At 13,13-25 “Dalla
discendenza di Davide Dio trasse il salvatore, Gesù”
Salmo 88 “Il
Signore è fedele per sempre, alleluia”
Gv 13,16-20 “Chi
accoglie colui che manderò, accoglie me”
In
questo giovedì della quarta settimana di pasqua, ci troviamo di
fronte ad un insegnamento di Cristo, rivolto ai suoi discepoli, in
riferimento al loro mandato apostolico e al ministero della Parola
che vi è connesso. Questa frase di Gesù a cui ci riferiamo, e che
chiude il brano evangelico odierno, è infatti il punto di raccordo
con la prima lettura, tratta dal cap. 13 degli Atti. Ecco il versetto
chiave di congiungimento delle letture di questa liturgia: “In
verità vi dico: chi accoglie colui che manderò, accoglie me; chi
accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato” (v. 20).
L’accoglienza dell’Apostolo è accoglienza di Cristo, perché il
mandato apostolico di annunciare il vangelo pone l’annunciatore su
di un doppio livello, che sta continuamente davanti ai destinatari
dell’annuncio: i destinatari dell’annuncio si trovano infatti
prima di tutto dinanzi a Cristo e non soltanto dinanzi
all’annunciatore del vangelo. La posizione che si assume nei
confronti della parola annunciata dall’Apostolo è la medesima che
Dio considera valida come decisione personale, come posizione assunta
verso di Lui. Il senso di questo versetto chiave, che descrive uno
degli aspetti certamente più affascinanti e misteriosi del ministero
della Parola: “chi accoglie
colui che io manderò, accoglie me”, allude al doppio
livello già chiarito su cui si muove l’annunciatore e segna
l’inseparabilità della Persona di Cristo dalla persona dei suoi
discepoli, al punto tale che l’atteggiamento assunto verso di loro
è considerato da Cristo come se fosse stato assunto direttamente
verso di Lui; è perciò valido davanti a Dio e carico di
responsabilità. Per questo chi accoglie l’annuncio, accoglie
Cristo e non soltanto il discepolo di Cristo, e chi rifiuta
l’annuncio rifiuta non soltanto il discepolo di Cristo ma, in senso
diretto, in virtù dell’equazione Maestro-discepolo, respinge dalla
propria vita Cristo stesso.
Don Vincenzo Cuffaro
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