La riconciliazione con Dio è intesa talora in modo perverso.
Pensiamo di dover rabbonire un dio arrabbiato per le nostre malefatte.
Ma non potendo noi placare adeguatamente la sua maestà,
infinitamente offesa, il Figlio crocifisso si offre come espiazione infinita, proporzionata alla dignità infinita dell'offeso.
Ma che dio è uno che si placa e si sente soddisfatto dal sangue del figlio? Sembra piuttosto un vampiro.
Idee di questo tipo, apparentemente pie,
ma radicalmente perverse,
trovano subito rispondenza nel cuore dell'uomo:
riflettono la falsa immagine di Dio, suggerita da Satana ai progenitori e confermata da predicatori di tutte le religioni e confessioni all'interno di esse.
Questa religiosità naturale produce sudditanza e
buone offerte monetarie per sedare sensi di colpa.
Sarà utile per costruire nuove chiese,
non certo per formare la Chiesa alla libertà dei figli di Dio.
Silvano Fausti
sabato 17 agosto 2013
venerdì 16 agosto 2013
per tutti un amico, che attende senza stancarsi,
"Se ci angustiasse la povertà, se ci addolorasse il lutto, ci rendesse inquieti un malanno fisico, ci tormentasse qualche altra calamità, ma ci fossero vicine delle persone buone che sapessero non solo godere con quelli che godono, ma anche piangere con quelli che piangono, che sapessero rivolgere parole di consolazione e conversare amabilmente, allora verrebbero lenite in grandissima parte le amarezze, alleviati gli affanni, superate le avversità." S. Agostino
Signore, aiutami ad essere per tutti un amico,
che attende senza stancarsi,
che accoglie con bontà
che dà con amore,
che ascolta senza fatica,
che ti ringrazia con gioia.
Un amico che
si è sempre certi di trovare
quando se ne ha bisogno.
Aiutami ad essere una presenza sicura,
a cui ci si può rivolgere
quando lo si desidera,
ad offrire un'amicizia riposante,
ad irradiare una pace gioiosa,
la tua pace, o Signore.
Fa' che sia disponibile e accogliente
soprattutto verso i più deboli e indifesi.
Così senza compiere opere straordinarie,
io potrò aiutare gli altri a sentirti più vicino.
Signore della tenerezza
Bruno Ferrero
giovedì 15 agosto 2013
quella falsa uccide, quella vera dà vita...se è vera è «divinizzante» e creatrice, se è falsa è «diabolica» e distruttiva (cf Gv 8,43s)
Morte e vita sono in potere della parola (Pr 18,21):
quella falsa uccide,
quella vera dà vita.
Qualsiasi parola, non solo quella di Dio, è efficace.
Se dico a uno: «Sei brutto, stupido e cattivo», anche se è persona bella, intelligente e amabile, subito si rabbuia di tristezza o di rabbia. Se dico invece: «Sei bello, intelligente e buono», subito si illumina e vuole bene a sé e a me.
La vocazione dell'uomo, secondo la Bibbia, è ascoltare e rispondere a Dio:
è suo interlocutore, suo partner.
Per questo è simile a lui, «partecipe della natura divina» (2Pt 1,4).
Non solo siamo chiamati,
ma siamo realmente figli di Dio (1Gv 3,1s).
Chi accoglie la sua Parola infatti ha la possibilità di diventare figlio di Dio (Gv 1,12).
Come vedremo, l'uomo diventa la parola che ascolta. Le citazioni sul «potere» della parola potrebbero essere moltiplicate a piacimento. Basti dire, sinteticamente, che se è vera è «divinizzante» e creatrice, se è falsa è «diabolica» e distruttiva (cf Gv 8,43s).
Silvano Fausti
Per una lettura laica della Bibbia
quella falsa uccide,
quella vera dà vita.
Qualsiasi parola, non solo quella di Dio, è efficace.
Se dico a uno: «Sei brutto, stupido e cattivo», anche se è persona bella, intelligente e amabile, subito si rabbuia di tristezza o di rabbia. Se dico invece: «Sei bello, intelligente e buono», subito si illumina e vuole bene a sé e a me.
La vocazione dell'uomo, secondo la Bibbia, è ascoltare e rispondere a Dio:
è suo interlocutore, suo partner.
Per questo è simile a lui, «partecipe della natura divina» (2Pt 1,4).
Non solo siamo chiamati,
ma siamo realmente figli di Dio (1Gv 3,1s).
Chi accoglie la sua Parola infatti ha la possibilità di diventare figlio di Dio (Gv 1,12).
Come vedremo, l'uomo diventa la parola che ascolta. Le citazioni sul «potere» della parola potrebbero essere moltiplicate a piacimento. Basti dire, sinteticamente, che se è vera è «divinizzante» e creatrice, se è falsa è «diabolica» e distruttiva (cf Gv 8,43s).
Silvano Fausti
Per una lettura laica della Bibbia
mercoledì 14 agosto 2013
La parola può fiorire solo nel silenzio.
Spazio tra note, distanza tra cose:
così è il silenzio tra le parole.
La parola può fiorire
solo nel silenzio.
Nel rumore è seme inospitato.
Il silenzio diventa sempre più un «genere di lusso»,
che nessuno può comperare.
Se scompare,
implode l'umanità dell'uomo.
È possibilità di ascolto:
senza di esso il seme della parola,
che genera tutto secondo la propria specie,
non può essere accolto.
Parola e silenzio sono seme e terra
- grande madre, da cui viene e a cui torna ogni seme,
per moltiplicarsi e ritornare ad essa,
in un crescendo di vita senza fine.
Silvano Fausti
Per una lettura laica della Bibbia
martedì 13 agosto 2013
Facciamo silenzio
Facciamo silenzio
prima di ascoltare la Parola,
perché i nostri pensieri
sono già rivolti verso la Parola.
Facciamo silenzio
dopo l'ascolto della Parola,
perché questa ci parla ancora,
vive e dimora in noi.
Facciamo silenzio
la mattina presto,
perché Dio deve avere la prima Parola,
e facciamo silenzio
prima di coricarci,
perché l'ultima Parola
appartiene a Dio.
Facciamo silenzio
solo per amore della Parola.
Dietrich Bonhoeffer
lunedì 12 agosto 2013
Ottienimi un cuore semplice, che non si ripieghi sulle proprie tristezze
p. de Grandmaison
Santa Maria, Madre di Dio,
conservami un cuore di fanciullo,
puro e limpido come sorgente.
Ottienimi un cuore semplice,
che non si ripieghi sulle proprie tristezze;
un cuore generoso nel donarsi,
pieno di tenera compassione;
un cuore fedele e aperto,
che non dimentichi alcun bene,
e non serbi rancore di alcun male.
Creami un cuore dolce e umile,
che ami senza esigere d'essere riamato,
felice di sparire in altri cuori
sacrificandosi davanti al tuo Figlio divino.
Un cuore grande e indomabile,
che nessuna ingratitudine possa chiuderlo
e nessuna indifferenza stancare.
Un cuore tormentato
dalla gloria di Gesù Cristo,
con piaga che non rimargini se non in cielo.
domenica 11 agosto 2013
Non si salva il mondo dal di fuori; occorre, come il Verbo di Dio che si è fatto uomo, immedesimarsi, in certa misura, nelle forme di vita di coloro a cui si vuole portare il messaggio di Cristo, occorre condividere, senza porre distanza di privilegi, o diaframma di linguaggio incomprensibile, il costume comune, purché umano ed onesto, quello dei più piccoli specialmente, se si vuole essere ascoltali e compresi.
Fino a quale grado la chiesa deve uniformarsi alle circostanze storiche e locali in cui svolge la sua missione?
come deve premunirsi dal pericolo d’un relativismo che intacchi la sua fedeltà dogmatica e morale? ma come insieme farsi idonea a tutti avvicinare per tutti salvare, secondo l’esempio dell’apostolo: “Mi son fatto tutto a tutti, perché tutti io salvi”?
Non si salva il mondo dal di fuori; occorre, come il Verbo di Dio che si è fatto uomo, immedesimarsi, in certa misura, nelle forme di vita di coloro a cui si vuole portare il messaggio di Cristo, occorre condividere, senza porre distanza di privilegi, o diaframma di linguaggio incomprensibile, il costume comune, purché umano ed onesto, quello dei più piccoli specialmente, se si vuole essere ascoltali e compresi.
Bisogna, ancor prima di parlare, ascoltare la voce, anzi il cuore dell’uomo;
comprenderlo, e per quanto possibile rispettarlo e dove lo merita assecondarlo.
Bisogna farsi fratelli degli uomini nell’atto stesso
che vogliamo essere loro pastori e padri e maestri.
Il clima del dialogo è l’amicizia.
Anzi il servizio.
Tutto questo dovremo ricordare e studiarci di praticare
secondo l’esempio e il precetto che Cristo ci lasciò.
(Paolo VI, Ecclesiam Suam, n.90).
come deve premunirsi dal pericolo d’un relativismo che intacchi la sua fedeltà dogmatica e morale? ma come insieme farsi idonea a tutti avvicinare per tutti salvare, secondo l’esempio dell’apostolo: “Mi son fatto tutto a tutti, perché tutti io salvi”?
Non si salva il mondo dal di fuori; occorre, come il Verbo di Dio che si è fatto uomo, immedesimarsi, in certa misura, nelle forme di vita di coloro a cui si vuole portare il messaggio di Cristo, occorre condividere, senza porre distanza di privilegi, o diaframma di linguaggio incomprensibile, il costume comune, purché umano ed onesto, quello dei più piccoli specialmente, se si vuole essere ascoltali e compresi.
Bisogna, ancor prima di parlare, ascoltare la voce, anzi il cuore dell’uomo;
comprenderlo, e per quanto possibile rispettarlo e dove lo merita assecondarlo.
Bisogna farsi fratelli degli uomini nell’atto stesso
che vogliamo essere loro pastori e padri e maestri.
Il clima del dialogo è l’amicizia.
Anzi il servizio.
Tutto questo dovremo ricordare e studiarci di praticare
secondo l’esempio e il precetto che Cristo ci lasciò.
(Paolo VI, Ecclesiam Suam, n.90).
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