....Abbiamo capito che uno solo è questo samaritano apparso sulla terra. C'è quasi da scoraggiarsi, se non pensassimo che appunto abbiamo a che fare con un... samaritano: questo Dio che ama per primo, che ama sempre!... “Non siamo noi che abbiamo amato Dio, ma Dio ha amato noi”. Credo che sia una verità tutta e solo cristiana. È Dio che si curva sull'uomo. E lo ama così com'è. E può essere un delinquente. E non gli chiede neppure i documenti. Cosicché può essere anche un suo nemico. L'amore non fa mai inchieste sui poveri. Invece noi quante inchieste prima di aprire il pugno in un gesto di stentata elemosina, quando non è ostentata! E sempre inchieste sulla miseria, mai che si facciano inchieste sulle ricchezze dei ricchi. Capisco, sono inevitabili: sono così pochi i mezzi della carità! E quello dei bisogni non è neppure un mare, ma è un oceano. E poi questi poveri, che te ne inventano tante da superare tutte le fantasie. No, non si può fare a meno delle inchieste. E poi: “Padre, un po' di prudenza: il vizio...”. Che Dio ci perdoni! Prima di noi lo sa Cristo quanto sia difficile amare: un'impresa che è solo da Dio!
Da notare, alla fine, il seguirsi di tutti i verbi, l'incalzare dei gesti e del loro numero:
1) lo vide;
2) si mosse a pietà;
3) si curvò su di lui;
4) gli fasciò le ferite;
5) gli versò olio e vino;
6) lo caricò sul suo giumento;
7) lo portò nell'albergo;
8) si prese cura di lui;
9) pagò per lui;
10) ritornò indietro a pagare.
È il nuovo decalogo? “E stato detto: non uccidere, ma io vi dico...”.
Così la terra non sarà distrutta...
E dunque: non c'è che tornare al samaritano. Un uomo capitato in una banda di ladri: come ce ne sono tanti, da sempre, il sistema stesso li alimenta; un prete che passa sulla medesima strada; poi un levita, uno della classe dirigente, un responsabile... Vedono e vanno oltre: nel nulla, secondo il Vangelo.
Invece un samaritano... Arrivati al decalogo dell'amore, non abbiamo certo finito di commentarlo, neppure di scoprirlo. L'amore è un mistero più grande della vita e della morte. La parola di Dio è senza fine. Passeranno i cieli e la terra ma questa parola... Anche fra migliaia d'anni gli uomini avranno bisogno di questa parola, altrimenti moriranno.
“Si prese cura di lui”. Come Dio si è sempre preso cura di me, di te, dell'uomo, dell'ultimo di tutti gli uomini. Uno che sta per morire, che è carico di ferite (in quanti modi quest'uomo è carico di ferite!); che è solo, che è scartato. Chiunque egli sia, è sempre l'ultimo di tutti, quello che ferma Dio sulla sua strada; l'ultimo che per Dio diventa il più importante; il soggetto del suo amore e delle sue operazioni divine; le sole operazioni che segnano la comparsa dell'umano e lo caratterizzano. Ecco che gli ultimi saranno i primi. Non c'è nulla che valga per Iddio quanto un uomo. Tutto il contrario che per noi. Cioè per questo sistema.
«Il giorno seguente…». Va bene: è lui che paga: e torna indietro a pagare. “Crucifixus etiam pro nobis» (crocifisso anche per noi). È la legge della sostituzione: lui che si sostituisce a noi. E continua. Il conto è sempre pagato da chi più ama. Rispetto all'uomo, è Dio che paga per sempre. Un Dio che è sempre in perdita.
Mentre sono tanti che ci guadagnano, proprio sull'amore. Non c'è nulla che “renda” quanto le opere di carità, in tutti i sensi. Anche la santità “rende molto: un'economia che è sempre attiva. Così “estrasse due denari e li diede all'albergatore”. Ecco l'oste che incassa. Ma chi è questo oste, questo locandiere? Due denari erano tanti! Sulla cifra si possono fare due considerazioni: una che il ferito era veramente grave, ciò è detto all'inizio del racconto; l'altra, che sicuramente anche l'oste deve aver tenuto su il conto, il preventivo. Infatti la carità costa! Quasi quasi per certi amministratori della carità e dell'assistenza e della previdenza e delle assicurazioni, non ce n'è mai abbastanza.
Due denari: «e ciò che spenderai di più te lo rifonderò al mio ritorno». Dove si vede che hanno discusso; e che l'oste voleva di più, forse. Ma perché non hanno fatto metà e metà? Perché questo apostolo dell'ospitalità non si è offerto, pure lui, a fare qualcosa? Non è un dovere di tutti l'amore? E’ un dovere di tutti, ma non tutti hanno il dono di amare: mentre coloro che hanno quello di incassare sull’amore sono una moltitudine.
Un giorno - ormai sono parecchi anni - con don Gnocchi abbiamo fatto una statistica e una verifica sulle forme e sugli istituti di assistenza di qualsiasi tipo. Ebbene il risultato circa la distribuzione degli incassi era questo: che l'80% andava all'istituto o all'iniziativa che fosse, e solo il 20% andava agli interessati, cioè ai poveri o agli assistiti. Così almeno avveniva una volta, tanti anni fa!
Quanti sono gli osti, quelli delle colonie marine o montane (non è anche un colonialismo, dei più raffinati? si fa per dire!), quanti sono coloro che si erano arricchiti sulle opere di una qualsiasi beneficenza?... Non per questo il samaritano abbandona il suo progetto. Quando uno ama, ritorna anche indietro a pagare. Non è che vinca l'oste. È lui che vince.
“E quello che hai raccolto di chi sarà?”. Perché non c'è nulla che bruci come i beni rubati ai poveri...Per chi ha il coraggio di leggere tutto...http://www.donboscoland.it/articoli/articolo.php?id=123483 Senza amore si muoredi David Maria Turoldo Il testo e' tratto da: David Maria Turoldo, Amare, Edizioni San Paolo,Cinisello Balsamo(Milano), 1986, pp. 105-126.