sabato 19 febbraio 2011

ricordare non è la solita attività triste e nostalgica, ma la spinta energica che viene da dietro

Non ho simpatia per il ricordare così com’è inteso normalmente. Il ricordo che per me ha senso è la “memoria viva”, quella ad esempio, nel linguaggio biblico-liturgico è definito come“memoriale” e non “ricordo” di ciò che fu. Se una cosa fu e non è più tanto vale dimenticarla. Anzi non ce n’è bisogno perché è già svanita. Noi ricordiamo le cose che vivono in un modo o in un altro. L’importante è che questa loro vita non appanni la vita, il futuro, il progetto che adesso faccio della mia vita, ma li vivifichi con una sovrabbondanza di senso. Il memoriale, appunto, significa che un evento del passato diventa attivo adesso. Nel memoriale il fatto ricordato è reso presente, e i suoi frutti resi disponibili adesso non come filtro, ma come esperienza viva, pulsante. Allora il tempo si ricapitola, si addensa in un punto, nell’attimo presente che vive degli echi del passato e delle tensioni verso il futuro, restando però se stesso. Cioè vita. E allora ricordare non è la solita attività triste e nostalgica, ma la spinta energica che viene da dietro. A volte anche all’improvviso. 
autore: Antonio Spadaro
http://www.bombacarta.com/2011/01/31/ricordare/#more-13330

venerdì 18 febbraio 2011

Uno stupido pregiudizio vede spesso le suore come persone dimesse

Se vuoi dire grazie a delle donne che non hai mai visto veramente meravigliose perchè condizionato dai ciechi che ti stanno intorno, leggi... poi senza dire niente regala loro il libro, sarà il tuo grazie. 
Queste donne, ricorda Dacia Maraini nella sua intensa prefazione, sono un sale della terra; vanno dove tutti scappano, con un coraggio che meriterebbe espressioni hemingwayane di ammirazione soldatesca e che una «risolutezza gentile» - scrive ancora Dacia Maraini - radicalmente femminile spinge a «difendere, aiutare, comprendere» senza voler «insegnare, ordinare» e nemmeno convertire. Il loro amore, femminilmente impavido, non è minimamente condizionato dall' adesione ad alcun credo, nemmeno alla fede in quel Cristo che è la loro vita e di cui esse sono i dolci e robusti tralci. La maggior parte di queste donne scende in strada, si mescola alla vita più crudamente immediata e spietata, là dove l' amore è più difficile, nei lebbrosari africani o sui marciapiedi delle grandi città in cui padri vendono figlie bambine alla violenza; nelle fogne in cui famiglie vivono mangiano violentano vengono violentate e muoiono; fra i tossicodipendenti e i loro carnefici, le sofferenze e gli abbrutimenti d' ogni genere. La vita di ognuna di loro è un' incredibile, reale romanzo d' avventura. Altre conducono una vita claustrale di preghiera e di contemplazione che è anch' essa un' ardua avventura interiore, scevra di ogni mortificazione e aperta al nuovo, capace talora di uscire anch' essa ad affrontare la strada...
Uno stupido pregiudizio vede spesso le suore come persone dimesse e patetiche che si ritirano dalla vita. Queste suore invece conoscono e vivono a fondo la vita; alcune di esse hanno conosciuto l' amore terreno per un uomo prima di quello universale. Hanno amici e amiche, godono il paesaggio e l' esistenza. Non tengono affatto gli occhi bassi, ma guardano in faccia la realtà senza paura. Etty Hillesum, la ragazza morta ad Auschwitz che non era suora ma aveva il coraggio della santità, «non sapeva inginocchiarsi»; del resto chi s' inginocchia davanti a Dio è spesso capace di non inchinarsi dinanzi a nient' altro. Il loro picaresco coraggio è pervaso di una forte carnalità, di un senso concreto del vivere che talora manca agli uomini e li rende spesso più codardi; pure sul Golgota e presso il santo sepolcro sono state le donne a seguire Gesù, mentre altri sono scappati. Anche se in passato la monacazione era talora un' imposizione familiare - come per la Monaca di Monza - spesso essa era invece una scelta di libertà dall' autorità maschile paterna e maritale. Queste donne insegnano che obbedire alla chiamata del proprio destino vale più di ogni sottomissione all' ordine familiare...
Magris Claudio Pagina 37 (19 dicembre 2010) - Corriere della Sera
Per tutto l'articolo ... ne vale il tempo...   http://archiviostorico.corriere.it/2010/dicembre/19/Donne_Dio_fiere_corsare_dell_co_9_101219056.shtml e magari comperare il libro di MARIAPIA BONANATE
L' autrice Mariapia Bonanate è nata a Villeneuve Ao, vive a Torino. Sposata, madre di tre figli, è condirettrice del settimanale «Il Nostro Tempo» e collabora con «Famiglia Cristiana». Come giornalista è sempre andata alla ricerca di «buone notizie», anche nei casi più difficili. Fra le sue opere: «Invito alla lettura di Mario Pomilio» Mursia, «Preti. Alla ricerca dei dodici apostoli nelle strade del mondo» Rizzoli, «Donne che cambiano il mondo. Personaggi femminili che inventano la speranza» Mondadori, «Una lampadina per Kimbau. Storia di Chiara Castellani, medico missionario in Africa» Mondadori, «Il Vangelo secondo una donna» Paoline. Ha appena pubblicato «Suore. Vent' anni dopo» Paoline, pp. 408

È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante

Disse la volpe al Piccolo Principe: "Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi".
"L'essenziale è invisibile agli occhi" ripeté il piccolo principe, per ricordarselo.
"È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante".
"È il tempo che ho perduto per la mia rosa" sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
"Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa...".
"Io sono responsabile della mia rosa" ripetè il piccolo principe per ricordarselo.
(da Antoine de Saint Exupery, Il Piccolo Principe)

desiderio sconfinato di vita e liberazione

E dentro ogni essere umano come possibilità di un’ascesa interiore, di una seconda nascita; nella vita terrena l’uomo ordinariamente è in uno stato di sonno, di non vigilanza, di non capacità di tener gli occhi aperti alla piena realtà del mondo sensibile in cui vive...
La preghiera è quindi
aspirazione e ascesa, desiderio sconfinato di vita e liberazione dagli impedimenti che rendono impossibile la vittoria; il coronamento è l’infinita vita in Dio.
L’aspirazione è il seme;
la lotta per la sua crescita, la preghiera;
il fiore il suo compimento.
L’opera di Cristo è quella di ricollegare il seme con il fiore, di rendere comunicanti la terra e il cielo, di dissipare l’illusione dei sensi e di aprire la porta della piena realtà che nel mondo si esprime.
In questa riunificazione, l’uomo è esortato a non abbandonare per vigliaccheria, o per debolezza, il campo di battaglia. 
La vita, la verità, l’amore, la libertà patiscono violenza per essere conquistate; esse appartengono ai forti, ai coraggiosi, a coloro che non temono: «Pregate senza abbandonare la lotta!».
Nella veglia d’armi cui siamo chiamati non troveremo consolazione, ma la gioia intensa della certezza di essere in cammino verso la verità. Uscire dal mondo dell’errore e approdare a quello della verità è la grande e universale aspirazione dell’uomo; solo i forti, quelli che non abbandonano le armi, possono giungervi. Il mondo delle illusioni dal quale è necessario evadere è costituito dall’ignoranza, dall’avidità; contro di esse è necessario fortemente e serenamente combattere.
Quattro sono le avidità del corpo, della forma concreta corporea:
l’avidità di mangiare, di bere, di tener gli occhi chiusi alle proprie responsabilità di esseri coscienti, di uccidere.
Tre sono le avidità del corpo passionale: 
l’avidità di possedere, di godere, di imporsi.
Tre sono altresì le avidità della mente concreta:
l’avidità di conoscere ciò che accresce la potenza persona le, di essere considerato dai propri simili, di essere amato.
Quattro sono le avidità della mente astratta:
l’avidità di permanere nell’esistenza, come individuo o come gruppo, di essere onorato, di essere prescelto al compimento di grandi o piccole missioni, l’avidità di essere ricordato dagli uomini.
Queste quattordici avidità stendono un fitto velo di ignoranza sullo spirito; contro di esse è necessario combattere incessantemente, senza deporre le armi: «Pregate senza abbandonare la lotta»
La vita vera dell’uomo è nell’incontro con l’Assoluto, con lo Spirito in cui sono Verità e Vita. L’esistenza terrena dell’uomo non è che la via a questa Verità, a questa Vita. Se in questo vigile e intenso cammino ci verrà concesso di liberarci, anche per brevi istanti, dalle avidità, saremo spogli di ogni forma di ignoranza.
Comprenderemo quanto sia inutile agitarsi per ciò che passa, dolorare per ciò che non rimane, quanto sia inutile e vano costruire mondi che la ragione demolirà e quanto, invece, sia necessario ascendere alla conquista della vita spirituale, dove la verità si manifesta in ciò che è: la bellezza, l’unica bellezza capace d’amore, degna d’amore.
Pregate senza disertare (Giovanni Vannucci) in La vita senza fine, ed. CENS, Milano 1985;. 29a domenica del tempo ordinario, Anno C,

giovedì 17 febbraio 2011

Per me trovare Dio nella parola spesso vuol dire scrivere.

E' strano quanto sia difficile sedersi tranquillamente e confidare nella nostra creatività; sembra esservi nello scrivere una resistenza profondamente radicata. Ho sperimentato io stesso di continuo questa resistenza. Anche dopo molti anni di abitudine allo scrivere provo una vera paura quando mi trovo di fronte ad una pagina vuota. 
Perchè ho tanta paura? 
Talvolta  ho in mente un lettore immaginario che mi guarda da sopra la spalla e rifiuta ogni parola che scrivo. 
Talvolta sono sopraffatto dagli innumerevoli libri e articoli che sono già stati scritti e non riesco ad immaginare di avere qualcosa da dire che non sia già stato detto meglio da qualcun altro.
Talvolta mi sembra che qualsiasi parola sia incapace di esprimere quello che desidero veramente, che le parole scritte non possano contenere quello che mi passa nella mente e nel cuore.
Queste paure talvolta mi paralizzano e mi fanno ritardare i miei progetti e persino abbandonarli. NOUWEN La direzione spirituale pag 139/40

In Dio confido, non avrò timore: * che cosa potrà farmi un uomo?

viandante
I passi del mio vagare tu li hai contati, †

le mie lacrime nell'otre tuo raccogli; *
    non sono forse scritte nel tuo libro?SALMO 55



l

mercoledì 16 febbraio 2011

« presenza dell'anima » appunto esercitata per mezzo del lavoro manuale


Se così spesso le donne sono superiori all'uomo per vera cultura, ciò non dipende soltanto dalla loro più fine organizzazione, ma anche da questo, che i loro lavori le rendono incomparabilmente più atte a spiritualizzare la materia, a dirigere con lo spirito ogni loro azione, che non possa il lavoro astratto, in cui manca una continua azione pratica, un continuo controllo sui movimenti o sugli stati del corpo. Queste prerogative non son proprie soltanto del lavoro domestico, ma anche del semplice lavoro manuale. Un uomo come Pestalozzi ne ha già esaltato la particolare importanza educativa: secondo lui, il lavoro manuale educa alla riflessione, all'amore, anzi persino al pudore, appunto perché costringe lo spirito ad una continua vigilanza, e con ciò crea un saldo legame fra il corpo e l'anima, fra il pensiero e la vita, cosicché l'uomo impara a vivere « con presenza di spirito ».
Questa vigilanza dello spirito non è anche l'essenza del tatto femminile, di questa delicata connessione di ogni atto e parola, anzi d'ogni gesto od espressione del viso col più intimo dell'anima? E non viene tale « presenza dell'anima » appunto esercitata per mezzo del lavoro manuale, che di continuo vieta allo spirito d'isolarsi, e lo costringe ad esser presente fin sulle punte delle dita? Chi si renda conto di questo, ammetterà che il lavoro manuale, precisamente perché è diretto a vincere la resistenza visibile della materia, è un'ottima scuola della tenacia di volontà, della pazienza, della coscienziosità e dell'esattezza; appunto perché qui le cose fatte a mezzo od a capriccio colpiscono subito l'occhio con sgradevole evidenza.
Per questa sua semplicità e chiarezza il lavoro manuale è anche in alto grado appropriato ad esercitare e a tener desto nell'uomo il desiderio dell'assoluta perfezione. E questa semplice educazione all'accuratezza ed alla vigilanza non è poi anche d'importanza veramente fondamentale per sviluppare nelle donne il sentimento materno inteso nel più ampio senso della parola? Nessun corso di lezioni sulle cure da prestare ai bambini e sull'educazione infantile può sostituire questo esercitarsi ed abituarsi a concentrare la propria attenzione sulla vita reale, e sui propri atti !
Ogni lavoro manuale che sia eseguito in tal modo, cioè con un profondo interesse spirituale, non è già più un semplice lavoro manuale, ma un lavoro spirituale, e fortifica nell'uomo la spiritualità e il carattere. Il lavoro manuale coscienzioso è una vittoria immediata sulle potenze materiali della pigrizia e della carnalità, è un trionfo dell'energia e libertà spirituale, e contribuisce quindi in modo immediato al predominio dello spirito, anche in tutti gli altri campi. Molto spesso gli uomini si rivelano assai meno resistenti delle donne ai dolori grandi e piccoli; e anche questo perché lo spirito e la volontà degli uomini son meno indirizzati all'immediato controllo e dominio sulla propria vita, o meglio ne sono addirittura distolti. Cultura però è applicazione dello spirito alla materia personale, cultura vuol dire « incarnazione dello spirito ».

Il lavoro domestico
possiede la più grande virtù educativa
Ma oltre al lavoro manuale, il lavoro domestico racchiude in sé ancora altri impulsi di grande efficacia educativa; anzitutto il servizio personale, il rapporto con uomini viventi. Non per niente i savi di tutti i tempi e di tutti i popoli hanno rappresentato la vita sociale come una scuola di correzione per gli uomini capricciosi ed egoisti, ed hanno raccomandato all'uomo di utilizzare gl'impedimenti e le difficoltà della vita in comune come occasioni per sviluppare il suo io interiore. In tal senso può dirsi fortunato l'uomo che per la sua professione deve aver rapporti intimi e concreti coi suoi simili; perché questa è per lui veramente una scuola superiore dell'amore e del dominio di sé.
Chi presta servizio personale in una casa, deve adattarsi alle più diverse esigenze individuali, esercitarsi ad esser paziente e riguardoso verso le particolari debolezze degli uomini che non hanno mai prestato servizio personale e perciò non sanno che cosa voglia dire; inoltre questo lavoro è di una grande efficacia educatrice sotto ogni aspetto, ed offre occasione di conoscere e giudicare gli uomini, per cui soddisfa in misura affatto speciale alle condizioni di un lavoro veramente utile alla cultura personale. 
 Tratto Friedrich Wilhelm Förster

Il valore educativo dei lavori domestici
Il testo che segue corrisponde all’ultimo capitolo (pagg. 341-376)
dell’opera IL CRISTIANESIMO E LA LOTTA DI CLASSE
nella versione italiana, Torino STEN, 1909 (edizione originale: Zurigo 1905)

martedì 15 febbraio 2011

SAN TOMMASO D'AQUINO     PREGHIERA

Concedimi, o Dio misericordioso,
di desiderare con ardore ciò che tu approvi,
di ricercarlo con prudenza,
di riconoscerlo secondo verità,
di compierlo in modo perfetto, a lode e gloria del tuo nome.
Metti ordine nella mia vita,
fammi conoscere ciò che vuoi che io faccia,
concedimi di compierlo come si deve
e come è utile alla salvezza della mia anima.
Che io cammini verso di te, Signore,
seguendo una strada sicura, diritta, praticabile
e capace di condurre alla meta,
una strada che non si smarrisca fra il benessere o fra le difficoltà.
Che io ti renda grazie quando le cose vanno bene,
e nelle avversità conservi la pazienza,
senza esaltarmi nella prosperità
e senza abbattermi nei momenti più duri.
Che io mi stanchi di ogni gioia in cui tu non sei presente,
che non desideri nulla all'infuori di te.
Ogni lavoro da compiere per te mi sia gradito, Signore,
e insopportabile senza di te ogni riposo.
Donami di rivolgere spesso il mio cuore a te,
e quando cedo alla debolezza,
fa' che riconosca la mia colpa con dolore,
e col fermo proposito di correggermi.
Signore, mio Dio,
donami un cuore vigile, che nessun pensiero curioso trascini lontano da te;
un cuore nobile che nessun indegno attaccamento degradi;
un cuore retto che nessuna intenzione equivoca possa sviare;
un cuore fermo che resista ad ogni avversità;
un cuore libero che nessuna passione violenta possa soggiogare.
Concedimi, Signore mio Dio,
un'intelligenza che ti conosca,
uno zelo che ti cerchi,
una sapienza che ti trovi,
una vita che ti piaccia,
una perseveranza che ti attenda con fiducia,
e una fiducia che alla fine arrivi a possederti.

lunedì 14 febbraio 2011

Esorta ancora i più giovani a essere assennati, offrendo te stesso come esempio in tutto (a Tito di san Paolo, apostolo)

Nella vecchiaia daranno ancora frutti, *
saranno vegeti e rigogliosi, 
per annunziare quanto è retto il Signore: *
mia roccia, in lui non c'è ingiustizia.
SALMO 91, 15-16 

non sappiamo cosa sia conveniente chiedere

Rm 8, 26
    Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili.


O Spirito Santo, 
vieni in aiuto alla nostra debolezza
e, poichè noi non sappiamo 
cosa sia conveniente chiedere,
ti chiediamo, con gemiti inesprimibili,
di intercedere per noi
con insistenza. 

domenica 13 febbraio 2011

in alto

il cielo
è
segno di audacia
su questa terra:
è inventare
un cammino che sfoci
e culmini 
in alto
E.Ronchi- Il canto del Pane

E rischiamo di non essere discepoli di nessuno. E nessuno ci crederà.

Ma ora il pensiero che mi sta più a cuore è questo: che la preghiera si faccia norma della vita; che la "lex orandi" diventi la "lex vivendi". Ciò vuol dire che non si separi più il divenire dall'essere; il mistero, la fede, la liturgia dall'impegno, dalla testimonianza, dalla storia, ecc.. Quando i discepoli hanno chiesto a Gesù: "Maestro, insegnaci a pregare", volevano una regola di vita...
era la preghiera che doveva diventare la loro norma, la fonte della loro formazione, fondamento del personale discepolato, così potevano distingersi da altri discepolati...
Ecco perchè il "Padre Nostro" viene tramandata come preghiera del Signore; si dice che è l'unica non perchè sia la sola, ma perchè questa è la regola che fonda e distingue il discepolato del Signore da ogni altro, diventa la caratteristica della sequela di Cristo..
E così dovrebbe essere anche per noi. 
Tutto dipende da qui: si tratta di sapere se si vive o non si vive il Padre Nostro.
Caro Ermes e cari amici, tutto il resto è un correre dietro al vento. E rischiamo di non essere discepoli di nessuno. E nessuno ci crederà.
David Maria Turoldo (da presentazione de il canto del pane di Ermes Ronchi pag 6-7)

La paura in azione non produce altro che sofferenza.

“Possiamo parlare dell’amore, scriverci sopra migliaia di libri, ma in realtà l’amore sarà sempre diverso per ciascuno di noi, perché si tratta di un’esperienza. L’amore non è un concetto, è azione. L’amore in azione può produrre soltanto felicità. La paura in azione non produce altro che sofferenza. L’unico modo di padroneggiare l’amore è quello di praticarlo. Non c’è bisogno di giustificare il vostro amore, o di spiegarlo. Basta soltanto praticarlo.”

Don Miguel Ruiz – Il sentiero dell’amore