Nel brano degli Atti è la figura di Pietro l’immagine
corporativa che personifica l’azione della Chiesa come
prolungamento dell’opera del Messia. In questa figura
rappresentativa cogliamo innanzitutto la necessità del ministero
della Parola, che è fondamentale per la vita della Chiesa. Il
modo ordinario con cui la Chiesa prolunga nel tempo l’azione
salvifica di Cristo è l’annuncio del vangelo. Tutte le altre
azioni pastorali arrivano dopo e acquistano senso e validità in
forza dell’evangelizzazione; tolta l’evangelizzazione, la vita
cristiana si muterebbe in un cumulo di consuetudini e di riti di tipo
meccanico. Infatti, non a caso il testo odierno comincia con un
annuncio e si conclude con il battesimo, non il contrario: Pietro non
inizia battezzando per poi concludere evangelizzando. Non c’è
dubbio che la posizione degli elementi abbia un valore pastorale di
estremo significato per l’azione della Chiesa. Ci chiediamo perciò:
in che modo l’evangelizzazione viene presentata nel brano odierno?
Rispondiamo così: l’evangelizzazione è presentata qui come un
servizio alla Parola, compiuto nella più totale fedeltà a Cristo
crocifisso e risorto. Il discorso di Pietro non si perde in una serie
di osservazioni moraleggianti o esortative ma va direttamente al
centro della fede cristiana: “Sappia
con certezza tutta la casa d’Israele che Dio ha costituito Signore
e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso!” (v. 36). E
poco più avanti: “All’udire
tutto questo si sentirono trafiggere il cuore” (v. 37). La
Parola annunciata da Pietro ha dunque una particolare forza di
penetrare le coscienze come una spada che trafigge. Tale forza
operante nella parola di Pietro è determinata dal fatto che egli
annuncia con fedeltà e con precisione quello che riguarda Gesù
Cristo, senza perdersi in argomenti buoni ma collaterali o in
moralismi senza consistenza.
Don Vincenzo Cuffaro
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