At 11,1-18 “Dio
ha concesso anche ai pagani la conversione perché abbiano la vita”
Salmo 43 “Ha
sete di te, Signore, l’anima mia”
Gv 10,11-18 “Il
buon pastore offre la vita per le pecore”
L’insegnamento
della liturgia della parola odierna è incentrato intorno al tema
dell’universalità della chiamata alla santità e, di conseguenza,
l’universalità della chiamata all’ascolto del vangelo. Il brano
evangelico di Giovanni si collega al testo degli Atti, grazie al v.
16: “E ho altre pecore che non
sono di quest’ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la
mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore”,
sottolineando come l’annuncio del vangelo sia destinato a tutti gli
uomini senza alcuna distinzione. Non è quindi Israele l’unico
destinatario della parola di salvezza e della chiamata alla santità:
Gesù parla esplicitamente di altre pecore che ascolteranno la
sua voce, altre pecore diverse dal gregge di Israele, e anche ad esse
arriverà la parola del vangelo e il suono della voce del Pastore.
Alla domanda sul modo in cui si arriva alla conoscenza
del vangelo, gli Atti rispondono narrando un episodio relativo al
ministero dell’Apostolo Pietro, dove si sottolinea come la parola
del vangelo raggiunga coloro che sono stati chiamati da Dio ad
ascoltarla attraverso colui che è stato scelto per annunziarla.
L’incontro tra colui che annunzia e colui che ascolta non ha dunque
mai nulla di casuale, perché è il risultato di una duplice divina
elezione. Colui che ascolta il vangelo, lo ascolta in quanto ha
ricevuto la grazia di poterlo ascoltare, e proprio in questa
chiamata all’ascolto deve cogliere un atto di predilezione con cui
Dio lo ha amato; successivamente, la sua risposta determinerà la
qualità dei frutti di santità che Dio si aspetta, dopo avere
elargito i suoi doni.
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