domenica 8 agosto 2010

Tacere di se' è umiltà.
Tacere i difetti altrui è carità.
Tacere parole inutili è penitenza.
Tacere a tempo e luogo è prudenza.
Tacere nelle croci è eroismo!
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Monastero Janua Coeli  
XIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (08/08/2010)
Vangelo: Lc 12,32-48 (forma breve: Lc 12,35-40)   Clicca per vedere le Letture (Vangelo: Lc 12,32-48 (forma breve: Lc 12,35-40))

Gesù ti porta pian piano a prendere la tua vita in mano, a conoscerti per come sei e non per come pensi di essere. E questo è possibile nell'impatto-schianto a volte con la verità di te stesso. Una verità conosciuta nell'attesa del Suo arrivo. La verità vi farà liberi. Ognuno di noi vive secondo un'immagine interiore di sé, peccato che questa immagine non venga aggiornata e soprattutto confrontata. La Parola di Dio ti denuda, ma se mentre lo fa tu trovi delle giustificazioni sante, vivi in falsetto, non per quello che la Parola opera in te, ma per quello che tu pensi di essere. Sei discepolo, pensi di esserlo, e il più attaccato a Gesù, ma non ti rendi conto che i tuoi sono slanci veri nel sentire, ma da verificare nel concreto, quindi slanci ancora "fantasie", immagini interiori, non "realtà". Oggi più che mai è vera questa Parola per noi. Ci sentiamo pronti a fare follie per Gesù, poi ci vergogniamo perfino a pronunciare il suo nome … lo chiamiamo in tutti i modi possibili: il Signore, Dio, SS. mo Sacramento, Verbo di Dio, Figlio di Dio, Cristo. Il suo nome: Gesù. È così semplice, eppure tanto impegnativo … Costa dire all'altro: Ho incontrato Gesù, è Lui la mia vita, lo cerco, voglio conoscerlo sempre di più … Leggiamo un po' di Bibbia, facciamo tante cose per Lui, ma con Lui quando ci stiamo? Preghiamo: liturgie, letture, riflessioni, canti, iniziative, e il silenzio perché sia Lui a parlare? Perché la Parola ascoltata possa scendere nel solco della terra del nostro cuore? Quella Parola è Gesù in persona, adesso, non allora! Una Parola che mi semplifica, mi scompone fino a restituirmi alla piena dignità di me. Non serve coprirsi di Cristo, ci è chiesto di spogliarci perché sia Lui la nostra veste. E in quello spogliarci c'è tutta la fatica dell'incarnazione. Se non si permette allo Spirito di lavorare la nostra terra, la fedeltà sarà un'abitudine che farà di Gesù una storia di altri tempi, roba di gente incapace di vivere la sua storia. Ma quel Gesù non ha niente a che fare con il Verbo fatto carne che bussa alla tua porta mentre tu sei tutto preso da altro!
 CONTEMPLAZIONE
Gesù, il mio desiderio è rimanere "dietro" a te, sempre. tu sei il tesoro della mia vita. Sento di non essere pronto e capace quando resto solo. ma è falso questo sentire, perché tu sei con me ogni giorno. Liberami dall'inganno del non sentirti come vorrei, perché i miei occhi ti vedano: tutto parla di te!

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