Il povero è sempre profetico.
Egli rivela i disegni di Dio.
I veri profeti non fanno alro che mostrare la missione profetica del povero.
È per questo che è bene spendere tempo per ascoltarli.
E per ascoltarli, bisogna star loro vicino.
Infatti, parlano a bassa voce e solo in alcune circostanze,
perché hanno timore di esprimersi,
non hanno fiducia in se stessi,
tanto sono stati schiacciati e oppressi.
Ma se li ascoltiamo, ci collocano davamti all’essenziale. [...]
Se le comunità si chiudono ai poveri, si chiudono a Dio.
Questo non significa che i monasteri di vita contemplativa debbano aprire le loro porte ai poveri,
ma che ognuno di questi monasteri deve sentirsi solidale con i poveri e con i feriti del mondo.
Devono avvicinarsi ai poveri che siano loro più vicini e che li invitano ad amare.
Forse i fratelli o le sorelle ammalati e anziani dello stesso monastero, o quanti hanno fame e chiedono ospitalità per qualche giorno, o chi vive nei dintorni e soffre, cercando una parola di conforto.
Tutti i discepoli di Gesù sono chiamati ad avere compassione, a camminare con i poveri e i feriti, a pregare per loro.
Non è possibile mangiare il corpo spezzato di Cristo nell’Eucaristia, bere il suo sangue versato per noi sotto tortura, e nello stesso tempo non aprire il cuore alle persone ferite e crocifisse del nostro mondo di oggi.
(Jean Vanier, Comunità luogo di perdono e di festa).