sabato 1 maggio 2010
Riconciliarsi con la propria debolezza
Grazie a Dio, molto più spesso non è così: è più frequente che noi conosciamo bene la nostra debolezza ma senza sapere come gestirla. Essa ferisce inconsciamente l’immagine ideale di noi stessi che portiamo sempre con noi. Spontaneamente pensiamo che la santità va ricercata nella direzione opposta al peccato e contiamo su Dio perché il suo amore ci liberi dalla debolezza e dal male e ci permetta così di raggiungere la santità. Ma non è così che Dio agisce con noi: La santità non si trova all’opposto bensì al cuore stesso della tentazione, non ci aspetta al di là della nostra debolezza ma al suo interno. Sfuggire alla debolezza significherebbe sfuggire alla potenza di Dio che è all’opera solo in essa. Dobbiamo dunque imparare a dimorare nella nostra debolezza, ma armati di una fede profonda, accettare di essere esposti alla nostra debolezza e nello stesso tempo abbandonati alla misericordia di Dio. Solo nella nostra debolezza siamo vulnerabili all’amore di Dio e alla sua potenza. Dimorare nella tentazione e nella debolezza: ecco l’unica via per entrare in contatto con la grazia e per diventare un miracolo della misericordia di Dio.
( da Louf A., Sotto la guida dello Spirito )
SILENZIO
Stiamo in silenzio di primo mattino, perché è Dio che deve avere la prima parola; stiamo in silenzio prima di addormentarci, perché anche l'ultima parola spetta a Dio. Tacere non significa altro che aspettare la parola di Dio e raccoglierne la benedizione, quando sia venuta. E il silenzio in presenza della Parola avrà un effetto su tutta la giornata. Se abbiamo imparato a tacere in presenza della Parola, impareremo anche a dosare giustamente silenzio e parole durante la giornata.
C'è un silenzio inopportuno, presuntuoso, un silenzio superbo, offensivo. Il silenzio del cristiano è un silenzio in ascolto, un silenzio umile, che per umiltà è anche disponibile a lasciarsi interrompere in ogni momento. È il silenzio che si mantiene legato alla Parola. Nel raccoglimento silenzioso c'è una straordinaria forza di chiarificazione, di purificazione, di concentrazione sull'essenziale. Questo è vero già in campo profano. E il tacere prima della Parola porta, giunto il momento, ad ascoltare nel modo giusto la parola di Dio e permette, quindi, che anch'essa ci parla nel modo giusto.
Non occorre che troviamo pensieri originali nella meditazione personale. È una preoccupazione che spesso non fa che distrarci, e che soddisfa solo la nostra vanità. Basta e avanza se
Non solo all'inizio, ma ripetutamente nel corso del tempo, possiamo sentire in noi una grande aridità interiore e indifferenza, una certa svogliatezza, addirittura un'inettitudine per questa meditazione personale. Non dobbiamo lasciarci condizionare da simili esperienze, e soprattutto non dobbiamo lasciarci distogliere dall'affrontare la meditazione personale, proprio in momenti come questi, con grande pazienza e fedeltà.
(L'autore) Bonhoeffer, scritti vari - autore: Dietrich Bonhoeffer
Latino, storia, filosofia inutili
Professore, come si manifesta la strategia per soffocare queste materie?
«Predicando l’inutilità delle discipline umanistiche sul mercato del lavoro, o con argomenti demagogici come quello secondo cui il latino agli studenti non piace: con questo argomento si potrebbe proscrivere a maggior ragione l’insegnamento della matematica. Anzi, la soluzione ideale sarebbe chiudere addirittura la scuola…».
Quali conseguenze si producono negli studenti, soprattutto in quelli che progettano di lavorare un giorno nel mondo della ricerca scientifica e tecnologica?
«Le conseguenze? Gli studenti si formano una visione riduttiva della scienza, come se il suo fine fosse esclusivamente la manipolazione e non la conoscenza della natura».
Luigi Dell’Aglio – Avvenire, 29 aprile 2010
Parole che non dicono nulla, anzi peggiorano
«Il direttore parlava benissimo: era uno di quegli oratori fenomenali che riescono a snocciolare mezzo milione di belle parole senza dir niente. Sono gli oratori che più piacciono alla folla, perché la gente li ascolta come se fossero cantanti e non ha la minima preoccupazione di seguire il senso del ragionamento».
PREGHIERA
«Dalla bocca dei bambini e dei lattanti, Signore, ti sei fatto una lode»: è la frase del salmo citata da Gesù, quando i sommi sacerdoti e gli anziani lo criticano perché trovano inopportuno il grido di osanna a lui rivolto dai bambini. Oggi tante volte i bambini mi sembrano abbandonati. Le notizie di questi giorni ci mostrano come sono indifesi davanti al male che si può far loro. In loro mi colpisce quella naturale apertura fiduciosa verso i propri genitori e verso la vita che è essenziale anche nella fede.
Certe volte, invece di favorire e farsi commuovere da questa apertura, si cercano tecniche e stratagemmi che dovrebbero avvicinare i ragazzi alla fede. Lei cosa spera, per loro?
La fede si trasmette alle persone a partire dall’ambiente che le circonda, ma poi può entrare concretamente in ognuno attraverso quattro vie: la testa, il cuore, le mani e i piedi. Ossia la formazione umana e intellettuale, la preghiera, oppure il lavoro con le mani per aiutare gli altri seconda dei tipi, l’una o l’altra cosa funziona come via preferenziale.
E i piedi che c’entrano?
I piedi li usano gli scout, per chilometri nelle loro camminate.
Eppure, in un altro suo libro recente è riportata l’obiezione di un ragazzo che dice: «Non so che farmene della fede. Non ho nulla in contrario, ma cosa dovrebbe darmi la Chiesa? Sto bene, che altro mi serve?».
Molti giovani hanno l’inferno nel cuore, non lo si deve negare. vedo che proprio per i giovani che non sanno niente della Chiesa, spesso è più facile cominciare dalle mani. Si buttano in opere di vedono altri che fanno le cose con la pace e la serenità nel cuore.
Ma questo senso estraneità, così diverso dalle contestazioni e dalle critiche delle generazioni precedenti, davvero può essere vinto proponendo la via di una vita impegnativa, esigente, difficile?
Non si può pretendere alcun sacrificio da nessuno, se prima non ha assaporato quanto sia allettante il traguardo. Ma quello che può impressionare gli altri è la carità in atto. E in essa, lo Spirito è la prima realtà. San Tommaso dice che la legge del Nuovo Testamento è lo Spirito Santo, le altre leggi sono secondarie. San Paolo sottolinea che la stessa osservanza etica non è pienamente realizzabile come frutto dell’uomo e della sua fatica. Lo si dimentica spesso, anche nella Chiesa, e allora si tenta di dar noi stessi mostra di forza e rigore. soprattutto la carità è possibile solo se c’è lo Spirito Santo. È la grazia dello Spirito che rende facile ciò che per gli uomini appare difficile o addirittura prodigioso.
«Far risplendere davanti agli uomini e alle donne di oggi la luce di Cristo: non la mia luce, ma quella di Cristo».
L'enigma di papa Benedetto è che egli è attaccato proprio dove i fatti gli danno ragione...
E oggi che tanti gli tirano pietre, è di nuovo lui a predicare alla Chiesa che non basta rimettere tutto alla giustizia terrena, perché il proprio della Chiesa è l'ordine della grazia, che va al di là della legge, e significa «fare penitenza, riconoscere ciò che si è sbagliato, aprirsi al perdono, lasciarsi trasformare». Non si ricorda nessun papa che nell'età moderna abbia messo un'intera Chiesa nazionale in stato di penitenza pubblica per i suoi peccati, come ha fatto Benedetto XVI con la Chiesa d'Irlanda. Il mite papa Benedetto passerà alla storia per parole e atti di grande audacia.
Benedetto XVI è un grande "illuminista" in un'epoca in cui la verità ha pochi estimatori e il dubbio la fa da padrone. All'uomo moderno egli chiede di aprire gli spazi della ragione, non di rinchiuderla nei soli dati misurati dalla scienza. È sua l'idea di aprire un «cortile dei Gentili», dove tutti possano incontrarsi sotto l'ombra di Dio, anche chi non lo conosce. È sua la proposta agli uomini del nostro tempo di «vivere come se Dio ci fosse», perché da questa scommessa, come disse Pascal, c'è solo tutto da guadagnare e niente da perdere...
n mese fa, in una udienza del mercoledì ai pellegrini, Benedetto XVI paragonò l'ora presente della Chiesa a quella dopo san Francesco. Anche allora c'erano nella cristianità correnti che invocavano una « età dello Spirito», una nuova Chiesa senza più gerarchia né dogmi. Oggi qualcosa di simile avviene quando, sull'onda di accuse che pretendono di travolgere tutto, si invoca un Concilio Vaticano li che sia «nuovo inizio e rottura». Poi, stringi stringi, il programma dell'immaginario Concilio si riduce al1'abolizione del celibato del clero, al sacerdozio per le donne, alla liberalizzazione della morale sessuale e a più democrazia nel governo della Chiesa. Le stesse cose che, attuate in alcune Chiese protestanti, non ne hanno prodotto rigenerazione alcuna. Anzi, come si vede nella Comunione anglicana, hanno piuttosto generato robuste correnti di migrazione verso la Chiesa di Roma, come al solo porto sicuro. All'utopia spiritualista che si risolve in anarchia, papa Benedetto oppone un arte di governo della barca di Pietro che è «pensiero illuminato dalla preghiera». A un mondo di povera fede, parla di Dio e di Gesù. Perché nient'altro che questo disse di voler fare, quando fu eletto papa: «Far risplendere davanti agli uomini e alle donne di oggi la luce di Cristo: non la mia luce, ma quella di Cristo».Enigma Benedetto di Sandro Magister
cosa cambierebbe un nuovo Concilio?
oggi i cattolici sono divisi tra coloro i quali capiscono che il dettato dottrinale è contrario allo spirito dei tempi, e chiedono che sia rivisto scegliendo come ultima voce guida l'esperienza che essi fanno nelle loro vite e coloro i quali, invece, vogliono che siano le acquisizioni dottrinali accumulate nei secoli a guidare l'azione, e si pongono in un'eroica contrapposizione col mondo.
l'anima cattolica si compone di queste due dimensioni
Dio quando chiude una porta, apre un portone
Quando videro quella moltitudine, i Giudei furono pieni di gelosia e contraddicevano le affermazioni di Paolo, bestemmiando. (atti 13)
Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli (Gv 8,31)
"Verità" è un termine chiave. Per lo spirito profano evoca una formula, una teoria, una cosa dello spirito, insomma, e, soprattutto, qualche cosa che si possiede. Cristo rovescia questa concezione della "verità", rifiutandola in quanto superficiale. Egli non dice: "Io ho", ma "Io sono": "Io sono la verità".
In prospettiva puramente umana, una disgrazia rimane semplicemente tale; un imprevisto increscioso è letto come un incidente di percorso, da attribuirsi al fato avverso. In ottica di fede, anche gli avvenimenti tristi possono essere letti in modo diverso. Il Manzoni, facendo una sintesi del messaggio di fondo del suo romanzo, afferma che Dio non turba mai la gioia dei suoi figli, se non per prepararne loro una di più certa e grande. Sarebbe semplicistico e contro l'intenzione dell'autore, riferire la frase solo alla beatitudine del paradiso. La sofferenza, secondo Dio, ha lo scopo di aumentare la gioia anche su questa terra; infatti l'amore umano di Renzo e Lucia è più forte, più gioioso e più maturo, dopo le traversie che i due personaggi hanno dovuto sopportare. Dio, pure a noi, quando chiude una porta, apre un portone. La cosa importante è che, ogni volta che ci capita , ci rendiamo conto che è Dio a chiudere la porta e non un fato cieco; che prendiamo atto contemporaneamente del portone spalancatosi davanti a noi, sempre a opera di Dio. Se non ci comportiamo in questo modo, è inevitabile che soffriamo di mortale claustrofobia.
Molti non credenti sarebbero agevolati a intraprendere un cammino di fede, se noi cristiani fossimo in grado di mostrare loro quel Padre, al quale l'itinerario tende a condurli.
Non ci rimane che la via delle opere, indicata da Gesù stesso ai discepoli. Dio è amore; manifestarlo, significa rendere visibile l'amore divino.
Più noi siamo caritatevoli, più incarniamo Dio in noi e nelle nostre opere, e più veniamo incontro alla richiesta di Dio, avanzata dagli uomini smarriti del nostro tempo. Più viviamo egoisticamente la nostra esistenza, e più deludiamo le loro aspettative, e impediamo loro di conoscere Dio.
venerdì 30 aprile 2010
Come è semplice e quasi infantile la dottrina del cristianesimo!
La sua casa è la nostra casa, suo Padre è nostro Padre. Come è semplice e quasi infantile la dottrina del cristianesimo! Noi non camminiamo da soli, non camminiamo senza guida...noi abbiamo paura del buio e proviamo un senso di abbandono e di solitudine. Dissipa la nostra paura, rendi salda la nostra fede in tuo Figlio, perché rimanga con noi, come luce nelle tenebre, e come gioia all'alba.
Non sia turbato il vostro cuore.
L'angoscia, la tentazione contro la fede, il dolore sono pane quotidiano anche per noi. La parola di Gesù ci ha ammoniti che la fede in Dio costituisce, in tale situazione, l'unico rimedio possibile...
Tocca a noi credenti avvicinare i sofferenti, proporci con delicatezza, più con una presenza significativa che con le parole, come parabole dell'amore misericordioso di Dio
giovedì 29 aprile 2010
Richiesta di aiuto
«...Cari amici – in questo momento io posso dire soltanto: pregate per me, perché io impari sempre più ad amare il Signore. Pregate per me, perché io impari ad amare sempre più il suo gregge – voi, la Santa Chiesa, ciascuno di voi singolarmente e voi tutti insieme. Pregate per me, perché io non fugga, per paura, davanti ai lupi. Preghiamo gli uni per gli altri, perché il Signore ci porti e noi impariamo a portarci gli uni gli altri...»
Il segreto
Tu hai conosciuto la cattiveria dei nemici e il tradimento degli amici, ma non hai risposto al male col male; tu hai rivelato che nessun peccato è al di là del tuo perdono e che nessun peccatore pentito si vede rifiutare l'ingresso nel regno. Questa verità sia il nostro conforto e la nostra consolazione.
In una corsa ciclistica molto lunga è sempre allestito un punto di rifornimento per i corridori, giacchè la gara consuma parecchie calorie nei partecipanti. La nostra vita si può paragonare a una corsa con molte tappe impegnative, poiché il traguardo è fissato nel regno dei cieli. Quotidianamente, difficoltà spirituali di ogni genere consumano molte energie; è indispensabile fare rifornimento. Nella giornata non può mancare una pausa per la messa o per la ricezione dei sacramenti o per un momento personale di preghiera autentica; in caso contrario le nostre lampade si spegneranno inesorabilmente. Il rifornimento è impegno oneroso, ma saremmo stolti se non lo facessimo.
mercoledì 28 aprile 2010
Le mani di Dio
tu, però, puoi dare la tua testimonianza.
Dio solo può dare la speranza;
tu, però, puoi infondere fiducia nei tuoi fratelli.
Dio solo può dare l'amore;
tu, però, puoi insegnare all'altro ad amare.
Dio solo può dare la pace;
tu, però, puoi seminare l'unione.
Dio solo può dare la forza;
tu, però, puoi dare sostegno ad uno scoraggiato.
Dio solo è la via;
tu, però, puoi indicarla agli altri.
Dio solo è la luce;
tu, però, puoi farla brillare agli occhi di tutti.
Dio solo è la vita;
tu, però, puoi far rinascere negli altri il desiderio di vivere.
Dio solo può fare ciò che appare impossibile;
tu, però, potrai fare il possibile.
Dio solo basta a se stesso;
egli, però, preferisce contare su di te.
Canto brasiliano
viviamo nel calore di una famiglia, non nella paura
Signore, tu ci chiedi di chiamare Dio "Padre Nostro", perché lui solo è davvero paterno senza essere possessivo.Egli, anche se siamo peccatori, non ci chiama "servi", perché viviamo nel calore di una famiglia, non nella paura.Fa' che possiamo trasmettere ad un mondo agitato questa paternità che non opprime, quest'amore che innalza, illumina e rende liberi.
...ascolta la preghiera del tuo popolo,e sazia con l'abbondanza dei tuoi donila sete di coloro che sperano nelle tue promesse.
...non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo.
...concedi che la luce della tua verità sia testimoniata dalla nostra vita.
martedì 27 aprile 2010
PREGHIERA DELLA SERA
...ti rendiamo grazie per il dono di tuo Figlio, perché senza pastore ci saremmo sentiti abbandonati, senza guida ci saremmo smarriti e senza tuo Figlio non avremmo potuto conoscere te, nostro Padre.
Signore, la giornata volge ormai al termine, la nostra preghiera sia allora un ringraziamento, poiché ci hai assistiti nelle varie prove che abbiamo affrontato, nelle piccole croci che abbiamo sopportato, nelle crisi improvvise e nel conforto che ha fatto seguito ad esse. La notte ci porti pace e serenità, ci ristori per il lavoro nella giornata che verrà. Te lo chiediamo per Cristo, nostro Signore.
Nessuno può chiudere gli occhi
Siamo morali quando usciamo dal nostro egoismo e ci liberiamo dall'estraneità nei confronti degli altri esseri, e condividiamo tutto quel che della loro vita e sofferenza si svolge intorno a noi. Solo in virtù di questa qualità siamo veramente uomini, possediamo una moralità nostra, salda, suscettibile di sviluppo, autonoma.
...Nessuno può chiudere gli occhi e considerare come non accaduta la sofferenza, di cui evita la vista.
...Nessuno può chiudere gli occhi e considerare come non accaduta la sofferenza, di cui evita la vista.Nessun raggio di sole va perduto. Il verde che risveglia ha però bisogno di tempo per crescere e al seminatore non sempre è dato partecipare al raccolto.
Albert Schweitzer
devi Pagarne il prezzo
Come l'onda non può esistere per se stessa, ma partecipa del moto ondoso dell'oceano, così io non devo mai vivere la mia vita come cosa a sé, ma sempre immerso nella vita che mi si svolge intorno... Tutto quello che hai ricevuto più di altri in salute, doti, abilità, successo, infanzia felice, armonia familiare, non lo devi accogliere come cosa dovuta. Devi pagarne un prezzo. Devi offrire una dedizione del tutto eccezionale della vita alla vita.
Albert Schweitzer
lunedì 26 aprile 2010
Tu stesso sarai un miracolo
prega per essere forte.
Non pregare perché il tuo compito sia pari alle tue forze,
prega perché le tue forze siano pari al tuo compito.
Allora l’opera tua non sarà un miracolo,
ma tu stesso sarai un miracolo.
Ed ogni giorno ti meraviglierai di te stesso
e della grande ricchezza di vita
che è entrata in te per la Grazia di Dio.
Rendimi forte per affrontare la vita che mi dai,
sempre all'altezza del compito
per la fede degli altri.
Che abbia meraviglia di come gli altri mi vedono
per la tua grazia non per la mia
ma per la tua gloria.
Dammi coraggio
Ti prego:
non togliermi i pericoli,
ma aiutami ad affrontarli.
Non calmar le mie pene,
ma aiutami a superarle.
Non darmi alleati nella lotta della vita,
eccetto la forza che mi proviene da te.
Non donarmi salvezza nella paura,
ma pazienza per conquistare la mia libertà.
Concedimi di non essere un vigliacco
usurpando la tua grazia nel successo;
ma non mi manchi la stretta della tua mano
nel mio fallimento.
Quando mi fermo stanco sulla lunga strada
e la sete mi opprime sotto il solleone;
quando mi punge la nostalgia di sera
e lo spettro della notte copre la mia vita,
bramo la tua voce, o Dio,
sospiro la tua mano sulle spalle.
Fatico a camminare per il peso del cuore
carico dei doni che non ti ho donati.
Mi rassicuri la tua mano nella notte,
la voglio riempire di carezze, tenerla stretta:
i palpiti del tuo cuore
segnino i ritmi del mio pellegrinaggio.
(Rabindranath Tagore)
La pace nel cuore
La guerra più dura è la guerra contro se stessi.
Bisogna arrivare a disarmarsi.
Ho perseguito questa guerra per anni, ed è stata terribile.
Ma sono stato disarmato.
Non ho più niente, perchè l'amore caccia il timore.
Sono disarmato della volontà di aver ragione,
di giustificarmi squalificando gli altri.
Non sono più sulle difensive,
gelosamente abbarbicato alle mie ricchezze.
Accolgo e condivido.
Non ci tengo particolarmente alle mie idee, ai miei progetti.
Se uno me ne presenta di migliori, o anche non migliori,
ma buoni, accetto senza rammaricarmene.
Ho rinunciato al comparativo.
Ciò che è buono, vero e reale è sempre per me il migliore.
Ecco perchè non ho più paura.
Quando non si ha più nulla, non si ha più paura.
Se ci si disarma, se ci si spossessa,
ci si apre al Dio-Uomo che fa nuove tutte le cose,
allora Egli cancella il cattivo passato
e ci rende un tempo nuovo in cui tutto è possibile.
Patriarca Atenagora I
Il digiuno che piace al Signore...
Digiuna dal giudicare gli altri:
scopri Cristo che vive in loro.
Digiuna dal dire parole che feriscono:
riempiti di frasi che risanano.
Digiuna dall’essere scontento:
riempiti di gratitudine.
Digiuna dalle arrabbiature:
riempiti di pazienza.
Digiuna dal pessimismo:
riempiti di speranza cristiana.
Digiuna dalle preoccupazioni inutili:
riempiti di fiducia in Dio.
Digiuna dal lamentarti:riempiti di stima
per quella meraviglia che è la vita.
Digiuna dalle pressioni e insistenze:
riempiti di una preghiera incessante.
Digiuna dall’amarezza:
riempiti di perdono.
Digiuna dal dare importanza a te stesso:
riempiti di compassione per gli altri.
Digiuna dall’ansia per le tue cose:
compromettiti nella diffusione del Regno.
Digiuna dallo scoraggiamento:
riempiti di entusiasmo nella fede.
Digiuna da tutto ciò che ti separa da Gesù:
riempiti di tutto ciò che a Lui ti avvicina.
Spirito Santo, che hai condotto Gesù nel deserto,
dove Egli ha digiunato per 40 giorni e 40 notti,
per l’intercessione di Maria SS., tua mistica Sposa,
Madre di Gesù e Madre mia,
aiutaci a digiunare così come tu vuoi.
Anonimo
domenica 25 aprile 2010
CHI MUORE (Ode alla vita)
Lentamente muore
chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marca,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente
chi evita una passione,
chi preferisce
il nero su bianco e i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio
quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.
Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore
chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente
chi distrugge l'amor proprio,
chi non si lascia aiutare
chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore
chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che
essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore
del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida
felicità.
L'ospedale del Signore
ero molto ammalato.
Andai alla visita generale:
quando Gesù mi ha misurato la pressione, ha visto che ero scarso di tenerezza,
nel misurarmi la temperatura il termometro ha registrato 40 gradi di egoismo.
Andai nell'ambulatorio di oculistica:
non riuscivo a vedere bene poiché non guardavo più in là delle apparenze,
vedevo molto sfocato sia da vicino che da lontano in quanto non riuscivo neppure a notare le persone accanto a me che potevano avere bisogno del mio aiuto
e vedevo i difetti degli altri ma non i miei.
Andai nell'ambulatorio di ortopedia:
avevo difficoltà a camminare perchè mi ero fratturato una gamba quando avevo inciampato con la mia vanità e la mia presunzione.
Andai nell'ambulatorio di cardiologia:
dall'elettrocardiogramma risultò che avevo bisogno di vari by-pass di amore,
perchè le mie vene erano otturate e non rifornivano il mio cuore vuoto.
Finite tutte le visite passai dal Signore un po' abbattuto con i miei referti medici tra le mani, mi guardò e mi sorrise con infinita dolcezza e comprensione.
Prese il blocchetto delle ricette e si mise a scrivere le medicine da prescrivermi per la mia totale guarigione.
Presi il foglio che mi tendeva e chiesi quanto dovevo per la parcella.
Mi rispose che le sue consulenze erano gratuite.
Lessi il foglio:
non erano medicinali, ma rimedi naturali, gli stessi prescritti nel Vangelo.
Iniziai immediatamente la cura:
la mattina appena alzato dal letto presi due compresse:
una di pazienza e una di rispetto verso gli altri per affrontare nel modo giusto tutta la giornata;
a metà mattina ho preso alcune gocce di gentilezza;
dopo pranzo, a stomaco pieno, ho bevuto un bicchiere colmo di umiltà;
verso sera ho dovuto fare un'iniezione di amore;
più tardi, prima di coricarmi, un cucchiaio di uno sciroppo speciale:
la consapevolezza di ciò che avevo fatto di buono e di ringraziamento a Dio per la giornata che mi aveva donato.
Preghiera per i Momenti di Depressione
(Ignacio Larrañaga)
Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Improvvisamente un'immensa pesantezza è caduta su di me,
e non so dove fuggire.
Non ho più voglia di vivere.
Dove sei Signore?
Trascinato senza vita, verso un deserto immobile,
soltanto ombre circondano le mie frontiere.
Come posso uscirne?
Pietà di me, mio Dio...
Come una città assediata,
mi circondano, mi opprimono,
mi soffocano l'angoscia,
la tristezza, l'amarezza, l'agonia.
Come si chiama tutto questo?
Nausea? Tedio della vita?
Non ti dimentico, Gesù,
Figlio di Dio e servo del Padre,
che là, nel Getsemani, il tedio e l'agonia
ti oppressero fino a farti versare lacrime e sangue.
Una pesante tristezza di morte inondò la tua anima,
come un mare amaro... Ma tutto passò!
Io so, che anche la mia notte passerà.
So che squarcerai queste tenebre, mio Dio,
e domani spunterà la consolazione.
Cadranno le grosse mura e di nuovo potrò respirare.
La mia anima sarà visitata e tornerà a vivere.
Grazie, mio Dio, perché tutto è stato un incubo,
soltanto l'incubo di una notte che è già passata.
Adesso donami pazienza e speranza.
E si compia in me, la Tua volontà, mio Dio. Amen.
scrivere leggere
«L’intero processo della scrittura consiste nel prendere le distanze. È questo l’importante per lo scrittore e per coloro che leggono i risultati di questo processo, che conduce ciò che è grezzo, individuale, non sottoposto a critica né esaminato, nel dominio di ciò che è generale».
Ma leggere molto è vitale:
«Io leggevo, leggevo, leggevo. Leggevo per salvarmi la vita. Com’è difficile trasmettere l’essenza profonda dei periodi difficili, quelli che sembrano non finire mai e che solo quello antico, imper-turbabile, occhio di lucertola è in grado di osservare».
Liberare gli oppressi
«Leggete la storia e guardate
in fuga furiosa invincibili eserciti.
In ogni luogo
fortezze indistruttibili rovinano e
anche se innumerabile
era l’armata salpando,
le navi che tornarono
le si poté contare [...]
Ma d’ogni dubbio il più bello
è quando coloro che sono
senza fede, senza forza, levano il capo e
alla forza dei loro oppressori
non credono più!»
Il dubbio più bello è
la speranza di liberare gli oppressi?