sabato 13 novembre 2010

più interessati alla reputazione di un attimo che alla vita eterna

Una multinazionale finanziaria è nei guai perché gli impiegati della sede di Dublino hanno stilato la classifica delle dieci colleghe più carine. A coloro che si indignano, e pare siano tanti, non serve dire che si tratta di una pratica diffusa negli uffici più o meno da quando uomini e donne hanno cominciato a lavorare insieme. Prima però le classifiche erano pezzi di carta che giravano di mano in mano (confesso di aver partecipato anch'io, vent'anni fa, a quella sulle giornaliste di Montecitorio), alimentando le viscere di una cerchia ristretta. Mentre adesso c'è la posta elettronica e i verdetti dei giurati di Dublino sono ovunque la Rete allunghi i suoi subitanei tentacoli, trasformando un gioco forse di cattivo gusto, ma sostanzialmente innocuo, in uno scandalo.
Sarà dunque il computer a costringerci a rigare diritti, come non riesce più alla Chiesa, alla scuola, alla famiglia, a nessuna autorità morale? La tecnologia ci ha riempito la vita di «scatole nere» che fissano per sempre i nostri peccati. Una parola, un messaggio, un gesto compromettente non evaporano più nell'atmosfera complice di una stanza chiusa, ma vengono immortalati da uno schermo e da lì proiettati in ogni orecchio e occhio affamati di curiosità malevola. Non c'è scampo, non c'è redenzione: le macchine non rimuovono il dolore come noi. Lo diffondono soltanto. Rispetto al passato, è cambiata la paura del castigo: invece dell'inferno, lo sputtanamento universale. Ma anche questo è in linea coi tempi, più interessati alla reputazione di un attimo che alla vita eterna.

venerdì 12 novembre 2010

non è più parola di Dio

«Nell'odierno stato del mondo, la vita intera è malata. Se fossi medico, e uno mi chiedesse un consiglio, risponderei: crea il silenzio, porta l'uomo al silenzio. Così soltanto si può udire la parola di Dio. E se, applicando mezzi rumorosi, la si evoca fragorosamente tanto da poterla udire anche in mezzo al rumore, allora non è più parola di Dio. Crea, dunque, il silenzio».
S. Kierkegaard

giovedì 11 novembre 2010

il nostro corpo, non la nostra intelligenza

“La semplificazione concettuale di stati complessi è spesso un’operazione istantanea. Il fatto stesso di percepire, di fare attenzione, è di carattere selettivo: ogni attenzione, ogni nostra fissazione della coscienza, comporta una deliberata omissione di ciò che non interessa. Vediamo e ascoltiamo attraverso ricordi, paure, previsioni. Per quel che riguarda il corpo, l’incoscienza è una esigenza degli atti fisici. Il nostro corpo sa articolare questo difficile paragrafo, sa destreggiarsi con scale, con nodi, con passaggi a livello, con città, con fiumi violenti, con cani, sa attraversare una strada senza venire annichilato dal traffico, sa generare, sa respirare, sa dormire, sa forse uccidere: il nostro corpo, non la nostra intelligenza” (Jorge Luis Borges, La postulazione della realtà, in Discussioni, 1932)

E io sto bene, in mezzo a loro

 In ogni foglia che cade vedo il mutamento che preclude a ogni rinnovamento.
Le mie piante, in terrazzo, stanno vivendo questa stagione in modo diverso a seconda della loro peculiare natura. Alcune, come le rose, si svestono completamente, altre invece sfoggiano mescolanze ardite di rossi e di verdi.
Altre ancora resistono, e accettano un sole pallido che si nasconde presto dietro ogni notte.
E io sto bene, in mezzo a loro, a guardare i contrasti del cielo prima che si spenga per accendere la sera.
E guardo lontano, verso le colline.
Penso a paesaggi che mi aspettano in quei viaggi in treno che in questo periodo sono così numerosi.
Le colline e i boschi, feriti dalla ferrovia, mi saluteranno con il loro autunno più bello.
E io, io starò lì a guardare. 

http://mulinodiamleto.splinder.com/

possiamo non dialogare

Per dirla alla Watzlawick non si può non comunicare , siamo costretti alla comunicazione ; invece possiamo non dialogare ,perché il dialogo è una cosa difficile Si tratta di un impegno e di uno sforzo che richiedono tempo ed energia,la stessa etimologia del termine ,ci rimanda al (logos ) parola e( dia) attraverso Il dialogo è allora anche il ponte attraverso il quale ci si incontra ,si accetta di lasciarsi “contaminare” dall’altro 

Bisogna vivere e rivivere. Sempre.

Bisogna vedere quel che non si è visto,
veder di nuovo quel che si è già visto,
vedere in primavera quel che si è visto in estate,
vedere di giorno quel che si è visto di notte,
con il sole dove la prima volta pioveva...l'ombra che non c'era.
Bisogna ritornare sui passi già dati...per tracciarvi a fianco nuovi cammini.
Bisogna ricominciare il viaggio.
Sempre.
Josè Saramago

mercoledì 10 novembre 2010

Ma la perdita di tempo che più ci fa vergogna è quella che avviene per nostra negligenza


Seneca consiglia a Lucilio nelle sue celebri lettere:
“Fa così, o mio Lucilio, rivendica la piena signoria di te stesso, e serba per te il tempo che fin'ora ti era portato via, o andava perduto. Persuaditi che è veramente, come io ti scrivo : le nostre ore ci vengono sottratte qualche volta colla forza e qualche volta coll'astuzia e altra volta poi ci scorrono via senza che quasi ce ne avvediamo. Ma la perdita di tempo che più ci fa vergogna è quella che avviene per nostra negligenza. Se ben rifletti, dobbiamo convenire che la maggior parte della vita ci sfugge nel fare il male, gran parte nel non fare nulla e tutta quanta nel fare altro da quello che dovremmo fare. Puoi tu indicarmi qualcuno che sappia attribuire al tempo tutto il suo valore, che apprezzi giustamente la sua giornata e capisca che anche lui come ogni essere umano va morendo giorno per giorno? Questo è un nostro comune errore, che guardiamo la morte come un avvenimento che sta avanti a noi nell'avvenire: invece per gran parte essa sta ormai dietro di noi e tiene in suo potere il passato della nostra vita”.

Si vive in un perpetuo e trafelato presente, in cui tutto è affidato all'esperienza del momento, e in cui la perdita di senso del tempo si accompagna allo svuotamento dei criteri di rilevanza che fanno distinguere l'essenziale dal superfluo, il durevole dall'effimero.
Non ho tempo, è il ritornello che ci impedisce, a volte, anche di intessere relazioni interpersonali significative o durature. Un tempo quindi che non possediamo, ma che ci possiede.
«Tutta l’infelicità degli uomini deriva da una sola causa: dal non saper restarsene tranquilli, in una camera»diceva quattro secoli fa Pascal e Bauman ci diece che “chi non controlla il presente non può sognarsi di controllare il futuro" e continua affermando che «abbiamo bisogno di una educazione permanente per avere la possibilità di scegliere in maniera consapevole».

martedì 9 novembre 2010

Quale e quanta forza aggiunge l’incontro con le persone che accompagnano questa magnifica, unica, avventura che a tutti noi in modo diverso è riservata!


Una passeggiata in montagna

Ogni grande viaggio inizia da un piccolo, insignificante, passo al ritmo calmo di una passeggiata.
Così anche la passeggiata nella vita.
Il percorso appare facile, nulla ci spaventa, neppure scalare una montagna, sorretti dall’ottimismo di anni verdi che danno la spinta ad andare avanti superando ostacoli piccoli e grandi che si frappongono fra le nostre aspirazioni e la loro realizzazione.
Quale e quanta forza aggiunge l’incontro con le persone che accompagnano questa magnifica, unica, avventura che a tutti noi in modo diverso è riservata!
Soprattutto se si ha la fortuna di incontrare la persona giusta, sentire di non essere più soli e provare il bene della compartecipazione.
In questo clima di rinnovamento ogni cosa assume un nuovo aspetto: nascono nuovi fiori del bene nel proprio giardino interiore e con essi la disposizione a condividerne col mondo i colori, l’allegria e il profumo…
Ma, come spesso accade nella vita di ognuno, improvvisamente, si addensano le nubi, a volte vere e proprie tempeste che sconvolgono l’esistenza: eventi difficili da affrontare, a volte impossibili da risolvere.

La passeggiata allora assume l’aspetto di una scalata; d’improvviso ne sentiamo tutto il peso e la fatica, ma, quando il tempo reca in sé la malattia e la sua cura, la vita continua il suo corso e si riprende il cammino poco a poco.
Certo, nel tempo, le rughe del cuore rallentano un po’ il passo; l’ottimismo è reso prudente
dall’esperienza e il proprio giardino interiore è meno vivace di prima.
Eppure, nonostante la mutevolezza degli eventi, e con essa del nostro umore, ogni giorno rinasce la vita e si rinnova in tutto il suo splendore.
Ogni giorno, ad ogni età e in ogni condizione, si possono piantare i semi del bene nel proprio piccolo giardino, sicuri che attecchiranno e che si diffonderanno presto attorno, rilasciando il loro profumo…
… È quel profumo, semplice e incontaminato come i fiorellini di montagna, l’eredità da costruire, la più ricca che si possa lasciare al mondo!
(Anonimo

lunedì 8 novembre 2010

Sii pronto ad ascoltare e lento nel dare la risposta

Mi sembra che il linguaggio
venga sempre usato in modo approssimativo,
casuale, sbadato e ne provo un fastidio intollerabile.
Non si creda che questa mia reazione corrisponda
a un'intolleranza per il prossimo:
il fastidio peggiore lo provo sentendo parlare me stesso.
Per questo cerco di parlare il meno possibile,
e se preferisco scrivere è perché
scrivendo posso correggere ogni frase tante volte
quanto è necessario non dico a essere soddisfatto delle mie parole,
ma almeno a eliminare le ragioni d'insoddisfazione di cui posso rendermi conto. 
Italo Calvino 

Sii costante nel tuo intelletto, e una sola sia la tua parola. Sii pronto ad ascoltare e lento nel dare la risposta. Se sei a conoscenza di una cosa, rispondi al vicino, altrimenti mettiti una mano sulla bocca.
Bibbia - Ecclesiastico

Sicuri dunque e a testa alta, in qualsiasi luogo ci toccherà di andare, avviamoci con passo intrepido, misuriamo ogni angolo di terra, quale esso sia: entro i confini del mondo non vi può essere esilio di sorta; nulla infatti che si trovi in questo mondo é estraneo all'uomo. Da ogni terra lo sguardo si solleva al cielo sempre ad ugual distanza, tutto ciò che é divino dista sempre del medesimo intervallo da tutto ciò che é umano.

Lucio Anneo Seneca - De consolatione

domenica 7 novembre 2010

sono povero e ho soltanto i miei sogni

Vorrei stendere il mio mantello
sotto i tuoi piedi
Ma sono povero e ho soltanto i miei sogni
Perciò ho steso i miei sogni
sotto i tuoi piedi
Muoviti con passo leggero
Perché è sui miei sogni
che stai camminando
- Yeats -



Dentro un paio di parole
"A volte vorrei rifugiarmi con tutto quel che ho dentro in un paio di parole. Ma non esistono ancora parole che mi vogliano ospitare. E' proprio così. Io sto cercando un tetto che mi ripari ma dovrò costruirmi una casa, pietra su pietra. E così ognuno cerca una casa, un rifugio per sé. E io mi cerco sempre un paio di parole. A volte mi sembra che ogni parola che vien detta e ogni gesto che vien fatto, accrescano il grande equivoco. Allora vorrei sprofondarmi in un gran silenzio e vorrei anche imporre questo silenzio agli altri. Sì, a volte qualunque parola accresce i malintesi su questa terra troppo loquace."
Etty Hillesum, ottobre 1941

C'è anche il silenzio degli occhi

Il silenzio vi aiuterà a pregare meglio,
perché vi darà la possibilità di pregare di più.
Il silenzio della lingua ci insegnerà moltissimo a parlare con Cristo;
ci insegnerà a essere lieti nelle ore di sva go,
nelle quali allora avrete molte più cose da raccontare.
C'è anche il silenzio degli occhi,
che ci aiu ta a vedere Dio.
I nostri occhi sono come fine stre attraverso le quali ci penetra nel cuore tutto il mondo.
( Madre Teresa di Calcutta)




Ama il silenzio

Ama il silenzio,
è il tuo maestro,
vai alla sua scuola.
Ti insegnerà a guardare l’icona di Gesù Cristo,
e a mettere a fuoco lo sguardo del cuore
sul volto di Dio
che ti rivela il tuo volto, e quello di ogni uomo.

Ama il silenzio,
è il tuo maestro,
vai alla sua scuola.
Ti insegnerà a guardare il volto sfigurato di Gesù Cristo,
e a mettere a fuoco lo sguardo del cuore
sul volto di Dio che ti guarda
nello sguardo dell'uomo affamato, o torturato.

Ama il silenzio,
è il tuo maestro,
vai alla sua scuola.
Ti insegnerà a guardare il volto trasfigurato di Gesù Cristo,
e a cogliere nel cuore della creazione
i riflessi del Creatore,
per vedere nello spessore delle cose,
la loro vera dimensione interiore,
e negli umili gesti di ogni creatura
le tracce della Sua bontà.

Ama il silenzio,
è il tuo maestro,
vai alla sua scuola.
Ti insegnerà a guardare il volto umano e divino
di Colui che è sorgente e termine
della nostra storia.
Ti insegnerà a vedere spiragli di luce
nel mare delle nostre difficoltà,
i germi dell'eterno nel nostro breve presente,
e il divenire nascosto di ogni vivente.

Ama il silenzio,
è il tuo maestro,
vai alla sua scuola.
Ti insegnerà a guardare il vero volto
di Dio e dell'uomo,
ti darà lo sguardo interiore della fede,
che insegna a guardare gli uomini,
le loro gioie, e le loro sofferenze,
le loro disperazioni, e le loro speranze,
tutti i piccoli e grandi avvenimenti della vita,
con gli occhi di Gesù Cristo.

(Michel Hubaut, ofm.