At 13,44-52 “Noi ci rivolgiamo
ai pagani”
Salmo 97 “Cantiamo al
Signore, salvezza di tutti i popoli”
Gv 14,7-14 “Chi ha visto me ha
visto il Padre”
Le due letture odierne
si collegano in forza di un tema che è quello dell’azione di
Dio nei suoi Apostoli; Dio stesso compie la sua opera nei suoi
ministri e attraverso di essi, così come, nel tempo del ministero
pubblico di Gesù, è il Padre che attraverso di Lui compie le sue
opere. Questa espressione, “compiere le opere del Padre”, ha lo
stesso significato e lo stesso valore che dire “il Padre compie le
sue opere attraverso i suoi ministri”. Si tratta di un insegnamento
molto evidente, in quanto, nel brano evangelico, Cristo stesso si
esprime in termini analoghi, a proposito della domanda di Filippo, il
quale voleva che Cristo mostrasse loro il Padre. Gesù risponde che
il Padre è già visibile in Lui (cfr. v. 9), e poi aggiunge: “il
Padre che è in Me, compie le sue opere” (v. 10). Il Padre
compie le sue opere attraverso il Figlio, ma anche coloro che credono
nel Figlio, e che in Lui si pongono a servizio di Dio, si inquadrano
nel medesimo mistero strumentale. Infatti, Cristo si riferisce anche
a coloro che crederanno in Lui e descrive l’esito della loro vita
negli stessi termini della propria: “anche
chi crede in me, compirà
le opere che io compio” (v. 12). Implicitamente, ma in
modo inequivocabile, Cristo intende dire che chi crede in Lui diviene
strumento di un’opera di salvezza compiuta dal Padre, divenendo
egli stesso rivelazione del Padre, in forza della fede in Cristo. Ma
questa medesima espressione significa pure che nel discepolo si
replicherà la vita del Maestro, insieme alla caratteristica più
fondamentale del ministero messianico di Gesù: essere strumento
dell’opera del Padre.
Il brano degli Atti,
descrive l’apostolato di Paolo e mostra chiaramente come in lui si
sia realizzata davvero questa strumentalità, di cui Cristo parla ai
suoi discepoli nel contesto dell’ultima cena secondo Giovanni. La
verità di questa promessa è personificata da Paolo, nel quale si
replica appunto l’esperienza di Cristo sotto tanti aspetti. Paolo
annuncia la Parola di Dio a una moltitudine ma viene colpito dalla
gelosia, dalla contraddizione, dalla persecuzione che si scatenano
ben presto contro di lui; così come Cristo aveva sperimentato
l’opposizione del mondo alla Parola di verità. Dall’altro lato,
il passaggio di Paolo, così come il passaggio di Cristo per le vie
della Palestina, diffonde intorno a sé la gioia e apre i cuori alla
glorificazione di Dio. Nel vangelo, e soprattutto nei racconti di
Luca, viene sottolineato ripetutamente che al passaggio di Cristo, ai
suoi gesti di guarigione e di liberazione, consegue l’acclamazione
del popolo e la glorificazione di Dio. Così anche il passaggio di
Paolo nel mondo pagano produce gli stessi effetti: “i
pagani si rallegravano e glorificavano la Parola di Dio” (v.
48).
Don Vincenzo Cuffaro