(...) Alcuni ritengono che si devono evitare le amicizie troppo grandi,
perché uno solo non si debba preoccupare per molti;
già basta e avanza che ciascuno si occupi delle proprie cose
ed è noioso lasciarsi coinvolgere troppo dagli affari altrui.
E', invece, molto più comodo tenere il più possibile le briglie sciolte all'amicizia
e tirarle o allentarle quando si vuole;
per vivere felicemente, infatti, è essenziale la tranquillità,
di cui l'animo non può godere se uno quasi si angustia per molti. (...)
(...) Nobile sapienza!
Sembrano privare il mondo del sole quelli che privano la vita dell'amicizia.
Che cos'è infatti questa tranquillità, in apparenza attraente,
ma in realtà da rifiutarsi per molti aspetti?
Non è naturale non intraprendere nessuna cosa o azione onesta o,
dopo averla intrapresa, abbandonarla per non preoccuparsi.
E se fuggiamo l'affanno dobbiamo fuggire la virtù,
che è inevitabile che disprezzi e odi, con qualche inquietudine, le cose a sé contrarie,
come la bontà odia la cattiveria, la moderazione l'eccesso, il coraggio la viltà;
così si può vedere
che i giusti soffrono soprattutto per le ingiustizie,
i coraggiosi per le viltà,
i miti per i delitti.
Si addice, dunque, a un animo ben costruito
rallegrarsi per le buone cose e affliggersi per le cattive.
(da:"L'Amicizia" di Cicerone)
sabato 8 giugno 2013
venerdì 7 giugno 2013
Deposto nel fondo di una bisaccia, riconcilia il viandante con la vita.
Si direbbe che il pane, più che per nutrire,
è nato per essere condiviso.
Con gli amici,
con i poveri,
con i pellegrini,
con gli ospiti di passaggio.
Spezzato sulla tavola,
cementa la comunione dei commensali.
Deposto nel fondo di una bisaccia,
riconcilia il viandante con la vita.
Offerto in elemosina al mendicante,
gli regala un’esperienza,
sia pur fugace, di fraternità.
Donato a chi bussa di notte nel bisogno,
oltre a quella dello stomaco placa anche la fame dello spirito,
che è fame di solidarietà.
Raccolto nelle sporte,
dopo un pasto miracoloso sull’erba verde,
sta a indicare che,
a chi sa fare la divisione,
riesce bene anche la moltiplicazione.
È proprio vero, Giuseppe.
Il pane è il sacramento più giusto del tuo vincolo con Maria.
Lei morde quello di frumento,
procuratole da te col sudore della fronte.
Tu mordi il pane del suo destino
che l’ha resa Madre del Figlio di Dio.
E per questo che per noi,
o falegname di Nazaret,
tu sei provocatore di condivisioni
generose e assurde,
appassionate e temerarie,
al centro della sapienza
e al limite della follia.
Insegnaci, allora, a condividere.
Tonino Bello
è nato per essere condiviso.
Con gli amici,
con i poveri,
con i pellegrini,
con gli ospiti di passaggio.
Spezzato sulla tavola,
cementa la comunione dei commensali.
Deposto nel fondo di una bisaccia,
riconcilia il viandante con la vita.
Offerto in elemosina al mendicante,
gli regala un’esperienza,
sia pur fugace, di fraternità.
Donato a chi bussa di notte nel bisogno,
oltre a quella dello stomaco placa anche la fame dello spirito,
che è fame di solidarietà.
Raccolto nelle sporte,
dopo un pasto miracoloso sull’erba verde,
sta a indicare che,
a chi sa fare la divisione,
riesce bene anche la moltiplicazione.
È proprio vero, Giuseppe.
Il pane è il sacramento più giusto del tuo vincolo con Maria.
Lei morde quello di frumento,
procuratole da te col sudore della fronte.
Tu mordi il pane del suo destino
che l’ha resa Madre del Figlio di Dio.
E per questo che per noi,
o falegname di Nazaret,
tu sei provocatore di condivisioni
generose e assurde,
appassionate e temerarie,
al centro della sapienza
e al limite della follia.
Insegnaci, allora, a condividere.
Tonino Bello
giovedì 6 giugno 2013
Ci fa schifo questa mediocrità, questo patteggiare, questo giocare a rimpiattino con la coscienza
Mio Dio, lo so che possiamo disonorare Cristo.
È terribile la nostra avventura di cristiani sulla terra,
di seguaci di Cristo
che è donazione infinita, fino alla morte.
Se noi siamo suoi seguaci, nel nostro modo di vivere e di operare dovrebbe rivivere Cristo fatto carne e sangue.
Molte volte il nostro cristianesimo è così tremendamente falso
perché fatto solo di parole.
Tante belle cose dico ogni domenica,
ma ho un impegno terribile,
poiché posso diventare menzogna viva,
sconsacratore di Dio e di Cristo,
falso annunziatore di una dottrina meravigliosa.
Facciamo bestemmiare Dio,
facciamo orrore alla nostra chiesa.
Perché che cosa fanno i preti
, cosa fanno i cristiani in questa realtà storica,
come agiscono,
che fervore, che fiamma, che verità sono?
A volte, in certe creature, cosiddette lontane da Dio,
che bestemmiano e peccano,
si vede, nella carenza della presenza di Dio, implorare Dio;
e molte volte invece questa forza,
questa presenza inespressa,
in noi preti, in noi cristiani, non c’è.
E allora questa nostra mediocrità ci fa schifo.
Ci fa schifo questa mediocrità,
questo patteggiare, questo giocare a rimpiattino con la coscienza
e magari vestirci a festa e, davanti a Dio, dire:
“Signore, io non sono come quelli là”.
Dire che le cose della terra non valgono nulla
e poi anche noi andare all’arrembaggio come gli altri;
dire che è sporcizia il male interiore,
e poi al male strizzare l’occhiolino
e vivere pieni di ipocrisia;
concederci tutto quello che possiamo concederci
fingendo di credere che Dio non ci veda.
Come è terribile la logica del cristiano,
come è terribile!
Mio Dio benedetto, abbi pietà di noi.
Il tuo messaggio è meraviglioso,
il tuo impegno è grande,
e noi siamo deboli e fiacchi.
Noi abbiamo un compito di verità,
ma è tanto difficile, Signore, la verità.
(La voce di don Bensi, Vangeli a S. Michelino).
È terribile la nostra avventura di cristiani sulla terra,
di seguaci di Cristo
che è donazione infinita, fino alla morte.
Se noi siamo suoi seguaci, nel nostro modo di vivere e di operare dovrebbe rivivere Cristo fatto carne e sangue.
Molte volte il nostro cristianesimo è così tremendamente falso
perché fatto solo di parole.
Tante belle cose dico ogni domenica,
ma ho un impegno terribile,
poiché posso diventare menzogna viva,
sconsacratore di Dio e di Cristo,
falso annunziatore di una dottrina meravigliosa.
Facciamo bestemmiare Dio,
facciamo orrore alla nostra chiesa.
Perché che cosa fanno i preti
, cosa fanno i cristiani in questa realtà storica,
come agiscono,
che fervore, che fiamma, che verità sono?
A volte, in certe creature, cosiddette lontane da Dio,
che bestemmiano e peccano,
si vede, nella carenza della presenza di Dio, implorare Dio;
e molte volte invece questa forza,
questa presenza inespressa,
in noi preti, in noi cristiani, non c’è.
E allora questa nostra mediocrità ci fa schifo.
Ci fa schifo questa mediocrità,
questo patteggiare, questo giocare a rimpiattino con la coscienza
e magari vestirci a festa e, davanti a Dio, dire:
“Signore, io non sono come quelli là”.
Dire che le cose della terra non valgono nulla
e poi anche noi andare all’arrembaggio come gli altri;
dire che è sporcizia il male interiore,
e poi al male strizzare l’occhiolino
e vivere pieni di ipocrisia;
concederci tutto quello che possiamo concederci
fingendo di credere che Dio non ci veda.
Come è terribile la logica del cristiano,
come è terribile!
Mio Dio benedetto, abbi pietà di noi.
Il tuo messaggio è meraviglioso,
il tuo impegno è grande,
e noi siamo deboli e fiacchi.
Noi abbiamo un compito di verità,
ma è tanto difficile, Signore, la verità.
(La voce di don Bensi, Vangeli a S. Michelino).
mercoledì 5 giugno 2013
Varcare la soglia di una chiesa dovrebbe essere come uscire dal tempo e immergersi nell'eterno
Ascoltare in silenzio,
meditare in silenzio;
e allargare il cuore sul mondo,
in silenzio;
e sentirsi in comunione con tutti i poveri della terra,
con tutte le vittime che cadono sotto i colpi dell'ingiustizia e del male:
tutte le vittime uccise ogni giorno
dal potere sempre impaurito e scontento.
In silenzio.
E dire a voce alta solo le preghiere stabilite,
ma dirle con la voce di tutti i giusti del mondo;
e cantare ciò che si deve cantare;
cantare con i santi, con i fanciulli, con gli angeli,
con tutta la Chiesa pellegrina e beata:
perché è così, è solo così che si devono celebrare i misteri di Dio e dell’uomo.
E cessiamo di fare chiasso,
di disturbare lo Spirito Santo;
cessiamo di sciupare e di rovinare la grazia,
il tempo in cui Dio tenta di salvarci e di salvare il mondo.
Cessiamo di avere fretta e di fare il verso dei burattini dagli altari.
Chi ha fretta non ci venga:
non vada in chiesa!
Perché chi non ha tempo per Iddio,
non ha tempo neppure per l'uomo.
Varcare la soglia di una chiesa dovrebbe essere
come uscire dal tempo e immergersi nell'eterno:
ma non per evadere, e fuggire, e alienarsi,
ma per caricarsi di Dio,
appunto della sua parola,
per poi ritornare e magari esplodere.
E ruminare dentro il cuore ogni evento,
tutto questo rutilare di misteri,
che poi sono i misteri che intrecciano tutta la nostra esistenza.
Ruminarli nel silenzio:
pregare la parola,
mangiare la parola.
Come faceva la Vergine
che “serbava ogni cosa nel suo cuore”.
Ed è lei appunto l’immagine della Chiesa,
di come dev’essere e di ciò che deve fare la Chiesa;
cioè come accogliere la parola e comprenderla.
Perché solo così può sperare di comporre il suo magnificat,
di arrivare a cantare l’alleluia della vita nuova.
Così facciamo almeno per la settimana santa.
(David Maria Turoldo, Omelia per la Domenica delle Palme).
martedì 4 giugno 2013
Se gli altri odiano, non è una ragione perché odiamo anche noi.
La pace cristiana non è regolata dal “do ut des”:
se tu sarai pacifico con me, io lo sarò con te. [...]
Al pari della fede, della speranza e della carità,
la pace è vera beatitudine
quando non c’è tornaconto né convenienza né interesse di pace,
vale a dire
quando incomincia a parere una follia
davanti al buon senso della gente “ragionevole”.
Se uno raccorcia la pace,
o cerca di contenerla nell’area di una “ragione computistica”,
sarà portato a concludere che
il non essere in pace con chi non è in pace con noi,
non è un peccato,
ma un diritto
che arriva fino allo sterminio della parte avversa.
La contabilità cristiana conosce la sola partita del dare:
se vi aggiungiamo l’avere,
non ci dobbiamo sorprendere
se rivedremo sul tappeto le ragioni del lupo,
il quale, essendo a monte del fiume,
trovava che l’agnello gli intorbidava le acque.
Se gli altri odiano,
non è una ragione perché odiamo anche noi.
Si vince il male col bene;
la malattia con la salute;
si oppone all’ostilità la carità:
questo è il comandamento di Dio.
Gli altri sono comandamenti di uomini,
e uomini senza Dio,
anche se fanno salamelecchi al prete.
Quando ci si giustifica delle ingiurie nostre col fatto delle ingiurie altrui,
decadiamo dal cristianesimo:
rendiamo nulla l’incarnazione con la passione e la risurrezione di Cristo.
Ad amare i soli amici erano buoni anche i pagani.
La pace comincia in noi... in me e da me, da te, da ciascuno....
Come la guerra.
Ma come si può arrivare alla pace
se si seguita a coltivare,
quasi orto per ortaggi,
questa spartizione manichea dell’umanità e della spiritualità;
se si seguita ad alimentare una polemica fatta di apriorismi e ingiurie;
deformazioni e repulse;
se si aumentano ogni giorno più la disparità economica
tra chi spedisce lingotti d’oro all’estero
e chi vive nelle baracche
e intristisce nella disoccupazione;
se si insiste a vedere nel fratello insignito
di un diverso distintivo politico
un cane da abbattere,
un rivale da sopprimere,
un nemico da odiare?
Quanti cristiani,
per assicurarsi un diritto all’odio,
si tramutano in farisei che non vedono fratelli,
ma pubblicani, ma samaritani, ma pagani.
Come se Gesù non fosse mai venuto,
e non fosse morto e risorto!...
(Primo Mazzolari, Tu non uccidere).
se tu sarai pacifico con me, io lo sarò con te. [...]
Al pari della fede, della speranza e della carità,
la pace è vera beatitudine
quando non c’è tornaconto né convenienza né interesse di pace,
vale a dire
quando incomincia a parere una follia
davanti al buon senso della gente “ragionevole”.
Se uno raccorcia la pace,
o cerca di contenerla nell’area di una “ragione computistica”,
sarà portato a concludere che
il non essere in pace con chi non è in pace con noi,
non è un peccato,
ma un diritto
che arriva fino allo sterminio della parte avversa.
La contabilità cristiana conosce la sola partita del dare:
se vi aggiungiamo l’avere,
non ci dobbiamo sorprendere
se rivedremo sul tappeto le ragioni del lupo,
il quale, essendo a monte del fiume,
trovava che l’agnello gli intorbidava le acque.
Se gli altri odiano,
non è una ragione perché odiamo anche noi.
Si vince il male col bene;
la malattia con la salute;
si oppone all’ostilità la carità:
questo è il comandamento di Dio.
Gli altri sono comandamenti di uomini,
e uomini senza Dio,
anche se fanno salamelecchi al prete.
Quando ci si giustifica delle ingiurie nostre col fatto delle ingiurie altrui,
decadiamo dal cristianesimo:
rendiamo nulla l’incarnazione con la passione e la risurrezione di Cristo.
Ad amare i soli amici erano buoni anche i pagani.
La pace comincia in noi... in me e da me, da te, da ciascuno....
Come la guerra.
Ma come si può arrivare alla pace
se si seguita a coltivare,
quasi orto per ortaggi,
questa spartizione manichea dell’umanità e della spiritualità;
se si seguita ad alimentare una polemica fatta di apriorismi e ingiurie;
deformazioni e repulse;
se si aumentano ogni giorno più la disparità economica
tra chi spedisce lingotti d’oro all’estero
e chi vive nelle baracche
e intristisce nella disoccupazione;
se si insiste a vedere nel fratello insignito
di un diverso distintivo politico
un cane da abbattere,
un rivale da sopprimere,
un nemico da odiare?
Quanti cristiani,
per assicurarsi un diritto all’odio,
si tramutano in farisei che non vedono fratelli,
ma pubblicani, ma samaritani, ma pagani.
Come se Gesù non fosse mai venuto,
e non fosse morto e risorto!...
(Primo Mazzolari, Tu non uccidere).
lunedì 3 giugno 2013
Hai i tuoi capi che ti dicono esattamente Ciò che devi fare affinché stiate bene.
Poesia di Bertolt Brecht
Ho sentito che non volete imparare niente
Ho sentito che non volete imparare niente.
Deduco: siete milionari.
Il vostro futuro è assicurato - esso è
Davanti a voi in piena luce. I vostri genitori
Hanno fatto sì che i vostri piedi
Non urtino nessuna pietra. Allora non devi
Imparare niente. Così come sei
Puoi rimanere.
E se, nonostante ciò, ci sono delle difficoltà, dato che i tempi,
Come ho sentito, sono insicuri
Hai i tuoi capi che ti dicono esattamente
Ciò che devi fare affinché stiate bene.
Essi hanno letto i libri di quelli
Che sanno le verità
Che hanno validità in tutti i tempi
E le ricette che aiutano sempre.
Dato che ci sono così tanti che pensano per te
Non devi muovere un dito.
Però, se non fosse così
Allora dovresti studiare.
Ho sentito che non volete imparare niente
Ho sentito che non volete imparare niente.
Deduco: siete milionari.
Il vostro futuro è assicurato - esso è
Davanti a voi in piena luce. I vostri genitori
Hanno fatto sì che i vostri piedi
Non urtino nessuna pietra. Allora non devi
Imparare niente. Così come sei
Puoi rimanere.
E se, nonostante ciò, ci sono delle difficoltà, dato che i tempi,
Come ho sentito, sono insicuri
Hai i tuoi capi che ti dicono esattamente
Ciò che devi fare affinché stiate bene.
Essi hanno letto i libri di quelli
Che sanno le verità
Che hanno validità in tutti i tempi
E le ricette che aiutano sempre.
Dato che ci sono così tanti che pensano per te
Non devi muovere un dito.
Però, se non fosse così
Allora dovresti studiare.
domenica 2 giugno 2013
Ma rifiutate anche l'avventura in cui la parte dell'orgoglio è più grande di quella del servizio.
Poesia di Raoul Follereau
da Se Cristo domani
Uno scopo alla vita
All'opera miei giovani amici!
Mentre i Grandi preparano il suicidio dell'umanità
o si divertono a giocare alle bocce
nella stratosfera, la sconvolgente moltitudine
dei Poveri si sforza di sopravvivere amandosi.
E verso dI loro che bisogna andare.
E per loro che bisogna combattere.
Sono loro che dobbiamo amare..
Cercate uno scopo alla vostra vita?
Mancano nel mondo tre milioni di medici:
diventate medici.
Più di un miliardo di esseri umani non sanno
né leggere né scrivere:
diventate insegnanti.
Due uomini su tre non mangiano a sazietà:
diventate seminatori e fate sorgere dalle terre
incolte raccolti che li sazieranno.
I vostri fratelli hanno bisogno di voi:
in qualunque disciplina diventate molto
semplicemente, molto nobilmente degli «operai»:
Poiché ogni lavoro è nobile quando lo siappende
a una stella.
Diventate qualcuno per fare qualcosa.
Rifiutate di mettere la vostra vita
su un binario morto.
Ma rifiutate anche l'avventura in cui la parte
dell'orgoglio è più grande di quella del servizio.
Denunciate, ma per esaltare.
Contestate, ma per costruire.
Che perfino la vostra rivolta stessa e la suacollera,
siano amore!
Sono forti coloro che credono e che vogliono costruire.
Costruite la felicità degli altri.
Il domani avrà il vostro viso.
Il mondo sta diventando disumano:
siate uomini.
da Se Cristo domani
Uno scopo alla vita
All'opera miei giovani amici!
Mentre i Grandi preparano il suicidio dell'umanità
o si divertono a giocare alle bocce
nella stratosfera, la sconvolgente moltitudine
dei Poveri si sforza di sopravvivere amandosi.
E verso dI loro che bisogna andare.
E per loro che bisogna combattere.
Sono loro che dobbiamo amare..
Cercate uno scopo alla vostra vita?
Mancano nel mondo tre milioni di medici:
diventate medici.
Più di un miliardo di esseri umani non sanno
né leggere né scrivere:
diventate insegnanti.
Due uomini su tre non mangiano a sazietà:
diventate seminatori e fate sorgere dalle terre
incolte raccolti che li sazieranno.
I vostri fratelli hanno bisogno di voi:
in qualunque disciplina diventate molto
semplicemente, molto nobilmente degli «operai»:
Poiché ogni lavoro è nobile quando lo siappende
a una stella.
Diventate qualcuno per fare qualcosa.
Rifiutate di mettere la vostra vita
su un binario morto.
Ma rifiutate anche l'avventura in cui la parte
dell'orgoglio è più grande di quella del servizio.
Denunciate, ma per esaltare.
Contestate, ma per costruire.
Che perfino la vostra rivolta stessa e la suacollera,
siano amore!
Sono forti coloro che credono e che vogliono costruire.
Costruite la felicità degli altri.
Il domani avrà il vostro viso.
Il mondo sta diventando disumano:
siate uomini.
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