Beati noi,
se con povertà di spirito sapremo
affrancarci dalla fallace fiducia nei beni economici
e mettere i nostri primi desideri nei beni spirituali e religiosi;
e se avremo per i Poveri rispetto ed amore come fratelli e immagini viventi di Cristo.
Beati noi,
se educati alla mansuetudine dei forti
sapremo rinunciare alla triste potenza dell'odio,
e della vendetta
e avremo la saggezza di preferire alla paura delle armi
la generosità del
perdono,
l'alleanza della libertà e del lavoro,
la conquista della bontà e della pace.
Beati noi
se non faremo dell'egoismo
il criterio direttivo della vita
e suo scopo il piacere,
ma
sapremo scoprire nella sobrietà un'energia,
nel dolore una sorgente di redenzione,
nel sacrificio il vertice della grandezza.
Beati noi,
se preferiremo essere oppressi che oppressori,
e se avremo sempre fame d'una progrediente giustizia.
Beati noi,
se per il regno di Dio,
nel tempo e oltre il tempo,
sapremo
perdonare e lottare,
operare e servire,
soffrire ed amare.
Non saremo delusi in eterno.
Paolo VI
sabato 19 maggio 2012
venerdì 18 maggio 2012
c' è un Uomo inchiodato su una Croce
Allorché si fa silenzio inforno a me,
nelle ore del giorno e della notte,
un pianto che scende dalla Croce
mi colpisce e mi fa trasalire.
La prima volta che l'udii,
uscii dalla mia casa,
e cercando intorno trovai un uomo nel terrore della crocifissione.
“Lasciate che vi stacchi dalla Croce”
gli dissi.
E cercai di togliere i chiodi dai suoi piedi,
ma Egli mi rispose:
“Lasciali dove sono, poiché scenderò dalla Croce solo quando
tutti gli uomini,
tutte le donne,
tutti i fanciulli,
si uniranno insieme per distaccarmi”.
Gli dissi allora:
“Come posso io sopportare il vostro lamento e che posso fare io per Voi?”.
Ed Egli mi rispose:
“Va per tutto il mondo e dì a quelli che incontrerai che
c' è un Uomo
inchiodato su una Croce».
(di Fulton J. Sheen)
nelle ore del giorno e della notte,
un pianto che scende dalla Croce
mi colpisce e mi fa trasalire.
La prima volta che l'udii,
uscii dalla mia casa,
e cercando intorno trovai un uomo nel terrore della crocifissione.
“Lasciate che vi stacchi dalla Croce”
gli dissi.
E cercai di togliere i chiodi dai suoi piedi,
ma Egli mi rispose:
“Lasciali dove sono, poiché scenderò dalla Croce solo quando
tutti gli uomini,
tutte le donne,
tutti i fanciulli,
si uniranno insieme per distaccarmi”.
Gli dissi allora:
“Come posso io sopportare il vostro lamento e che posso fare io per Voi?”.
Ed Egli mi rispose:
“Va per tutto il mondo e dì a quelli che incontrerai che
c' è un Uomo
inchiodato su una Croce».
(di Fulton J. Sheen)
giovedì 17 maggio 2012
dobbiamo distruggerla
La colpa non esiste
se non nella misura
in cui noi stessi l'abbiamo creata.
Siamo noi, perciò, che dobbiamo distruggerla.
Se scegliamo di fare il male,
il male esiste
finché noi stessi non lo distruggiamo.
Il bene non possiamo farlo,
perché è il respiro stesso dell'universo:
ma possiamo scegliere
di respirare e vivere in esso
e con esso
Kahlil Gibran
se non nella misura
in cui noi stessi l'abbiamo creata.
Siamo noi, perciò, che dobbiamo distruggerla.
Se scegliamo di fare il male,
il male esiste
finché noi stessi non lo distruggiamo.
Il bene non possiamo farlo,
perché è il respiro stesso dell'universo:
ma possiamo scegliere
di respirare e vivere in esso
e con esso
Kahlil Gibran
mercoledì 16 maggio 2012
APERTA è la porta della mia casa
Nell'ombra fonda del luglio piovoso
cammini con passi segreti
silenzioso come la notte
eludendo ogni vigilanza.
cammini con passi segreti
silenzioso come la notte
eludendo ogni vigilanza.
Il mattino ha chiuso i suoi occhi
incurante degli insistenti richiami
del vento dell'est,
e un velo pesante è stato steso
sull'insonne azzurro del cielo.
incurante degli insistenti richiami
del vento dell'est,
e un velo pesante è stato steso
sull'insonne azzurro del cielo.
I boschi hanno cessato i loro canti,
tutte le porte sono state chiuse.
Tu sei il viandante solitario
di questa strada deserta.
tutte le porte sono state chiuse.
Tu sei il viandante solitario
di questa strada deserta.
Mio solo, mio migliore amico,
APERTA è la porta della mia casa -
non passare come un sogno.
Rabindranath Tagore
APERTA è la porta della mia casa -
non passare come un sogno.
Rabindranath Tagore
martedì 15 maggio 2012
non si illuda ancora
Può certo il fuoco morire in seno alla terra
e placarsi il mare;
può non fiorire la primavera,
ma questo cuore è impossibile
che non si illuda ancora.
Ovvero a un albero somiglio
che non attende ormai di fiorire.
Ma tu, signore della vita,
manda la bufera a coprire il torrente,
manda abbondanti piogge alle mie radici.
e placarsi il mare;
può non fiorire la primavera,
ma questo cuore è impossibile
che non si illuda ancora.
Ovvero a un albero somiglio
che non attende ormai di fiorire.
Ma tu, signore della vita,
manda la bufera a coprire il torrente,
manda abbondanti piogge alle mie radici.
David M. Turoldo
lunedì 14 maggio 2012
dice l'amore
È assurdo
dice la ragione
È quel che è
dice l'amore
dice la ragione
È quel che è
dice l'amore
È sfortuna
dice il calcolo
È nient'altro che dolore
dice l'angoscia
dice il calcolo
È nient'altro che dolore
dice l'angoscia
È inutile
dice il giudizio
È quel che è
dice l'amore
dice il giudizio
È quel che è
dice l'amore
È ridicolo
dice l'orgoglio
È sventato
dice la prudenza
dice l'orgoglio
È sventato
dice la prudenza
È impossibile
dice l'esperienza
È quel che è
dice l'amore
Erich Fried
dice l'esperienza
È quel che è
dice l'amore
Erich Fried
domenica 13 maggio 2012
Vale la pena?
Ogni cosa alla sua stagione
Nell’invecchiare, infatti, si sente il peso del passato, dell’esperienza, si sono accumulate vicende e le ferite sofferte si fanno sentire e ricordare più delle sempre brevi e fugaci vicende di bellezza. Allora si è tentati soprattutto dal cinismo: di fronte a ogni responsabilità da assumere, a ogni azione costosa da intraprendere, appare insistente la domanda: «Vale la pena?» Mi soccorrono ancora oggi le parole di Pessoa che tante volte mi sono ripetuto: «Valeva la pena? Sì, valeva la pena, se l’anima non è piccola». Enzo Bianchi
Nell’invecchiare, infatti, si sente il peso del passato, dell’esperienza, si sono accumulate vicende e le ferite sofferte si fanno sentire e ricordare più delle sempre brevi e fugaci vicende di bellezza. Allora si è tentati soprattutto dal cinismo: di fronte a ogni responsabilità da assumere, a ogni azione costosa da intraprendere, appare insistente la domanda: «Vale la pena?» Mi soccorrono ancora oggi le parole di Pessoa che tante volte mi sono ripetuto: «Valeva la pena? Sì, valeva la pena, se l’anima non è piccola». Enzo Bianchi
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