Il testo del vangelo racconta le testimonianze, interne
alla comunità cristiana, di coloro che hanno visto per primi il
Risorto, prima che Egli apparisse a tutti. Le apparizioni di cui si
parla nel vangelo odierno sono quelle a Maria di Magdala, a due
discepoli sulla via di Emmaus – a cui abbiamo già fatto
riferimento - e infine agli undici. C’è un denominatore comune
sotteso a queste prime testimonianze date al Risorto, ed è
l’incredulità di coloro che ne sono i destinatari. Quando Maria
Maddalena incontra il Risorto si dice che “Questa
andò ad annunziarlo ai suoi seguaci che erano in lutto e in pianto.
Ma essi, udito che era vivo ed era stato visto da lei, non
vollero credere” (vv. 10-11); così avviene anche ai due
discepoli che incontrano il Risorto: quando lo dicono agli altri la
loro reazione è la stessa: “anche
a loro non vollero credere” (v. 13); infine, Cristo apparve
agli undici mentre stavano a mensa, “e
li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore”
(v. 14). Questa incredulità, di coloro che sono destinatari di una
testimonianza, sfocia in un mandato che Cristo affida proprio a loro
e che si esprime così: “Andate
in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura”
(v. 15). In sostanza, Cristo affida la testimonianza della sua
risurrezione proprio a quei discepoli che non avevano creduto a
questo stesso annuncio, quando era stato rivolto a loro. Infatti, la
scelta e il mandato di Cristo non avviene in forza di un’umana
disposizione positiva, di un merito umano, o di un qualcosa che rende
idonei per natura a servire Dio; proprio quelli che si sono
manifestati increduli, e perciò umanamente meno idonei, vengono
scelti da Cristo, corroborati però dalla sua virtù con lo Spirito
Santo e mandati ad annunciare agli altri quella stessa verità che
essi non avevano creduto. La debolezza che li aveva portati in un
primo tempo a dubitare e a rifiutare la testimonianza oculare dei
loro fratelli, li metterà ora in grado di capire i dubbi e le
incertezze di coloro a cui rivolgeranno l’annunzio della salvezza.
Inoltre, capiranno anche che per il Cristo risorto la debolezza umana
non ha nessun peso, quando è accompagnata dalla buona volontà,
perché Lui stesso infonde la virtù per essere testimoni credibili.
Don Vincenzo Cuffaro
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