In questa giornata del grande silenzio riandiamo alla lettura del Venerdì Santo.
La prima lettura di questo Venerdì Santo è tratta dal capitolo 52
del profeta Isaia, che costituisce il quarto canto del servo di
Yahweh.
L’oracolo di Isaia si apre con la menzione di un duplice
stupore: “Molti si
stupirono di lui tanto
era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto e diversa la sua
forma da quella dei figli dell’uomo, così si
meraviglieranno di lui
molte genti… perché vedranno un fatto mai ad essi raccontato e
comprenderanno ciò che mai avevano udito” (Is 52,14-15).
In
questi versetti sono presenti i due poli della Redenzione:
l’umiliazione e la morte da un lato, la risurrezione e la
glorificazione dall’altro.
Mentre il primo polo della Redenzione
stupisce per la sovrabbondanza del dolore,
il secondo per la
sovrabbondanza della vita, che supera di gran lunga la forza
distruttiva della morte.
Questo duplice stupore ha anche un altro
significato che in qualche modo viene a completare l’insegnamento
che ieri ci proveniva dal libro dell’Esodo.
L’istituzione della
Pasqua ebraica possiede alcuni elementi validi
per la celebrazione
della Pasqua cristiana,
a condizione che vengano letti sul piano
spirituale.
Ad esempio, il mangiare coi fianchi cinti indica la
prontezza della risposta che Dio si attende di trovare al suo
passaggio.
Così questo duplice stupore ci dice non solo che la
Pasqua cristiana, cioè il mistero dell’Eucaristia, si deve
celebrare con la prontezza necessaria per rispondere alla grazia, ma
anche che questa celebrazione è per coloro che si sanno stupire di
questi due momenti di umiliazione e di gloria, e non li trattano come
semplici nozioni.
Lo stupore è il contrario dell’indifferenza, è
la capacità di lasciarsi toccare dalla Parola di Dio, di gustarla
come un cibo sapienziale.
La celebrazione della Pasqua, infatti, non
è per coloro che considerano tutto scontato, tutto ovvio.
La
celebrazione della Pasqua è per quelli che si stupiscono del Cristo
sfigurato e del Cristo trasfigurato, per quelli che guardano al
mistero di Cristo con gli occhi imbambolati dei bambini.
Don Vincenzo Cuffaro