sabato 17 aprile 2010

IL SILENZIO

Ascolta, figlio mio, il silenzio.

E’ un silenzio ondulato,

un silenzio,

dove scivolano valli ed echi

e che inclina le fronti

al suolo.

Federico Garcia Lorca, da Poema del cante jondo, 1931

SILENZIO


Tutti hanno paura del silenzio.
Tutti si sforzano di uccidere il silenzio.
Anche nei monasteri
Spesso c'è poco silenzio.
Perché appena l'uomo fa silenzio
Comincia a comunicare con se stesso.
Appena l'uomo fa silenzio
Comincia a vedere dentro di sé.
E vedere dentro di sé fa paura.

Bisogna creare isole di silenzio
Intorno a noi e nelle nostre occupazioni:
Sono isole di difesa, sono isole di ripresa.

Occorre creare isole di silenzio
per non essere soli.
Occorre creare isole di silenzio
Nelle occupazioni più assorbenti,
Per non essere dei travolti,
Per dominare le cose
E non lasciare che le cose ci travolgano.
Dio ci vuole dominatori delle cose,
Non fuscelli travolti dalle acque.
( Anonimo)

Prendi un sorriso, regalalo a chi non l'ha mai avuto.

Prendi un raggio di sole, fallo volare là dove regna la notte.

Scopri una sorgente, fa bagnare chi vive nel fango.

Prendi una lacrima, posala sul volto di chi non ha pianto.

Prendi il coraggio, mettilo nell'animo di chi non sa lottare.

Scopri la vita, raccontala a chi non sa capirla.

Prendi la speranza,e vivi nella sua luce.

Prendi la bontà, e donala a chi non sa donare.

Scopri l'amore, e fallo conoscere al mondo.

Mahtma Gandhi

http://larosadigerico.splinder.com/home?from=320

ricorda che anche il dono che fai è sempre un dono che tu hai ricevuto per l'altro

Regala agli altri la luce che non hai,
la forza che non possiedi,
la speranza che senti vacillare in te,
la fiducia di cui sei privo.
Illuminali dal tuo buio.
Arricchiscili con la tua povertà.

Regala un sorriso
quando tu hai voglia di piangere.

Produci serenità
dalla tempesta che hai dentro.
"Ecco, quello che non ho te lo dono".
Questo sia il tuo paradosso.

Ti accorgerai che la gioia
a poco a poco entrerà in te,
invaderà il tuo essere,
diventerà veramente tua nella misura
in cui l'avrai regalata agli altri.

( Alessandro Manzoni )


" Più si ama, meno si osserva dall’alto;

più si ama, meno si giudica;

più si ama, più si perdona; più si ama, più si ascolta e meno si parla;

più si ama, più si diventa roccia, appoggio, sicurezza per l’altro;

più si ama, più si è veri! " (S. Agostino)

Pazienza e perseveranza

C’è un precetto salutare del nostro Signore e maestro che dice: « Chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvo» (Mt 10,22). E un altro: « Se rimarrete nella mia parola sarete veramente miei discepoli, conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi» (Gv 8,3 1-32).

Bisogna essere pazienti e perseveranti, fratelli carissimi, affinché, dopo essere stati ammessi alla speranza della verità e della libertà, possiamo giungere alla verità e alla libertà vere e proprie.
Il nostro stesso essere cristiani è questione di fede e di speranza, ma perché fede e speranza possano conseguire il loro frutto è necessaria la pazienza. Non perseguiamo, infatti, una gloria per l’immediato, ma una gloria futura.

Attesa e perseveranza sono dunque necessarie per portare a compimento ciò che abbiamo cominciato ad essere e per entrare in possesso di ciò che speriamo e crediamo per divina garanzia.



Cipriano di Cartagine, Elogio della pazienza 13

"Denken ist Danken", "pensare è ringraziare". Martin Heidegger

Un buon matrimonio è quello nel quale ciascuno fa dell' altro il custode della sua solitudine e gli accorda questa fiducia, la più grande possibile… Una volta che si è compreso e accettato che, anche tra gli esseri umani più vicini, continuano a esistere distanze infinite, può svilupparsi una meravigliosa vita fianco a fianco, se si riesce ad amare quella distanza che permette a ognuno di vedere nella totalità il profilo dell' altro stagliato contro un ampio cielo.

R. M. Rilke

"Ci sono uomini che usano le parole al solo scopo di nascondere i loro pensieri"

Voltaire

Se sono ribelli è, forse, perché sono fedeli a valori di­menticati» (Sulivan).

So­no tormentato dal dubbio che non sempre i superiori abbiano meditato questa parabola (dei "due figli", Mt 21, 28-32) e ne abbiano quin­di tratto le rigorose conclusioni. Così rischiano di prendere qualche abbaglio allorché si tratta di scopri­re quali siano i figli veramente obbedienti.

Cortigiano non vuol dire collaboratore.

Adulare non è sinonimo di amare.

Dire «sì» non equivale a «fare».

Chi «si fa avanti» precipitosamente, quasi sem­pre scantona poi, non appena si trova fuori portata dalla vista del superiore.

Chi ha il «sì facile» sovente ha «l'impegno dif­ficile».

Il sorriso cerimonioso si accompagna inevitabil­mente al mugugno.

Gli specialisti dell'inchino - colonna vertebrale ad angolo retto - trovano una insormontabile difficoltà a piegare la schiena quando si tratta di afferrare la zap­pa e lavorare sul serio.

Quelli che si trovano immancabilmente in prima fila nelle parate ufficiali, finiscono volentieri nelle re­trovie (pantofole e poltrona) quando il calendario se­gna i grigi giorni feriali.

Certi «ribelli» sono i figli più appassionati della Casa. Il loro, sovente, è un amore deluso. Se sono «ribelli», può darsi che qualcuno li abbia feriti. «Se sono ribelli è, forse, perché sono fedeli a valori di­menticati» (Sulivan).

Certe «teste calde» hanno il solo torto di non saper adoperare la parola come turibolo. In realtà, un superiore intelligente sa di poter contare su di lo­ro. A occhi chiusi.

Possono avere qualche «parola sbagliata». Ma le azioni sono quelle giuste.

A.Pronzato, Vangeli scomodi, 353-354

Ho ascoltato il silenzio e mi ha detto:

Chi non comprende il tuo silenzio probabilmente non capirà nemmeno le tue parole..
Elbert Hubbard
Oggi di fronte ad una valutazione negativa ricevuta la tentazione sarebbe quella alzare la voce, ma le parole messe in testa giungono a monito e tutto si ricompone nel silenzio.
E' questa forse la sola risposta...
Scucire e ricucire
"Un sarto ebreo ricevette da un nobile della sua città l'incarico di cucire un raro capo di vestiario con un tessuto prezioso acquistato a Parigi. Il nobile raccomandò al sarto di realizzare un capolavoro. Il sarto sorrise e rispose che non c'era bisogno di incitamenti perché lui era il migliore della regione. Terminata l'opera portò il vestito dall'illustre cliente, ma ne ricevette in cambio solo ingiurie e accuse di aver rovinato il tessuto. Il sarto frastornato e avvilito andò a chiedere consiglio da reb Yerahmiel che gli disse pressappoco così: "Disfa tutte le cuciture del vestito e poi ricucile esattamente negli stessi punti di prima. Poi riportaglielo". Il sarto seguì lo strano consiglio e riportò il vestito al nobile. Con sua sorpresa il signore fu entusiasta del lavoro e aggiunse anche un premio al salario.Reb Yerahmiel gli spiegò poi: "La prima volta tu avevi cucito con arroganza e l'arroganza non ha grazia. Perciò sei stato respinto. La seconda volta hai cucito con umiltà e il vestito ha acquistato valore". È decisiva l'intenzione, più della perizia, l'ispirazione più della maestria, anche negli umili lavori. Nel libro delle sacre scritture Esodo/Nomi, Dio attraverso Mosè assegna all'eccellente artigiano Betzalèl l'esecuzione di molti lavori utili al culto. Ma prima: "Lo ha riempito, di vento di Elohìm: in sapienza, in intelligenza, in conoscenza e in ogni lavoro" (35,31). La sola abilità tecnica è sterile, vana.Per chi è abituato a considerare solo il prodotto finito e non il modo con cui lo si lavora, per chi giudica l'opera e non l'intenzione, questo racconto è invano".

Erri De Luca, Alzaia, 33


Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità.
Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero.
(anonimo)

«Talvolta un pensiero mi annebbia l'Io: sono pazzi gli altri, o sono pazzo io?»

Albert Einstein

immagina ciò che puoi raggiungere quando sei tu a credere in te stesso


Non perdere mai la speranza nell’inseguire i tuoi Sogni.
perché c’e’ un’unica creatura che può fermarti,
e quella creatura sei tu.
Non smettere mai di credere in te stessa e nei tuoi sogni.
Non smettere mai di cercare,
tu realizzerai sempre ogni cosa ti metterai in testa.

L’unico responsabile del tuo successo
o del tuo fallimento sei tu, ricordalo…
ogni pensiero o idea pronunciata a voce alta viaggia nel vento,
la voce corre nell’aria, cambiandone il corso.
Se sei brava da udire abbastanza,
tu potrai ascoltare l’eco di saggezze
e conoscenze lontane nel tempo e nello spazio.
Tutto il sapere del mondo e’ a disposizione di chiunque sia disposto
a credere e a voler ascoltare.

La libertà e’ una scelta che soltanto tu puoi fare:
tu sei legata soltanto dalle catene delle tue paure.
Non e’ mai una vera tragedia provare e fallire,
perché prima o poi si impara, la tragedia e’
non provarci nemmeno per paura di fallire.

Mentre noi possiamo orientare
le nostre mosse verso un obiettivo comune,
ognuno di noi deve trovare la sua strada,
perché le risposte non possono essere trovate
seguendo le orme di un’altra persona….
Se tu puoi compiere grandi cose quando gli altri credono in te,
immagina ciò che puoi raggiungere
quando sei tu a credere in te stessa
.

Peter O’Connor, da “Ali sull’oceano”


Ho imparato a essere felice là dove sono. Ho imparato che ogni momento di ogni singolo giorno racchiude tutta la gioia, tutta la pace, tutti i fili di quella trama che chiamiamo vita. Il significato è riposto in ogni istante. non c'è un altro modo per trovarlo. Percepiamo solo e soltanto ciò che permettiamo a noi stessi di percepire, tutti i giorni, un istante dopo l'altro.

Hesse

Non essere in guerra con te stesso:


Se tracci col gesso una riga sul pavimento,
è altrettanto difficile camminarci sopra che avanzare sulla più sottile delle funi.
Eppure chiunque ci riesce tranquillamente perché non è pericoloso.
Se fai finta che la fune non è altro che un disegno
fatto col gesso e l'aria intorno è il pavimento, riesci a procedere sicuro su tutte le funi.
Ciò che conta è tutto dentro di noi; fuori nessuno può aiutarci.
Non essere in guerra con te stesso: così... tutto diventa
possibile, non solo camminare su una fune, ma anche volare.

Hermann Hesse

venerdì 16 aprile 2010

IL SILENZIO


Esiste qualcosa di più grande

e più puro
ripetto a ciò che la bocca
pronuncia.
Il silenzio illumina l'anima,
sussurra ai cuori e li unisce.
Il silenzio ci porta lontano
da noi stessi,
ci fa veleggiare
nel firmamento dello spirito,
ci avvicina al cielo;
ci fa sentire che il corpo
è nulla più che una prigione,
e questo mondo
è un luogo d'esilio.

K.Gibran

Auguri Benedetto Papa... anch'io voglio bene al papa

di Don Primo Mazzolari,
da L'Osservatore Romano (02/05/09)

Anche per il Papa,
il Sinedrio è sempre convocato,
e il Tribunale siede in permanenza.
Tutti l'abbiamo giudicato, una, due, tante volte:
tutti ci crediamo in diritto di giudicarlo.
Ogni colpa è sua.
Se ha fatto, perché ha fatto;
se non ha fatto, perché non ha fatto.
I peccati di omissione sono i più grossi capi d'accusa nella requisitoria
che ognuno di noi ha già elaborato contro di lui...

“Se il papa avesse detto...”.
“Se il Papa si fosse apertamente dichiarato...”.
“Se il papa non avesse mostrato di aver paura...”.
Falsi testimoni e gente in buona fede s'avvicendano al banco dell'accusa.

Ogni giorno ha le sue accuse:
ogni epoca nuovi torti da buttargli addosso.
E quasi par che abbiano ragione questi e quelli,
benché si contraddicano come i testimoni del Sinedrio.

Chi deve rispondere della salvezza di tutti
può aver sempre torto davanti a qualcuno.
Ci vuol bene il Papa
che porti di fronte alla storia la colpa che tutti rifiutano.
Ci vuol sempre un innocente
che possa essere condannato per salvare i colpevoli:
uno che muoia per il popolo...

la parola viva di Dio che brucia

“La vera contemplazione è il contrario del quietismo. La vera contemplazione è sempre un fuoco vivo, una vita che si apre, una professione di fede. Nella creazione è la parola viva di Dio che brucia nella sostanza dell'uomo come un fuoco nascosto. Se Dio ha parlato, una volta, se un'anima lo ha ascoltato, allora il silenzio non è più vuoto, non è mai neanche una semplice eco della parola, ma è una forma di risposta, l’accettazione della parola e precisamente l’accettazione viva, attiva. Nel silenzio l'animo raggiunge il centro della parola. Questo silenzio è il presupposto di ogni dialogo e di ogni continuazione del dialogo” (A. von Speyr).
... e allora...

“«Darò ascolto a quello che stia per dire dentro di me il Signore» (Sal 84,9). Beata l'anima che ascolta il Signore che le parla dentro, e accoglie dalla sua bocca la parola di consolazione. Beate le orecchie che colgono la preziosa e discreta voce di Dio e non tengono alcun conto dei discorsi di questo mondo. Veramente beate le orecchie che danno retta, non alla voce che risuona dal di fuori, ma alla verità che parla e ammaestra dal di dentro. Beati gli occhi che, chiusi alle cose esteriori, sono attenti alle interiori. Beati coloro che sanno penetrare ciò che è interiore e si preoccupano di prepararsi sempre più, con sforzo quotidiano, a comprendere le cose arcane del cielo. Beati coloro che bramano di dedicarsi a Dio, sciogliendosi da ogni impaccio temporale” (Imitazione di Cristo).
...per questo prego:

«Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto forza e hai prevalso. Sono diventato oggetto di scherno ogni giorno; ognuno si fa beffe di me. Quando parlo, devo gridare, devo proclamare: «Violenza! Oppressione! ». Così la parola del Signore è diventata per me motivo di obbrobrio e di scherno ogni giorno. Mi dicevo: «Non penserò più a lui, non parlerò più in suo nome! ». Ma nel mio cuore c'era come un fuoco ardente, chiuso nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo» (Ger 20, 7-9).

Il vero cristiano


“Il vero cristiano, colui che ha fatto suo l'esempio e l'insegnamento di san Paolo, non sa che cosa voglia dire fermarsi, o peggio indietreggiare; ma pieno di liete speranze e del desiderio di migliorarsi, e di migliorare il mondo, avanza serenamente in una continua ricerca del bene, in un continuo approfondimento della propria altissima dignità di vivente in Cristo, a cui vuole adeguare pensieri, affetti, attività e lavoro.

...Ogni bravo cristiano si fida di Cristo; compie il suo dovere secondo i vari ordinamenti che sono regola della sua coscienza: coscienza religiosa, coscienza civile, in faccia a Dio e in faccia agli uomini. Il cristiano non transige e si guarda dai compromessi: procede impavido e sicuro. Egli è cooperatore dei problemi della pace. A fortificare le energie della sua resistenza al male e all'errore egli prega, egli invoca l'aiuto celeste della grazia che illumina e sostiene i forti” (Giovanni XXIII).

cantare il Dio vivente


“L’essere umano si ferma alle apparenze. Dio non guarda la superfice, ma il cuore. Dà la possibilità di trovare, al di là delle contraddizioni, il segreto d’una felicità...
L’essenziale passa sempre per il cuore”; è dentro – tra le pareti del cuore – che bisogna ricercare la sorgente della felicità. E’ necessario rimettersi in gioco più volte al giorno, soprattutto quando i limiti della nostra umanità si contrappongono alla luce della fede...
Perché darsi pena per un diluvio di lacrime interiori? Si troverà sempre un’arca di Noè sulle acque, per cantare il Dio vivente”. (Frère Roger).

giovedì 15 aprile 2010

Da' parole alla vita


Da’ parole al dolore:
il dolore che non parla
sussurra al cuore greve
e gli comanda di spezzarsi.

Shakespeare, Macbeth, atto 4, sc.3

Il presente mi si riempì di futuro e divenne mio.
Senza storie siamo privi di futuro.
E chi è privo di futuro si priva del presente.

Una studentessa allora alzò la mano e chiese al professore che cosa rappresentasse il vino.
Il professore sorrise. “Sono contento che me l’abbia chiesto. Era giusto per dimostrarvi che non importa quanto piena possa essere la nostra vita, perché c’è sempre spazio per una buona bottiglia di vino”.
(A.D'avenia)

«La misura di ogni felicità è la riconoscenza. Tutte le mie convinzioni sono rappresentate da un indovinello che mi colpì fin da bambino. L’indovinello dice: “Che disse il primo ranocchio?”. La risposta è questa: “Signore come mi fai saltare bene”. In sintesi c’è tutto quello che sto dicendo io. Dio fa saltare il ranocchio e il ranocchio è contento di saltellare».
G. K. Chesterton

piacere o dovere d'insegnare


Delectatio victrix. Niente paura, non è un medicinale contro la febbre suina. Ma è un principio molto semplice che Agostino, quello delle Confessioni, applicava alla vita dell’uomo. Vuol dire “il piacere vincitore”. Per Agostino soltanto il piacere è in grado di vincere il piacere. Il dovere non è mai riuscito a vincere il piacere, perché il piacere sarà sempre più potente del dovere...
...solo il piacere del sapere renderà lo studente desideroso di imparare. Lo vedo con i miei alunni, quando faccio leva solo sul senso del dovere ottengo poco. E allora sto per formulare un principio di edonismo scolastico: se non provi piacere per ciò che insegni, non trasmetterai mai il piacere di imparare. E il senso del dovere perde la partita prima ancora di giocarla.I prof sono chiamati a “professare” il piacere, non il senso del dovere. Professori edonisti ecco quello che ci vuole!
Se un prof non ama leggere e non racconta le sue letture come fa a far amare la lettura ai suoi alunni?
Se un prof non ama scrivere come fa a far amare la scrittura ai suoi alunni?
Se un prof non ama scoprire, come fa a far amare la ricerca ai suoi alunni?
La scuola ha bisogno di testimoni dell’estasi, non di maestrini del registro.
http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=3536481137835612544

R.M.Rilke, Lettere ad un giovane poeta


Tu sei così giovane,
così al di qua di ogni inizio,
e io ti vorrei pregare quanto posso
di aver pazienza
verso quanto non è ancora risolto nel tuo cuore,
e tentare di avere care le domande stesse
come stanze serrate e libri scritti in una lingua molto straniera.
Non cercare ora risposte
che non possono venirti date
perché non le potresti vivere.
E di questo si tratta: di vivere tutto.
Vivi ora le domande.
Forse ti avvicinerai così,
a poco a poco, senza avvertirlo,
a vivere un giorno lontano,
la risposta.

Nessun alunno è un’isola,

http://blog.librimondadori.it/blogs/profduepuntozero/page/10/

Suona la campanella. .. Finita.
Le aule si svuotano, aleggia nell’aria il profumo... della libertà riconquistata.
Ma anche il pesante alito della sconfitta, del fallimento di qualche alunno.
La campanella suona e annuncia un giudizio... Finale.
E il suo urlo inesorabile e metallico come la sirena del giudizio ispira la versione scolastica della famosa poesia di J.Donne “Nessun uomo è un’isola”, ...:

Nessun alunno è un’isola,
completo in se stesso;
ogni alunno è un pezzo del continente,
una parte del tutto.
Se anche solo una zolla
venisse lavata via dal mare,
la scuola ne sarebbe diminuita,
come se le mancasse un promontorio,
come se venisse a mancare
una dimora di amici tuoi,
o la tua stessa casa.
Il fallimento di qualsiasi alunno mi sminuisce,
perché io ne sono parte.
E dunque non chiedere mai
per chi suona la campanella:
suona per te.

Calmati..

Se attorno a te tutto vacilla
Se senti vacillare la fede, per la violenza della tempesta,
calmati: Dio ti guarda.
Se ogni cosa che passa cade nel nulla, senza più ritornare,
calmati: Dio rimane.
Se il tuo cuore è agitato e in preda alla tristezza,
calmati: Dio perdona.
Se la morte ti spaventa, e temi il mistero e l'ombra
del sonno notturno,
calmati: Dio risveglia.
Dio ci ascolta, quando nulla ci risponde;
è con noi, quando ci crediamo soli;
ci ama, quando ci abbandona.

- S. Agostino


mercoledì 14 aprile 2010

sii dolce con te stesso


Non fare fretta mentre cammini con il lutto.
Non lasciare
che ti disturbino
i ricordi che arrivano senza essere invitati...
Sii dolce,
sii tenero
con colui che cammina
con il lutto.

Se esso sei tu,
sii dolce
con te stesso...
- Preghiera ritrovata
in una capella celtica

Spazio e silenzio

“La nascita e lo sviluppo di una vocazione richiede spazio: spazio e silenzio. Il rapporto che intercorre tra noi e i nostri figli dev’essere uno scambio vivo di pensieri e di sentimenti, e tuttavia deve comprendere anche profonde zone di silenzio; dev’essere un rapporto intimo, e tuttavia non mescolarsi violentemente alla loro intimità; dev’essere un giusto equilibrio tra silenzio e parole.
Noi dobbiamo essere importanti per i nostri figli, e tuttavia non troppo importanti; dobbiamo piacere un poco, ma non troppo, perché non salti loro in testa di diventare identici a noi. Noi dobbiamo essere con loro in un rapporto d’amicizia, eppure non dobbiamo essere troppo i loro amici, perché non diventi loro difficile avere dei veri amici.
Noi dobbiamo essere per loro un semplice punto di partenza, offrire loro il trampolino da cui spiccheranno il salto; essi devono sapere che non ci appartengono, ma noi sì apparteniamo a loro: sempre disponibili, presenti nella stanza vicina, pronti a rispondere…

E se abbiamo una vocazione noi stessi, se non l’abbiamo tradita, possiamo tener lontano dal nostro cuore, nell’amore che portiamo ai nostri figli, il senso della proprietà. Se invece una vocazione non l’abbiamo, o se l’abbiamo abbandonata o tradita, allora ci aggrappiamo ai nostri figli come un naufrago ad un relitto, pretendiamo vivacemente da loro che ci restituiscano tutto quanto gli abbiamo dato, che ottengano dalla vita tutto quanto a noi è mancato: vogliamo che siano in tutto opera nostra.
Ma se abbiamo noi stessi una vocazione, se non l’abbiamo rinnegata o tradita, allora possiamo lasciarli germogliare quietamente fuori di noi, circondati dall’ombra e dallo spazio che richiede il germoglio di una vocazione. Questa è forse l’unica reale possibilità che abbiamo di riuscir loro di qualche aiuto nella ricerca di una vocazione: avere una vocazione noi stessi, conoscerla, amarla e servirla con passione.”

“Le piccole virtù” di Natalia Ginzburg – Einaudi

Grazie prof, al tuo coraggio di fare dei tuoi studenti i tuoi sogni

http://blog.librimondadori.it/blogs/profduepuntozero/
Gli studenti sono i sogni “possibili” che trasformano un insegnante in un Sognatore.
....Io sogno una scuola in cui si leggono libri che aiutano a entrare nella realtà e ti ci fanno entrare con tale prepotenza da spingere uno studente a offrirsi volontario per ciò che tutti abbiamo voluto evitare: l’interrogazione.
...Tale è la voglia di comunicare la bellezza che ci ha raggiunto.
....Ogni ragazzo ha una vocazione: è chiamato a farsi carico della propria vita, così come è e come potrebbe essere. La vocazione è questo: accettazione del proprio compito nel mondo, a partire da ciò che non abbiamo scelto, arrivando a ciò che scegliamo.



I sogni non sempre si realizzano,
non perché siano troppo grandi
o impossibili.
Perché noi smettiamo di
crederci!.

Martin Luther Kingcuore%20con%20rosa

“Quanto è bella la vita quando si compie qualcosa di buono e giusto! Certamente ci rivedremo, certamente resusciteremo! E con gioia e letizia racconteremo allora l’uno all’altro tutto ciò che è stato.” (F.Dostoevskij, Diario di uno scrittore)

martedì 13 aprile 2010

RESPONSABILITA’

Ho trovato questo post, mi è piaciuto e lo riporto con gioia.

La responsabilità ci chiede di stare presso di noi, di vivere dentro la realtà senza sfuggire, di non cercare alibi, di non scaricare le colpe.

"Dio ti libererà dai Baal", Baal in ebraico vuol dire "colui che ti compra". Ti compra col pane, l'ambizione e il potere, ma poi ti fa schiavo. Gesù è l'icona limpidissima della libertà, di non permettere a nessuno di comprarmi, di permettere al chicco di non farsi soffocare dalle spine.

Il gesto più alto di amore è restituire all'altro il governo di se stesso senza approfittare della sua debolezza.


Mi sono perso partendo da poco,

da un gesto mancato,

un sorriso trattenuto.

Quando il cuore

si pente di fuggire

e si libera

dovrà rendere conto

di ogni passo e di ogni gesto.

Intanto,

mi alzo all'alba,

quando giunge la voce

delle piccole cose,

quando lentamente si muovono

il bene e il male

e i loro confini sono visibili

a occhio umano.

don Luigi Verdi

PRENDIMI PER MAN0

Cammineremo.

Cammineremo soltanto.

Sarà piacevole camminare insieme.

Senza pensare di arrivare da qualche parte.

Cammina in pace. Cammina nella gioia.

Il nostro è un cammino di pace.

Poi impariamo

che non c'è un cammino di pace;

camminare è la pace;

non c'è un cammino di gioia;

camminare è la gioia.

Noi camminiamo per noi stessi.

Noi camminiamo per ognuno

sempre mano nella mano.

Cammina e tocca la pace di ogni istante.

Cammina e tocca la gioia di ogni istante.

Ogni passo è una fresca brezza.

Ogni passo fa sbocciare un fiore sotto i nostri piedi.

Imprimi sulla terra il tuo amore e la tua gioia.

La terra sarà al sicuro

se c'è sicurezza in noi.

Athich Nhat Hanh (monaco Zen vietnamita)

PREGHIERA


Non sono un letterato

né uno scienziato.

Cerco soltanto di essere

un uomo di preghiera.

Senza la preghiera avrei perso la ragione.

Se non ho perso la pace dell'anima,

malgrado le prove,

è perché questa pace viene dalla preghiera.

Si può vivere alcuni giorni senza mangiare,

ma non senza pregare.

La preghiera è la chiave del mattino

ed il chiavistello della sera.

La preghiera è un patto sacro

fra Dio e gli uomini.

Gandhi

SE FUGGO…

Fuggire ogni pericolo significa fuggire ogni responsabilità. E tutti i pericoli del mondo non devono dispensarci da un'azione divenuta necessaria. Henri De Lubach

"Sulla soglia dei 90 anni mi accorgo che questa non è l'Italia che vagheggiavo a 20 anni. Allora ci svegliavamo ogni mattina convinti che avremmo fatto un passo avanti. Oggi ci accorgiamo ogni giorno di aver fatto un altro passo indietro". (Carlo Azeglio Ciampi, 9 marzo 2010).


"Cosa sarebbe il mondo se nessuno ne avesse immaginato uno migliore?" (Umberto Galimberti)

"Noi,nella nostra debolezza in questa minoranza che siamo, non possiamo vincere, perché è il potere che vince sempre. Noi possiamo al massimo convincere. Nel momento in cui convinciamo, vinciamo, cioè determiniamo una situazione di trasformazione difficile da recuperare da parte del potere." Franco Basaglia La sua proposta fu una svolta. Le violenze vennero alla luce. Il cammino da percorrere resta lunghissimo. Ci insegnò ad
ascoltare,

ascoltare,
ascoltare,
ascoltare.

Tutto viene dopo.

Molte persone credono di pensare, ma in realtà stanno solo riorganizzando i loro pregiudizi (William James)

lunedì 12 aprile 2010

L'udito del cuore


“Una volta, quando la nostra vita era più semplice, si udiva la voce delle campane. Oggi non è che le campane non suonino, siamo noi che non le udiamo più. E non è questione di orecchie, bensì di cuore. Ecco, vorrei che tutti recuperassimo l’udito del cuore” (Ermanno Olmi, regista).

C’è da dire, inoltre, che oggi, paradossalmente, si è disposti ad ascoltare tante “altre campane”, magari stonate e spesso contraddittorie. Rintocchi rumorosi e disarmonici che appiattiscono la vita e che allontanano il cuore umano da quell’unica melodia che meriterebbe invece di essere ascoltata.

http://cogitor.splinder.com/home?from=80

domenica 11 aprile 2010


Chiamerà anche noi: «Su venite anche voi, ubriaconi». E noi ci faremo avanti senza vergogna... E ci dirà: «Porci che siete, la vostra immagine è quella della bestia, e ne portate il sigillo; ma tuttavia avvicinatevi». E i saggi allora, le persone ragionevoli, esclameranno: «Signore, come, Voi accogliete anche costoro?». Ed Egli risponderà loro: «Sì, o sapienti, sì, o ragionevoli, io li accolgo, perché non uno di loro s'è mai creduto degno dell'aldilà». E ci aprirà le braccia e noi ci getteremo e piangeremo e capiremo tutto.

Fëdor Dostoevskij, Delitto e castigo, 1866

http://www.tempi.it/taz-bao/008810-bestie-che-siete

Non credo

Non credo
al diritto dei più forti,
al linguaggio delle armi,
alla potenza dei potenti.
Voglio credere
ai diritti dell'uomo,
alla mano aperta,
alla potenza dei non-violenti.
Non credo alla razza o alla ricchezza,
ai privilegi, all'ordine della forza e dell'ingiustizia:
è un disordine.
Non credo di potermi disinteressare
a ciò che accade lontano da qui.
Voglio credere che il mondo intero
è la mia casa e il campo nel quale semino,
e che tutti mietono ciò che tutti hanno seminato.
Non credo
di poter combattere altrove l'oppressione,
se tollero l'ingiustizia qui.
Voglio credere che il diritto è uno,
tanto qui che altrove,
che non sono libero finché un solo uomo è schiavo.
Non credo che la guerra e la fame siano inevitabili
e la pace irraggiungibile.
Voglio credere all'azione semplice,
all'amore a mani nude,
alla pace sulla terra.
Non credo che ogni sofferenza sia vana.
Non credo che il sogno degli uomini resterà un sogno
e che la morte sarà la fine.
Oso credere invece, sempre e nonostante tutto,
all'uomo nuovo.
Oso credere al tuo sogno, o Dio,
un cielo nuovo, una terra nuova dove abiterà la giustizia.

di Dorothee Solle (teologa evangelica)