sabato 24 agosto 2013

Esamina bene la tua coscienza con la massima cura per vedere se è colpa tua se tuo fratello non fa la pace con te, e non respingere l'accusa con false argomentazioni, perché la coscienza sa quello che è nascosto e ti accuserà ... ti sarà di impedimento durante la preghiera


Alcune cose che facciamo per amore di Dio 
sono fatte per obbedire ai Comandamenti, 
altre non ci sono ordinate dai Comandamenti, 
ma le compiamo come un'offerta volontaria. 
E' in obbedienza ai Comandamenti che 
amiamo Dio e il nostro prossimo, 
amiamo i nostri nemici, 
non commettiamo adulterio, 
non uccidiamo e così via, 
perché disobbedire a questi conduce alla condanna. 
Non è per obbedienza ai Comandamenti che 
serbiamo la verginità e osserviamo il celibato, 
rinunziamo a ogni possesso, 
e viviamo in solitudine e così via. 
Queste azioni hanno il valore di offerta 
cosicché se per debolezza ci accadesse di trasgredire qualche comandamento, 
ci sia possibile indurre il Signore a misericordia.

Esamina bene la tua coscienza con la massima cura per vedere 
se è colpa tua se tuo fratello non fa la pace con te, e 
non respingere l'accusa con false argomentazioni, 
perché la coscienza sa quello che è nascosto e 
ti accuserà al momento in cui lascerai questo mondo, e 
ti sarà di impedimento durante la preghiera.

Il disegno della Divina Provvidenza è di riunire per mezzo della giusta fede, 
coloro che sono stati separati e dispersi dal male. 
Il Salvatore ha sofferto perché tutti i figli di Dio che sono dispersi si raccogliessero in unità (Gv11.52). 
Così colui che rifiuta di portare il peso 
delle circostanze avverse, di tollerare i dispiaceri e soffrire il dolore, 
si allontana dall'amore di Dio e dai disegni della Provvidenza.

Se l'amore tutto sopporta ed è longanime (Cor. 13,4), 
chi scoraggia nelle circostanze avverse, 
prova rancore contro coloro che lo hanno offeso o 
si allontana dall'amore per loro, 
non viene forse meno al conformarsi ai disegni della Divina Provvidenza?

Dio solo comunica, la creatura riceve e comunica; 
riceve l'essere e l'essere secondo verità; 
la natura corporea solo in un modo e quella incorporea in un alto.

La natura incorporea comunica l'essere secondo verità per mezzo della parola, 
per mezzo dell'azione e con il venire contemplata, 
la natura corporea solo con il venire contemplata

Non si deve vedere il male nella natura delle creature, 
ma nei loro impulsi errati e irrazionali.

Quando non farai e non dirai più qualcosa di cui ti debba vergognare; 
quando non nutrirai più rancore contro chi ti ha recato danno o ti ha calunniato; 
quando la tua mente all'ora della preghiera sarà costantemente libera dalla materia e dalla forma; sappi che hai raggiunto la misura dell'amore perfetto e libero da passioni.
Filocalia - meditazioni del cuore

venerdì 23 agosto 2013

Come potresti, tu che non sei nulla, possedere l'Infinito?

Dove non puoi esserci tu, là agisce la tua preghiera.
Anche da lontano puoi
far maturare una conversione,
far sbocciare una vocazione,
alleviare una sofferenza,
assistere un moribondo,
illuminare un responsabile,
pacificare una famiglia,
santificare un sacerdote.
Puoi far pensare a me,
far nascere un atto di amore,
far crescere in un cuore la carità,
respingere una tentazione,
placare le collere,
addolcire le parole aspre.

Che cosa non si può operare nell'immensità invisibile del mio Corpo Mistico!
Voi non avete idea delle misteriose connessioni
che vi uniscono gli uni agli altri e
delle quali io sono il fulcro.

Mettiti sotto l'influsso dello Spirito Santo, e
poi penetra in me per compiere l'adorazione del Padre.
Entra nella mia preghiera,
ma sii attivo in essa con la volontà umile e amante di unirti alla mia lode.
La tua intelligenza non può capire.
Come potresti, tu che non sei nulla, possedere l'Infinito?
Ma per me, con me e in me, tu rendi al Padre la lode piena.
Rimani così, in silenzio, senza dir nulla ?
Rendi questo omaggio al Padre attraverso di me,
a nome tuo e dei tuoi fratelli,
in unione ai malati, agli infermi, a tutti quelli che soffrono e sperimentano la miseria del mondo senza Dio;
in unione a tutte le anime consacrate che vivono nella contemplazione e nella carità vera il dono totale di sé.
Rendilo anche a nome di tutti gli uomini che non mi conoscono,
che sono indifferenti, agnostici od ostili.
Tu non sai quale luce può suscitare, in un anima apparentemente chiusa, un omaggio o un'invocazione lanciata in sua vece.

Tutti credono che
il loro dinamismo naturale,
la loro intelligenza spigliata,
la loro forza di carattere siano sufficienti per raggiungere i propri fini.
Poveretti!
Quanto sarà grande la loro delusione e la loro rivolta al primo insuccesso.

Gaston Courtois.Figlio della carità.

giovedì 22 agosto 2013

Guarisci i miei raggiri e il male fatto nella mia vita


Preghiera per gli anziani - Sant'Efrem il Siro

Signore Gesù Cristo,
che hai potere sulla vita e sulla morte,
tu conosci ciò che è segreto e nascosto,
i pensieri e i sentimenti non ti sono velati.
Guarisci i miei raggiri e il male fatto nella mia vita.
Ecco, la mia vita declina di giorno in giorno,
ma i miei peccati crescono.
Signore, Dio delle anime e dei corpi,
tu conosci l'estrema fragilità della mia anima e del mio corpo,
concedimi forza nella mia debolezza,
sostienimi nella mia miseria.
Dammi un animo grato:
che mi ricordi sempre dei tuoi benefici,
non ricordare i miei numerosi peccati,
perdona tutti i miei tradimenti.
Signore, non disdegnare questa preghiera,
la preghiera di questo misero.
Conservami la tua grazia fino alla fine,
custodiscimi come per il passato. Amen.

mercoledì 21 agosto 2013

quando sarai ricurvo per il dolore ti solleverò con uno sguardo d’amore


Non ti lascio cadere e non ti abbandono.
Resto presso di te con il mio amore,
ti accompagno dovunque andrai.
Il mio amore sia la tua forza, la mia fedeltà la tua difesa.
Ti avvolga la mia tenerezza, e ti venga incontro la mia brama.
Se sei triste, ti consolerò, nella tua inquietudine
stendo la mia mano su di te,
 nel tuo dolore bacio le tue ferite,
nel tumulto mi metto al tuo fianco come angelo delle difficoltà.
Se gli uomini ti deridono ti irrobustirò le spalle,
nella tua mutezza ti offrirò la mia voce e
quando sarai ricurvo per il dolore ti solleverò con uno sguardo d’amore.
Quando tutto inaridirà in te,
ti regalerò il mio calore,
e quando le preoccupazioni ti opprimeranno,
ti sussurrerò parole di fiducia.
Se l’affanno colmerà la tua anima, lo caccerò,
e la mia presenza sarà per te luce in tutto quello che farai.
Al mattino ti risveglia il mio desiderio e
alla sera ti ricopre il mio amore;
addormentati nelle mie braccia faccia a faccia,
cuore a cuore…
tendi l’orecchio, batte per te…
nella lunga notte, a ogni nuovo giorno…
(Anselm Grun e Maria M. Robben) Fonte: Come vincere nelle sconfitte, Ed. Queriniana 2003

martedì 20 agosto 2013

Due volte il miracolo si era avverato: Ismaele, il figlio del pianto e Isacco, la creatura del riso.


Trascrivo questo testo citato dal Card. Ravasi in un commento alla genesi. Turoldo sa dire la sua fede ed aiuta noi ad approfondirla.

SIGNORE MIO, AMATO E CRUDELE*

                                               Prese dunque la legna per l'olocausto
                                               e ne caricò Isacco suo figlio; egli in-
                                               vece portava in mano il fuoco e il col-
                                               tello... E disse Isacco: «Ecco il fuoco
                                               e la legna, ma la vittima dov'è?». Ri-
                                               spose Abramo: «Figlio mio, Iddio si
                                              preparerà da sé la vittima per l'olocau-
                                              sto». Così andavano insieme.
                                                                                       (Gen 22, 6.8)

Una quercia fulminata era il Vegliardo.
Volavano sulla fronte nubi
come a una vetta alta a nuda.
Ma legato il basto al giumento
tagliò con lucida calma la legna.
Indi, la mano del fanciullo
perduta nella sua grande mano,
prese l'ombra di lui
a ondeggiare sull'altipiano.
Una luce prealbare e lontana li seguiva,
una luce radente il deserto
bianca, di lama. Nella notte
aveva turbinato come vento
su tutto il gregge e le tende
la nuvola divina.

O Vecchio, com'era il volto del Dio?
forse un lenzuolo di sangue?
o una roccia nera, un cratere in fiamme?

Avevi cento anni atteso
che fiorisse la carne. Ed ora due volte
il fuoco divampò dalla polverosa tenda:
con la tua schiava e con la donna amata
che figli non concepiva
incredula nel sangue suo.
Due volte il miracolo si era avverato:
Ismaele, il figlio del pianto
e Isacco, la creatura del riso.

Ma ora il figlio e la madre del pianto
sono cacciati di casa.
Il deserto è ancora un solo vagito di figli
un solo ululato di madri
supine alle dune e senza più fonti
all'arsura della loro millenaria morte.

E ora la creatura del riso ti segue,
fanciullo dietro il passo di favoloso bandito.
Egli porta la legna del rogo
che deve incendiare la montagna;
egli pensa alla cattura del bufalo
dalle potenti corna dorate e ride;
egli è impaziente di giungere
all'immensa pietra.

E tu camminavi muto e crudele:
quale maschera copriva
i tuoi occhi violenti e le mani folli
e l'abisso del cuore ove eri franato
valanga di sassi?

Il silenzio dell'ultimo giorno era divino.
Indietro ormai sostava pacifico il giumento,
lontani erano i servi, lontana
sua madre, le tende, i greggi,
punti neri in sconfinato deserto.

Dolce s'inarcava il giorno sulla valle dell'Innon
il Cedron ancora selvaggio rideva sotto il volo dei corvi.
In alto una pietra nuda, di teschio
e il cielo un abisso di luce.

Come ti parlò la impetuosa Voce, la nera
Voce nella notte nera, discorde e assurda
Voce che donava e rapiva
e ti beveva dentro il cuore, la Voce
che ti frantumava una a una le ossa?

«Abraham, Abraham!» e tu rispondi: eccomi.
La tua risposta ubriaca i cieli.

«Abraham vide il mio giorno e gioì:
se pur voi foste figli di Abraham...»

Così nella chiesa bianca della mia infanzia
era ritratto l'evento. Un capro
d'improvviso usciva dallo sterpeto
e una mano alla fine dolcissima fermava
la lucida lama prossima alla carne pura.

Sulla stessa montagna
mi condusse fanciullo mio padre...
O Signore mio, amato e crudele!

       * Crudele all'apparenza come ci è rivelato nella Bibbia,
chiede all'uomo gesti che gli sono incomprensibili
fino a un nuovo divino intervento.
È inoltre proprio dell'amore esprimersi
paradossalmente nei confronti dell'amato.

              (da “O SENSI MIEI… POESIE 1948-1988” – pag. 315)

lunedì 19 agosto 2013

Se quando non siamo in pace non possiamo fare la nostra offerta, pensa tu, a maggior ragione, se possiamo ricevere il corpo di Cristo!

Senza ripugnanza e fastidio tu ci hai dato modo di bere alle dolci onde della pace, disponendoci a bere avidamente, a lunghi sorsi.
Ma come fare, però!
In noi, nelle nostre possibilità, c’è purtroppo solo un desiderio di pace, non il suo possesso!
È vero che anche solo il desiderio di realizzarla ha la sua ricompensa da parte di Dio;
ma è anche vero che malgrado la si desideri, fa male non vederne l’effetto compiuto.
Lo sapeva anche l’Apostolo
che, la pace, la si raggiunge pienamente
quando poggia sulla volontà effettiva di ambedue le parti.
Per quanto sta in voi, dice, tenetevi in pace con tutti gli uomini (Rm 12,18).
E il profeta: Pace, pace... ma dov’è questa pace? (Ger 6,14).
Non è davvero una nobile impresa reclamare la pace a parole e distruggerla a fatti.
Si dice di tendere a una cosa e se ne ottiene l’effetto contrario!
A parole si dice:
andiamo d’accordo!
E di fatto, poi, si esige la sottomissione dell’altro.
La pace la voglio anch’io; e non solo la desidero, ma la imploro!
Ma intendo la pace di Cristo, la pace autentica, una pace senza residui di ostilità, una pace che non covi in sé la guerra;
non la pace che soggioga gli avversari, ma quella che ci unisce in amicizia!
Perché diamo il nome di pace alla tirannia?
Perché non rendiamo a ogni cosa il suo nome appropriato?
C’è odio?
Allora diciamo che c’è ostilità!
Solo dove c’è carità diciamo che c’è pace!
Io la Chiesa non la lacero, no! e neppure mi taglio fuori dalla comunione dei padri!
Fin da quand’ero in fasce, se posso esprimermi così, sono stato nutrito col latte del cattolicesimo.
E penso che nessuno appartiene di più alla Chiesa di chi non è mai stato eretico.
Non conosco, però, una pace che possa fare a meno della carità, o una comunione che possa prescindere dalla pace.
Nel Vangelo leggiamo:
Se stai offrendo la tua offerta all’altare e
lì ti viene in mente che tuo fratello ha qualcosa contro di te,
lascia lì l’offerta davanti all’altare, e va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello; poi ritorna pure a fare la tua offerta (Mt 5,23-24).
Se quando non siamo in pace non possiamo fare la nostra offerta, pensa tu, a maggior ragione, se possiamo ricevere il corpo di Cristo!
Che razza di coscienza è la mia
se rispondo Amen dopo aver ricevuto l’eucaristia di Cristo,
mentre invece dubito della carità di chi me la porge?
(Girolamo, Lettera a Teofilo).

domenica 18 agosto 2013

A questo alzarsi è legata la promessa di quell’altro alzarsi, quella dell’Assunzione. Anche per ciascuno di noi.

C’è una “contro-storia”:
l’Assunzione di Maria al cielo è profezia,
è parola che apre gli occhi su questa storia,
nella quale non conta la pubblicità arrogante
– “ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore” -, non conta la forza –
“ha deposto i potenti dai troni” -, non conta la ricchezza –
“ha rimandato a mani vuote i ricchi” -, ma conta l’umiltà,
l’abbandono a Dio, la limpidezza del cuore,
perché è dentro questa storia che passa la forza della risurrezione.
Una storia che - badate bene - è già vincente oggi.
Qualcuno si meraviglia che
la donna di Nazaret parli di questa vittoria nel Magnificat non al futuro,
ma come qualcosa che già sta accadendo:
“La sua misericordia si stende su quelli che - oggi dunque - lo temono,
ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili...”.
Ma come?
Tiberio rimane sul trono, Erode sul trono, Ponzio Pilato sul trono e
anche Anna e Caifa sul loro trono...
La donna di Nazaret ci fa capire che
non è su questi troni che si regge la terra,
non è per loro che va avanti il mondo,
che progredisce l’umanità,
ma per gli uomini e le donne dell’altra storia.
È negli altri che passa una forza di risurrezione.
“Maria” - è scritto nel Vangelo di Luca - “alzatasi (Ἀναστᾶσα in greco) andò in fretta verso la montagna”.
Ebbene “Ἀναστᾶσα” nel vangelo appartiene allo stesso verbo con cui si dice la risurrezione.
E mi sembra bellissimo:
come se nell’alzarsi per correre ad offrire un aiuto all’anziana cugina incinta,
nell’alzarsi e nell’uscire dalla tomba fosse contenuta la stessa forza della risurrezione.
E quasi, pensate, non è importante l’alzarsi della Madonna verso il cielo,
non è raccontato.
È raccontato il suo alzarsi dettato dall’amore, dall’attenzione, dalla vicinanza.
A questo alzarsi è legata la promessa di quell’altro alzarsi,
quella dell’Assunzione.
Anche per ciascuno di noi.
(Angelo Casati, E la casa si riempì del profumo).