosità migliore e decretarne il successo immediato.
               In un'estate in cui la politica s'ostina a parlare di democrazia mentre il clima della gente annuncia non più improbabili colpi di stato, leggere rimane l'occasione unica per preservare il proprio pensiero e alimentare la propria immaginazione. Perchè laddove il pensiero ristagna ed è incapace di mantenersi vivace e provocatorio, l'uomo perde pure la possibilità di decifrare il mondo in cui vive. Con buona pace di coloro che ancora s'ostinano a pensare che leggere un libro sia una semplice perdita di tempo.
Potrebbe essere, invece, l'ultima possibilità di allenarsi alla verità.
(Quaderni Cannibali) Luglio 2010 - autore: don Marco Pozza

domenica 1 agosto 2010

Gesù Cristo ricercato

Poiché
lo aspettavano ricco
e abitava con il povero.
Lo aspettavano potente
ed il suo potere è l’amore.
aspettavano un guerriero
ed è la pace la sua legge.
Lo aspettavano re dei re
e servire è il suo regnare.
Lo aspettavano sottomesso
e piega ogni orgoglio,
denunciando l’oppressione,
predicando libertà.
Lo aspettavano silenzioso
e la sua parola è la porta
dalla quale entrano
quelli che gridano
con la propria vita
la verità.
Ricompensa:
Se lo trovi, segui le sue orme

E se non puoi la vita che desideri ...non sciuparla

E se non puoi la vita che desideri
cerca almeno questo
per quanto sta in te: non sciuparla
nel troppo commercio con la gente
con troppe parole e in un viavai frenetico.
Non sciuparla portandola in giro
in balía del quotidiano
gioco balordo degli incontri
e degli inviti,
fino a farne una stucchevole estranea. 
Kavafis 

BENE-DIRE
"Ti benedico" è l’antico segreto che sospende l’esperienza del dolore quanto basta, per rimpiazzarla con un altro sentimento. Quando benediciamo le persone o le cose che ci hanno feriti, interrompiamo momentaneamente il ciclo del dolore. Non fa alcuna differenza che la sospensione duri un nanosecondo o una giornata intera. Qualunque ne sia la durata, l’atto di benedire ci spalanca una porta per cominciare a star meglio e voltare pagina. La chiave di tutto sta nel sollevarsi dal dolore per il tempo necessario a riempire il cuore e la mente con qualcos’altro. Quel qualcosa è il potere della "bellezza".
da 'la scienza perduta della preghiera' di gregg braden (macroedizioni)

esercitare il controllo più severo su noi stessi affinché non abbandoniamo mai questo impegno

La stoltezza di svendersi alle cose
mons. Antonio Riboldi  
XVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (01/08/2010)
Vangelo: Lc 12,13-21   Clicca per vedere le Letture (Vangelo: Lc 12,13-21)
Se c'è un grande inganno, che il demonio ha sempre cercato di proporre all'uomo, è quello di svendere la propria dignità e felicità vera a ciò che non può assolutamente soddisfare le nostre esigenze più profonde, ossia il possesso delle cose.
Dovremmo sapere tutti ormai, per esperienza, che ciò che è materiale, senza anima, non può mai colmare il nostro cuore. Sono 'cose', che possono donare soddisfazione, gratificazione, ma possono anche, purtroppo, rubarci l'anima.
Ciò che Dio ha creato - ed 'è cosa buona' - ci è però dato solo per un servizio alla vita, mai come oggetto 'assoluto' di felicità.
Ricordiamoci come la Sacra Scrittura ben evidenzia l'inganno, presentandoci - sotto forma di mito - ciò che il serpente seppe escogitare nel momento della prova, nel paradiso terrestre.
Dio aveva donato ad Adamo ed Eva tutto il creato, perché lo coltivassero, ma Lui, e solo Lui, era la gioia: l'uomo 'passeggiava con il suo Dio'.
Satana seppe intrecciare una menzogna fatale: far credere che il possesso del frutto proibito avrebbe fatto felici i nostri primogenitori, 'rendendoli come Dio'...
Giunge ancora oggi, come monito e sofferenza, il grido del Padre: 'Uomo dove sei?'...
Basta guardarci attorno, per rendersi conto di come tutti siamo continuamente tentati di 'riempire la vità di cose materiali, di 'ricchezze', causa di lotte tra noi, differenze e diffidenze sociali, ma alla fine lasciando inevitabilmente un grande vuoto nel cuore.
Nulla può sostituire il Bene dell'Amore del Padre!...
"Vanità delle vanità - dice Quoelet - vanità delle vanità e tutto è vanità...(Quoelet 2, 21-23)
Ma come è facile farsi prendere il cuore da queste vanità!...
Dopo il terremoto nel Belice,...La baracca, in cui si viveva, era la testimonianza della povertà totale, ma nello stesso tempo era la gioia di condividere una sofferenza con chi soffriva, con la povertà della nostra gente. 

Ci ammonisce l'apostolo Paolo, scrivendo ai Colossesi...(Col. 3, 1-5)...
È davvero grande miopia svendere la grande potenza e bellezza del cuore a cose che 'passano; possono solo dare qualche passeggera soddisfazione, ma non sono felicità e libertà.
Eppure ci cascano in tanti.
Ascoltiamo il Vangelo di Luca, che la Chiesa ci propone oggi:
"In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: ...Così è di chi accumula tesori per sé e non arricchisce davanti a Dio". (Lc. 12, 13-21)
Davvero una seria lezione per tutti noi, anche oggi: una lezione che deve aiutarci a prendere le distanze dall'aver l'animo 'soddisfatto' dalle cose, cioè sentirsi ricchi - quando poi si può veder svanire tutto nel breve spazio di Luna notte - per fare spazio alla povertà di spirito, che davvero fa conoscere la gioia di amare e il vero senso della libertà interiore.
Diceva Paolo VI, che cito sempre come grande maestro di fede:
"Il possesso e la ricerca della ricchezza, come fine a se stessa, come unica garanzia di benessere presente e di pienezza umana, è la paralisi dell'amore. I drammi della sociologia contemporanea lo dimostrano, e con quali prove tragiche e oscure! E dimostrano che l'educazione cristiana alla povertà sa distinguere innanzitutto l'uso del possesso delle cose materiali, e sa distinguere poi la libera e meritoria rinuncia ai beni temporali, in quanto impedimento allo spirito umano nella ricerca e nel conseguimento del suo ottimo fine supremo che è Dio e del suo ottimo fine prossimo, che è il fratello da amare e servire, dalla carenza di quei beni che sono indispensabili alla vita presente, cioè dalla miseria, dalla fame, a cui è dovere, è carità, provvedere....
Il discepolo di Cristo, alla sua severa scuola di povertà, scorge un rapporto meraviglioso fra povertà e carità, si direbbe complementare, e non solo perché la prima, cioè la povertà, ha bisogno di quel gratuito, spontaneo e gentile soccorso, ma perché chi ama è alla ricerca di chi possa ricevere i segni e i doni del suo amore, cioè la carità ha bisogno della povertà per esplicare l'energia di bene che le è propria". (novembre 1964)
Può mai il nostro tempo fregiarsi del titolo meraviglioso di 'solidale', quando non ve ne sono i segni? E tanta la speranza, che sorge - a volte - quando si ha notizia che i cosiddetti 'grandi della terra si riuniscono per cercare soluzioni e vie che colmino le sacche immense di miserie che non sono solo in Africa, ma in troppe parti del nostro mondo.
Ma ogni volta si ha l'impressione che da questi convegni esca solo un balbettio, che approda a poco. I Paesi cosiddetti 'ricchi' non sanno, non hanno saputo - o non vogliono? - farsi speranza per tanti nel mondo che muoiono di fame. E turba la coscienza anche solo sapere e vedere che ogni giorno tanti sono condannati ad una morte così atroce ed ingiusta, quando tutti potremmo vivere dignitosamente, se solo si mettesse fine alla corsa del benessere di pochi e nascesse quella solidarietà o amore alla povertà, che si traduce nello spezzare il pane con tutti.... a cominciare da noi, da dove siamo, dove certamente c'è chi stenta a vivere.
Dovremmo ricordare sempre, carissimi, quanto Gesù dice a proposito del giudizio finale:
"Avevo fame e non mi avete dato da mangiare... andate via da Me, maledetti!'
'Avevo fame e mi avete dato da mangiare... venite benedetti dal Padre mio!: Facciamo nostra la preghiera di Madre Teresa di Calcutta:
"O Signore, affinché possiamo seguire il tuo esempio,
donaci la grazia di abbracciare la tua povertà
come il più grande di tutti gli impegni umani.
Rendici capaci di imitare nella nostra vita la povertà del nostro Altissimo Signore Gesù Cristo e della Sua amatissima Madre.
Aiutaci ad esercitare il controllo più severo su noi stessi
affinché non abbandoniamo mai questo impegno
a causa della nostra debolezza
o dei consigli e degli insegnamenti altrui."


C'è gente che mi osserva sotto sotto
Come se l'appestato fossi io,
sarà il mio vestito spiegazzato,
la mia cravatta squinternata
o qualche chiazza di vino rosso negli occhi.
Mi guardano sotto sotto,
cos'hanno da guardare?
Forse intuiscono che so leggere la loro pestilenza,
la loro anima, il loro fiato che sa di cipolle preistoriche,
di aglio ammuffito,
di coscia di pollo bollita più ore.
Seguitano le bestie ad osservarmi come se l'appestato fossi io.

(Tratto dalla raccolta "La parte fredda dei rimpianti" di Ferdinando Giannone
Foto: When Faces On Platforms by denschliker)

pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra- "Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza, la sua vita non dipende dai suoi beni"

O Dio, vieni a salvarmi.
Signore, vieni presto in mio aiuto.
Sei tu il mio soccorso, la mia salvezza:
Signore, non tardare. (Sal 70,2.6)
PRIMA LETTURA (Qo 1,2; 2,21-23)
Che profitto c'è per l'uomo in tutta la sua fatica?
Dal libro del Qoelet
Vanità delle vanità - dice Qoelet - vanità delle vanità, tutto è vanità.
Perché chi ha lavorato con sapienza, con scienza e con successo dovrà poi lasciare i suoi beni a un altro che non vi ha per nulla faticato. Anche questo è vanità e grande sventura.
Allora quale profitto c'è per l'uomo in tutta la sua fatica e in tutto l'affanno del suo cuore con cui si affatica sotto il sole? Tutti i suoi giorni non sono che dolori e preoccupazioni penose; il suo cuore non riposa neppure di notte. Anche questo è vanità!
Parola di Dio.
Ascoltate oggi la sua voce:
"Non indurite il cuore,
come a Meriba, come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova,
pur avendo visto le mie opere".(Dal Salmo 94)
R. Fa' che ascoltiamo, Signore, la tua voce.
Parola - Seconda lettura Col 3,1-5.9-11

Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assisa alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra... Mortificate dunque quella parte di voi che appartiene alla terra: fornicazione, impurità, passioni, desideri cattivi e quella avarizia insaziabile che è idolatria.

Riflessione
Quando ci prepariamo a traslocare da un'abitazione a un'altra, eliminiamo una quantità di cianfrusaglie che, fino il giorno prima, ci è sembrato opportuno conservare; non ci preoccupiamo nemmeno di screpolature eventuali dell'intonaco o di qualche mattonella rotta. Ci accontentiamo che l'appartamento sia in grado di ospitarci alla meglio ancora per una notte. Noi siamo in permanente attesa di traslocare, con Cristo, nella casa del Padre; per questo non dovremmo preoccuparci eccessivamente delle cose della terra, poiché, allo spuntare del nuovo giorno, la lasceremo per sempre. Eppure non è così: siamo attaccati a una quantità di ninnoli e di vizi tipici di questa terra, e pensiamo poco o niente alla dimora eterna, che ci attende. La colpa di questo comportamento squilibrato è certamente da ricercarsi nelle pesanti conseguenze del peccato originale; Cristo, però, è in grado di riequilibrarci, solo che glielo permettiamo. Coraggio, allora, e diamogli la possibilità di farlo.


Parola - Vangelo Lc 12, 13-21
In quel tempo... Gesù... disse poi una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. Egli ragionava tra sé: ...riposati, mangia, bevi e datti alla gioia. Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?».

Riflessione
Se un giocatore di scacchi, nel condurre una partita importantissima, si intestardisse a realizzare il piano premeditato, senza tenere in considerazione le mosse del suo avversario, sarebbe decisamente stolto e certamente perderebbe la sfida. Noi dobbiamo, in un certo senso, giocare la partita della vita contro Satana, campione abile e astuto. Dio, però, è al nostro fianco, e non solo ci svela le mosse dell'avversario, ma addirittura ci indica le contro mosse azzeccate. Se andiamo avanti per la nostra strada, senza tenere in alcun conto i suggerimenti divini, non lamentiamoci se, prima o poi, il diavolo ci darà scacco matto. Se, invece, prima di ogni mossa importante consultiamo Dio, saremo sicuri di terminare vittoriosamente la partita della vita.
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