Le
domeniche del tempo di Pasqua sono caratterizzate dai racconti
evangelici delle apparizioni del Risorto e dai quadri della vita
delle prime comunità cristiane, così come vengono a delinearsi
negli Atti degli Apostoli. A ciò si aggiunge, come di consueto, la
riflessione dell’Apostolo, costituita dalla seconda lettura. La
liturgia odierna prende le mosse da due apparizioni del Risorto nel
cenacolo, sottolineando i doni derivanti dalla risurrezione,
che Cristo effonde sulla comunità dei discepoli. La prima lettura
descrive lo stile della prima comunità cristiana di
Gerusalemme e la seconda lettura commenta la rinascita
battesimale, ossia l’inizio sacramentale della risurrezione
individuale, primo dono del Risorto. Le tematiche pasquali si
collegano variamente nelle letture odierne: la beatitudine di credere
in Cristo, senza averlo visto, ricorre sia nel vangelo, nel discorso
di Gesù a Tommaso, sia nella seconda lettura. Il mandato in favore
della Chiesa, che gli Apostoli ricevono da Gesù nel vangelo, viene
ripreso nella prima lettura, dove la prima comunità è assidua
nell’insegnamento apostolico. Alla luce di queste corrispondenze si
può risalire alla logica con cui i brani odierni sono stati
accostati. Si tratta in sostanza di un itinerario che da Gesù
conduce alla Chiesa, mediante il ministero apostolico. La presenza
del Risorto in mezzo ai discepoli è un’esperienza di
pacificazione: la parola “pace” ricorre tre volte sulle labbra di
Cristo (cfr. vv. 19.21.26). Ma Egli non intende l’assenza di
conflitti. La pace che il Risorto offre alla comunità dei
discepoli è la riconciliazione con Dio, ossia l’ingresso effettivo
nella sua paternità. Il recupero dell’amicizia di Dio risana il
cuore umano e lo mette in grado di vivere relazioni sane con tutti.
Una tappa essenziale del risanamento del cuore umano è costituita
dall’accoglienza del dono dello Spirito. Nel caso degli
Apostoli, questo fatto riveste una notevole importanza nei riguardi
della Chiesa: solo degli uomini totalmente riconciliati e risanati
nel cuore possono riconciliare e risanare la Chiesa. Così al
“Ricevete lo Spirito Santo”
(v. 22), Gesù aggiunge: “A
coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati” (v.
23). Ecco perché la lettura degli Atti descrive la prima comunità
cristiana come una comunità riconciliata e radunata intorno agli
Apostoli. La riflessione teologica dell’Apostolo Pietro collega
la nostra risurrezione alla risurrezione di Gesù. Il Padre, infatti,
“ci ha rigenerati, mediante
la risurrezione di Gesù” (v. 3). Pietro si riferisce,
in primo luogo, alla rinascita battesimale, ma si riferisce anche
alla totalità della speranza cristiana, che va ben aldilà dello
sviluppo del battesimo in questa vita. Pietro parla anche di beni
custoditi nei cieli per noi, custoditi da Dio, certamente, ma
attraverso la nostra fede (cfr. v. 5). Ciò significa che chi
non ha fede, disperde le proprie ricchezze celesti. Dall’altro
lato, la fede – ricchezza che custodisce tutte le altre –, come
l’oro, ha bisogno di passare per il crogiolo, e perciò è
inevitabile che i cristiani siano “afflitti
da varie prove” (v. 6), fino al conseguimento della “gioia
indicibile e gloriosa” (v. 8), che è la meta della nostra
fede.
Don Vincenzo Cuffaro
Nessun commento:
Posta un commento