«Non c’è dubbio: è in corso una pressione per ridurre progressivamente lo spazio delle discipline umanistiche nella scuola». Lo afferma paradossalmente uno scienziato, storico della matematica e della scienza di rilievo internazionale: il professor
Giorgio Israel, ordinario alla Sapienza di Roma. La materia più colpita, osserva, è il latino «e ciò avviene in un momento in cui curiosamente è alla moda in un Paese non latino come gli Stati Uniti. Ma la pressione – aggiunge Israel – si esercita anche nei confronti della storia, sempre più ridotta a brandelli privi di organicità. E verso la filosofia: il fatto è molto grave in un continente a vocazione filosofica come l’Europa. Parlo di Europa perché le cose vanno ancora peggio che da noi in Paesi come l’Inghilterra, dove l’insegnamento della storia è visto sempre più come un orpello».
Professore, come si manifesta la strategia per soffocare queste materie?
«Predicando l’inutilità delle discipline umanistiche sul mercato del lavoro, o con argomenti demagogici come quello secondo cui il latino agli studenti non piace: con questo argomento si potrebbe proscrivere a maggior ragione l’insegnamento della matematica. Anzi, la soluzione ideale sarebbe chiudere addirittura la scuola…».
Quali conseguenze si producono negli studenti, soprattutto in quelli che progettano di lavorare un giorno nel mondo della ricerca scientifica e tecnologica?
«Le conseguenze? Gli studenti si formano una visione riduttiva della scienza, come se il suo fine fosse esclusivamente la manipolazione e non la conoscenza della natura».
Luigi Dell’Aglio – Avvenire, 29 aprile 2010
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