Le
due letture della liturgia della Parola di oggi sono la prosecuzione
dei due brani di ieri, quello degli Atti degli Apostoli e quello del
vangelo di Luca, ossia il resoconto di ciò che accade dopo la
guarigione dello storpio e gli eventi successivi all’incontro dei
due discepoli di Emmaus con il Cristo risorto. Nei versetti chiave di
questi testi troviamo ancora delle verità che rappresentano, per la
vita della Chiesa e per la vita cristiana, dei punti di riferimento
obbligatori.
Innanzitutto, il testo degli Atti, presentando
l’incontro tra Pietro e il paralitico, attribuisce all’azione del
ministero apostolico - che prolunga nella storia lo stesso ministero
di Gesù - la guarigione di quest’uomo infermo.
Tale guarigione
riveste diversi significati:
rappresenta in primo luogo una conferma
della Parola del vangelo attraverso il segno operato dagli Apostoli;
infatti, questo storpio guarisce, come Pietro sottolinea, mediante la
fede da lui riposta in Gesù Cristo. Quindi la guarigione dello
storpio contiene qualcosa di più che non semplicemente un beneficio
arrecato a un uomo bisognoso.
E’ un segnale: il vangelo, tutte le
volte che viene predicato autenticamente, viene anche confermato dai
segni che l’accompagnano.
Il primo e più fondamentale segno è che
il vangelo, laddove viene accolto con fede, migliora la vita
dell’uomo. La paralisi del personaggio dello storpio
rappresenta una forma di diminuzione della pienezza della vita:
l’incapacità di movimento indica la privazione della libertà.
L’incontro con Pietro restituisce a quest’uomo la piena libertà
di movimento; in altre parole, gli permette di recuperare la sua
dignità di uomo libero. La libertà di movimento è simbolo del
recupero della dignità della persona.
Il vangelo migliora la vita
dell’uomo, laddove viene annunciato; e se questo non succede c’è
di sicuro qualcosa che non va. Questo qualcosa che non va, e che non
permette al vangelo di produrre i suoi effetti benefici, di solito, è
la mancanza di fede.
Le parole di Pietro su questo punto sono
molto chiare:
da un lato, rivolgendosi all’assemblea riunita presso
il portico di Salomone, e a coloro che lo guardano meravigliati a
motivo della guarigione dello storpio, egli dice così: “Uomini
di Israele, perché vi meravigliate di questo e continuate a fissarci
come se per nostro potere e nostra pietà avessimo fatto camminare
quest’uomo?” (v. 12). Come se per nostro potere e
nostra pietà! La parola “pietà” indica qui l’atteggiamento
religioso di sottomissione a Dio;
l’Apostolo Pietro non attribuisce
alla propria fede, alla propria pietà e alla propria sottomissione
alla volontà di Dio la forza di guarigione che ha confermato la
verità della Parola del vangelo, bensì alla fede dell’uomo che è
stato guarito. Dopo avere annunciato la risurrezione di Cristo, di
cui essi sono testimoni oculari, aggiunge: “Proprio
per la fede riposta in Lui, il nome di Gesù ha dato vigore a
quest’uomo che voi vedete e conoscete; la fede in lui ha dato a
quest’uomo la perfetta guarigione alla presenza di tutti voi”
(v. 16).
Se l’Apostolo ha già negato che tutto questo potesse
avvenire per la sua personale pietà, è chiaro che la fede che ha
guarito lo storpio non può essere che la fede soggettiva di colui
che è stato guarito. In altre parole, il ministero dell’Apostolo
Pietro prende vita, con tutta la sua potenza di guarigione, come
segno dell’opera di Cristo vivo e presente, quando si incontra con
la fede della comunità cristiana.
Questo particolare è di
grande importanza, perché in esso si cela una verità perenne della
vita della Chiesa: d’ora in poi Cristo si rende presente nei segni
della Parola, dei sacramenti e del ministero apostolico. Il ministero
apostolico può essere vissuto ed esercitato con grande fede dagli
stessi pastori della Chiesa, ma questo non basterebbe ancora a
santificare il popolo; il ministero apostolico, infatti, prende
vita quando si incontra con la fede del popolo.
E’ la fede
della Chiesa il luogo in cui il Cristo risorto agisce mediante i suoi
segni efficaci;
se, da un lato, Pietro non attribuisce alla propria
fede il ministero di guarigione che ha operato questo miracolo,
dall’altro lato, la fede dei destinatari appare come la base
necessaria e indispensabile perché tale ministero possa portare
frutti di guarigione e di santità.
Non è un caso che per ben due
volte Pietro faccia riferimento alla fede, non propria, ma dell’uomo
che è stato guarito. Questa ripetizione fa capire come sia
indispensabile l’incontro del ministero apostolico con la fede del
popolo cristiano: “Proprio per
la fede riposta in Lui, il nome di Gesù ha dato vigore a
quest’uomo”; e subito dopo: “la
fede in Lui ha dato a quest’uomo la perfetta guarigione alla
presenza di tutti voi”.
Il ministero apostolico prende
dunque vita nella fede della Chiesa e i segni del Risorto si
manifestano laddove c’è una fede viva.