Preghiera prima del sermone
Signore, nostro Dio! Tu sai chi siamo noi: uomini con buona e cattiva coscienza, gente contenta e scontenta, sicura e insicura, cristiani per convinzione e cristiani per abitudine, credenti e semi-credenti e non credenti.
E Tu sai da dove veniamo: dalla cerchia di parenti, conoscenti e amici o da grande solitudine, dal quieto benessere o da ogni sorta di difficoltà e di ristrettezze, da situazioni familiari normali o tese o addirittura distrutte, dalla cerchia più ristretta della comunità cristiana o dal suo margine.
Nondimeno stiamo tutti davanti a Te; in ogni disuguaglianza uguali in questo: che siamo tutti nel torto dinanzi a Te ed è anche tra noi; che tutti dobbiamo morire; che tutti saremmo perduti senza la tua grazia; ma anche in questo: che la tua grazia è promessa e rivolta a tutti noi nel tuo amato Figlio, nostro Signore Gesù Cristo.
Noi ci troviamo qui insieme per lodarti facendo sì che la tua parola venga a noi. Affinché ciò accada in quest'ora, nella quale abbiamo la domenica alle nostre spalle e il lavoro della settimana davanti a noi, per questo ti preghiamo invocandoti nel nome e con le parole del tuo Figlio nostro signore: "Padre nostro..."
(Karl Barth, durante il culto serale alla Bruderholzkapelle di Basilea, il 7 ottobre 1956)
sabato 27 agosto 2011
venerdì 26 agosto 2011
le nostre parole sono sempre deboli
Signore, noi non sappiamo parlare di te e le nostre parole sono sempre deboli, imprecise, approssimative. Tu solo sei la Parola, e ti chiediamo di essere Parola per ciascuno di noi. O Gesù, manifestati a noi come Parola di vita, affinché noi riconosciamo che tu sei il senso, il significato dell’esistenza, che tu ci doni la vocazione decisiva per il nostro cammino. Tu, che sei trasparenza del Padre, splendore e riverbero del Padre, fa’ che contemplando il tuo volto di crocifisso risorto possiamo vedere il Padre; fa’ che ascoltando te possiamo ascoltare il Padre, perché tu sei la Parola ultima, definitiva, nella quale c’è tutto ciò che l’uomo può desiderare. Manifestati a noi, Gesù, nella tua umanità e nella tua divinità. Concedici di cogliere in te l’Assoluto, il Perfetto, l’Eterno, l’Immenso, la Verità, l’Amore, la Giustizia, la somma di tutti i beni desiderabili, Colui a cui tendono le nostre speranze e da cui dipende tutta la nostra vita, ogni molecola del nostro corpo, ogni nostro pensiero, gesto, azione. Fa’, Signore Gesù, Verbo di Dio fatto uomo, amico e fratello nostro, che in te ci si riveli il Dio Trinità, Colui che è tutto e che ha in mano la vita e la morte, il tempo e l’eternità, la gioia e il dolore, la notte e il giorno. Tu, Signore, sei lo scopo definitivo della nostra esistenza perché tu sei l’Amore.
CARLO MARIA MARTINI, Le confessioni di Pietro, 50-51
CARLO MARIA MARTINI, Le confessioni di Pietro, 50-51
giovedì 25 agosto 2011
Veglia sulla mia attenzione
Insegnami ad usare bene il tempo
(Jean Guitton)
Dio mio,
insegnami ad usare bene il tempo che tu mi dai
e ad impiegarlo bene, senza sciuparne.
Insegnami a prevedere senza tormentarmi,
insegnami a trarre profitto dagli errori passati,
senza lasciarmi prendere dagli scrupoli.
Insegnami ad immaginare l'avvenire
senza disperarmi che non possa essere
quale io l'immagino.
Insegnami a piangere sulle mie colpe
senza cadere nell'inquietudine.
Insegnami ad agire senza fretta,
e ad affrettarmi senza precipitazione.
Insegnami ad unire la fretta alla lentezza,
la serenità al fervore, lo zelo alla pace.
Aiutami quando comincio,
perché è proprio allora che io sono debole.
Veglia sulla mia attenzione quando lavoro,
e soprattutto riempi tu i vuoti delle mie opere.
Fa' che io ami il tempo
che tanto assomiglia alla tua grazia
perché esso porta tutte le opere alla loro fine
e alla loro perfezione
senza che noi abbiamo l'impressione
di parteciparvi in qualche modo.
mercoledì 24 agosto 2011
Oggi non si ha tempo, né testa, né cuore per i dettagli
Giorni che nelle case, al lavoro e con gli amici al
bar sono passati dal parlare degli europei deludenti a dove trascorreremo le ferie. Giorni in cui
si parla di prendere le impronte ai bambini rom.
Odora di muffa questo tempo, di non sincerità e
menzogna, di orgoglio e disperazione. Che delitto la freddezza e la durezza del cuore.
Oggi non si ha tempo, né testa, né cuore per i
dettagli, pur sapendo che ogni rapporto di amore
è fatto di dettagli, di piccole attenzioni.
Giustizia vuol dire “prendersi a cuore”, essere
per l’altro, abitare nell’altro, lasciarsi abitare
dall’altro, dalle sue sofferenze, dalle sue fatiche,
amare con fedeltà e passione.
Per fortuna quest’odore di muffa, di chiusura e
di menefreghismo non mi impedisce di avere nel
cuore altri odori e altri volti. (Luigi Verdi)
martedì 23 agosto 2011
Con me cammina tra gli uomini d'oggi.
Inizia un altro giorno.
Gesù vuol viverlo in me.
Lui non si è isolato.
Ha camminato in mezzo agli uomini.
Con me cammina tra gli uomini d'oggi.
Incontrerà
ciascuno di quelli che entreranno nella mia casa,
ciascuno di quelli che incrocerò per la strada,
altri ricchi come quelli del suo tempo, altri poveri,
altri eruditi e altri ignoranti,
altri bimbi e altri vegliardi,
altri santi e altri peccatori,
altri sani e altri infermi.
Tutti saranno quelli che egli è venuto a cercare.
Ciascuno, colui che è venuto a salvare.
A coloro che mi parleranno, egli avrà qualche cosa
da dire.
A coloro che verranno meno, egli avrà qualche cosa
da dare.
Ciascuno esisterà per lui come se fosse il solo.
Nel rumore egli avrà il suo silenzio da vivere.
Nel tumulto, la sua pace da portare.
Gesù, in tutto, non ha cessato di essere il Figlio.
Vuole in me rimanere legato al Padre.
Dolcemente legato,
ogni secondo,
sospeso su ciascun secondo,
come un sughero sull'acqua.
Dolce come un agnello
di fronte a ogni volontà del Padre.
Tutto sarà permesso in questo giorno che viene,
tutto sarà permesso ed esigerà che io dica il mio sì.
Il mondo dove Lui mi lascia per esservi con me
non può impedirmi di essere con Dio;
come un bimbo portato sulle braccia della madre
non è meno con lei per il fatto che lei cammina tra la folla.
Gesù, dappertutto, non ha cessato d'essere inviato.
Noi non possiamo esimerci d'essere, in ogni istante, gl'inviati di Dio nel mondo.
Gesù in noi, non cessa di essere inviato,
durante questo giorno che inizia,
a tutta l'umanità, del nostro tempo, di ogni tempo,
della mia città e del mondo.
Attraverso i fratelli più vicini ch'egli ci farà
servire amare salvare,
le onde della sua carità giungeranno sino in capo al mondo,
andranno sino alla fine dei tempi.
Benedetto questo nuovo giorno che è Natale per la terra,
poiché in me Gesù vuole viverlo ancora.
Tratto da Madeleine Delbrêl, Il piccolo monaco, 1990
Gesù vuol viverlo in me.
Lui non si è isolato.
Ha camminato in mezzo agli uomini.
Con me cammina tra gli uomini d'oggi.
Incontrerà
ciascuno di quelli che entreranno nella mia casa,
ciascuno di quelli che incrocerò per la strada,
altri ricchi come quelli del suo tempo, altri poveri,
altri eruditi e altri ignoranti,
altri bimbi e altri vegliardi,
altri santi e altri peccatori,
altri sani e altri infermi.
Tutti saranno quelli che egli è venuto a cercare.
Ciascuno, colui che è venuto a salvare.
A coloro che mi parleranno, egli avrà qualche cosa
da dire.
A coloro che verranno meno, egli avrà qualche cosa
da dare.
Ciascuno esisterà per lui come se fosse il solo.
Nel rumore egli avrà il suo silenzio da vivere.
Nel tumulto, la sua pace da portare.
Gesù, in tutto, non ha cessato di essere il Figlio.
Vuole in me rimanere legato al Padre.
Dolcemente legato,
ogni secondo,
sospeso su ciascun secondo,
come un sughero sull'acqua.
Dolce come un agnello
di fronte a ogni volontà del Padre.
Tutto sarà permesso in questo giorno che viene,
tutto sarà permesso ed esigerà che io dica il mio sì.
Il mondo dove Lui mi lascia per esservi con me
non può impedirmi di essere con Dio;
come un bimbo portato sulle braccia della madre
non è meno con lei per il fatto che lei cammina tra la folla.
Gesù, dappertutto, non ha cessato d'essere inviato.
Noi non possiamo esimerci d'essere, in ogni istante, gl'inviati di Dio nel mondo.
Gesù in noi, non cessa di essere inviato,
durante questo giorno che inizia,
a tutta l'umanità, del nostro tempo, di ogni tempo,
della mia città e del mondo.
Attraverso i fratelli più vicini ch'egli ci farà
servire amare salvare,
le onde della sua carità giungeranno sino in capo al mondo,
andranno sino alla fine dei tempi.
Benedetto questo nuovo giorno che è Natale per la terra,
poiché in me Gesù vuole viverlo ancora.
Tratto da Madeleine Delbrêl, Il piccolo monaco, 1990
lunedì 22 agosto 2011
l’isolamento morale in cui non si ascolta nessuno
...la virtù della speranza che, per i cristiani, è la spinta propulsiva e carica di ottimismo verso il futuro. L’azione del demonio, relativamente al futuro, consiste nel fissare la mente umana nelle ansie e nelle paure del domani, dipinto negativamente e con tinte fosche, talora drammatiche, dall’inganno della tentazione maligna. Il suo obiettivo, come sappiamo bene, tende all’interruzione del cammino cristiano, creando uno stato interiore di paralisi, mediante un approccio psicologico errato col futuro, improntato al pessimismo e alla considerazione di ipotetici mali futuri, pensati come se fossero reali e imminenti. In questo modo l’animo umano si ripiega su se stesso e, accartocciandosi, cade a poco a poco nella prigionia più pericolosa che possa esistere: l’isolamento morale in cui non si ascolta nessuno, cioè un monologo in cui si prende per vero tutto ciò che si pensa. Ma ciò che si pensa è tanto più falso, quanto più l’animo è immerso nelle tenebre del pessimismo e della sfiducia. Il risultato è quello di una deriva mentale, dove le sponde della verità si allontanano sempre di più. Vi sono indubbiamente mille motivazioni per cui il singolo credente, o la singola comunità cristiana, possa sentire il pungolo dello scoraggiamento, ma sono tutte motivazioni che, per quanto oggettive, sono sempre false rispetto alle promesse di gioia e di gloria che Dio ci ha fatto. E’ questo che abbiamo bisogno di capire, per non essere deviati dalla conoscenza sensibile: le oggettività di morte, che stanno sotto i nostri occhi, sono meno vere delle promesse di vita, la cui realizzazione attendiamo da Dio. Insomma, a noi sembra sommamente vero ciò che si vede e che si tocca. Ma la Parola di Dio è più vera. Soltanto una speranza costante, cioè che non si lascia scalfire dalle presunte “oggettività”, può salvarci dal pericolo del ripiegamento.
(don Enzo Cuffaro
domenica 21 agosto 2011
è questo niente che vi spaventa
Due parole vi fanno venire la febbre. Due parole vi inchiodano al letto. Cambiare vita. Ecco la meta. E’ chiara, semplice. Ma la strada che conduce alla meta non la si vede. La malattia è l’assenza di una strada, è l’incertezza della via. Non si è di fronte a un dilemma, vi si è dentro. Siamo noi stessi il dilemma. Una nuova vita è ciò che si vorrebbe, ma la volontà, appartenendo alla vecchia vita, non ha forza alcuna. Si è come quei fanciulli che tendono una biglia nella mano sinistra e non lasciano la presa finché non son certi di avere in cambio una moneta nella mano destra: si vorrebbe una vita nuova, ma senza perdere la vecchia. Si vorrebbe non conoscere l’istante del passaggio, l’ora della mano vuota.
Ciò che vi rende malati è l’approssimarsi di una salute più grande della salute ordinaria, con essa incompatibile. Ma si continua a resistere. Tutto vi trattiene, la madre, gli amici, le giovani dame. Non la si ama più questa vita, ma almeno si sa di che è fatta. Se la si lascia, vi sarà un momento di cui non si saprà più niente. Ed è questo niente che vi spaventa. E’ questo niente che vi fa esitare, brancolare, balbettare, ed infine tornare alle vecchie strade.
Christian Bobin (Francesco e l’infinitamente piccolo, San Paolo 1994, p. 44)
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