sabato 16 febbraio 2013

ingoiare una medicina molto amara

Salvaci, Signore,
da noi stessi, 
dalla nostra ipocrisia.
 Affolliamo la chiesa la notte di Venerdì Santo, 
ma sotto la tua croce, quel giorno, 
non ci saremmo fatti trovare. 
Salvaci, Signore, 
dalla nostra arroganza. 
Salvaci dall’indifferenza. 
Salvaci dal buonsenso. 
Salvaci dal senso della misura. 
Salvaci dai compromessi. 
Perché il cammino 
che ci offri tu è un cammino molto dolce, 
ma che ci chiede di ingoiare 
una medicina molto amara 
che non vogliamo prendere.

Ciao!
Mi chiamo Diego Dalle Carbonare
e sono un missionario comboniano.
Vivo da qualche tempo al Cairo.

venerdì 15 febbraio 2013

La volontà, l’immaginazione e le passioni dell’uomo sono l’unico ostacolo che si frappone tra l’uomo e Dio tanto da divenire – sempre e senza eccezioni – causa di preoccupazioni, di malattie e di rovina.

I giorni più felici dell’uomo sono quelli della penitenza. L’amore divino si inizia ad assaporarlo con la contrizione, l’umiltà e la povertà totale. L’ottenimento continuo dell’amore di Dio, invece – o se vuoi il possedere Dio – inizia con la tribolazione, nell’essere abbandonati dagli uomini e da Dio ed entrando nella sofferenza che smaschera e isola l’ego. Quando quest’ultima giunge al culmine e la tribolazione si fa insopportabile e “oltre le proprie forze” (1Cor 10,13), come dice l’apostolo Paolo (cf. 2Cor 1,8), questo è l’indice che l’ego è stato schiacciato al suolo ed è stata vanificata la sua attività. Quando, infine, l’ego viene come cancellato e sconfitto definitivamente, i dolori e la tribolazione smettono in maniera automatica – perché è solo l’ego a provar dolore per le tribolazioni, a subirne l’effetto e a lamentarsene -, l’amore di Dio si rivela all’uomo nella sua meravigliosa purezza e così gli appaiono tutte le cose. La volontà, l’immaginazione e le passioni dell’uomo sono l’unico ostacolo che si frappone tra l’uomo e Dio tanto da divenire – sempre e senza eccezioni – causa di preoccupazioni, di malattie e di rovina. Allorché l’uomo si spoglia della sua volontà – cioè quando si arrende alle punizioni che Dio gli fa giungere dai suoi amici e dai suoi nemici in ogni momento -, quando fa l’esperienza di sentirsi, prima di tutto, niente e nulla, e poi di provenire dalla polvere della terra, egli vede la sua origine e si rende conto che varrebbe zero assoluto se Dio non gli avesse soffiato nelle narici. Allora eccolo “dare a Dio ciò che è di Dio”: egli offre, infatti, se stesso e vive solo per lui con to- tale dedizione e sincerità facendosi servo di tutti e meno che servo. Allora scompaiono i paraocchi che lo separano da Dio e l’uomo gioisce del suo Dio creatore di una gioia sincera ed eterna. (Matta el-Meskin, La gioia della preghiera”).

giovedì 14 febbraio 2013

Incido l'amore di Dio nella fronte, affinché la mia mente non sia fredda e calcolatrice, bensì pervasa dall'amore.


La parola tedesca segnen, benedire, deriva da due parole latine: signare e secareSignare significa: 'contrassegnare'. Signum è il segno. Con questo termine il linguaggio della chiesa indica sempre il segno della croce. E secare significa: 'incidere, tagliare'. I primi cristiani si facevano il segno della croce già nel I secolo. E alcuni si tatuavano la croce sulla fronte. Oggi alcuni giovani si tatuano immagini negative. Non fanno bene alla loro anima. I primi cristiani vedevano nella croce un segno di protezione da tutti i mali e un segno dell' amore di Dio che tocca e trasforma ogni cosa dentro di loro. Per i primi cristiani la croce non era tanto un simbolo della passione di Cristo. Riprendevano piuttosto l'interpretazione del vangelo di Giovanni, secondo cui la morte di Gesù sulla croce è il compimento dell' amore. La croce è un segno del fatto che Gesù ci ha amato fino alla fine, che in noi ama tutto. La croce è un'immagine dei poli opposti dentro di noi, di cui non di rado soffriamo. Quando mi faccio il segno della croce, professo che ogni aspetto contrastante in me è toccato dall' amore di Dio. Non c'è nulla che sia escluso da questo amore. Attraverso il segno della croce mi accerto fisicamente dell' amore di Dio.
Il grande segno della croce va dalla fronte al ventre e dalla spalla sinistra a quella destra. Incido l'amore di Dio nella fronte, affinché la mia mente non sia fredda e calcolatrice, bensì pervasa dall'amore. Il ventre rappresenta la forza vitale e la sessualità. Anche in questo ambito traccio il segno dell'amore di Dio. In me non esiste nulla che non sia accettato dall' amore di Dio e colmo di esso. E in questo gesto esprimo la speranza che l'amore di Dio trasformi e purifichi il mio amore, spesso inquinato dal desiderio di possesso. La spalla sinistra indica da un lato l'inconscio, dall'altro la parte femminile e per finire anche il cuore, la sede dell' amore, il centro della persona. La spalla destra è la metafora della parte conscia, di quella maschile e dell' azione. Con il segno della croce benedico ogni ambito del mio corpo e della mia anima. La benedizione di Dio, che si è manifestata nella maniera più chiara sulla croce, pervade ogni parte di me, il pensiero, la forza vitale e la sessualità, il conscio e l'inconscio, la parte luminosa e quella oscura. Nel segno della croce torno sempre a richiamare alla mente la consapevolezza che sono benedetto da Dio. Mi è lecito benedire me stesso, perché Dio ha posto sotto la sua benedizione ogni parte di me. Anselm Grun

mercoledì 13 febbraio 2013

se riuscirò a dormire, so che non sarò cambiato


QUANDO CI SI STANCA DI PREGARE


Signore,
avevo detto che questa sera
non volevo pregare.
Ho troppa paura:
non voglio correre il rischio di udirti.
Dovrei sforzarmi ancora,
sforzarmi sempre.
E questa sera
Non voglio fare questo sforzo.
Questa sera proprio no.

Questo lungo seguito di giorni
In cui non balena nessun imprevisto,
e che mi annoiano...
Tutti questi giorni
Che passano senza che io sappia
Se ho progredito,
se sono un po’ migliore.
E’ buio e penso che il domani è vicino.
Quando mi sveglierò,
se riuscirò a dormire,
so che non sarò cambiato.
Sarò lo stesso.
Né migliore, né peggiore,
con la stessa giornata da passare,
le stesse occasioni di fare del bene,
a cui mancherò come al solito.
Quante volte, tuttavia,
ti ho chiesto la perfezione:
<< Siate perfetti come è perfetto
il Padre vostro che è nei cieli...>>
Non ci sono arrivato.
Ed ora che il tempo passa mi domando
Se ci riuscirò in giorno,
e se vale la pena che mi sforzi.

Mi domando, Signore,
se ho cercato la perfezione
in modo abbastanza puro.

                                                  Lucien Jerphagnon

martedì 12 febbraio 2013

i figli di Dio che errano nella notte


 VERGINE ATTENTA ALLA PAROLA


Vergine attenta alla Parola che modellò la tua vita
dal giorno che il suo richiamo ha toccato il tuo cuore,
accogli nel silenzio come dono dello Spirito
tutti i figli di Dio che errano nella notte.

Tu che hai compreso che la Parola di luce e di vita
sarebbe stata una spada incandescente
che avrebbe bruciato i nostri cuori,
da' pace alla nostra angoscia quando il fuoco dello Spirito
viene a liberare l'amore dalle ombre della notte.

Vergine pregna della Parola che rischiara le nostre vite,
tu sai quali dubbi e quale peccato possano ferire i cuori,
sii vicina ad ogni uomo che desidera lo Spirito,
risveglia in noi la gioia di credere nella notte.

                                                                            (Preghiera di Tamiè)

lunedì 11 febbraio 2013

donaci di lavorare e lottare perché tutti abbiano questo pane


AL PADRE


Padre nostro
che sei in ascolto
nel silenzio,
il tuo silenzio diventi
Parola incarnata
per rendere a noi
Santo il tuo Nome
affinché venga il tuo Regno,
il Regno dell'Amore
che tutto trasfigura
riconciliando nell'unità,
e si compia
in ognuno e in tutti
la tua "volontà di vita".
Donaci il pane quotidiano
che ci mantenga in vita,
donaci di lavorare e lottare
perché tutti abbiano questo pane
che ci permetta
di volere e di scegliere
il Pane che ci vivifica,
attraverso la morte
e la risurrezione.
Perdonaci il nostro disamore
affinché possiamo
perdonare i fratelli.
Non lasciarci soccombere
alla tentazione di non amare
come tu hai amato noi.
E liberaci da questo male
ch'è il rifiutare
d'amare.
                                      Don Michele Do

domenica 10 febbraio 2013

semplicità di essere quello che si è


  LA SPIRITUALITA' DELLA STRADA


<<Signore, insegnami la route,
l'attenzione alle piccole cose,
al passo di chi cammina con me
per non fare più lungo il mio,
alla parola ascoltata
perché il dono non cada nel vuoto,
agli occhi di chi mi sta vicino
per indovinare la gioia e dividerla,
per indovinare la tristezza
e avvicinarmi in punta di piedi,
per cercare insieme la nuova gioia.
Signore, insegnami la route,
la strada su cui si cammina insieme,
nella semplicità di essere quello che si è,
nella gioia di avere ricevuto tutto da te
nel tuo Amore.
Signore, insegnami la route.
Tu, che sei la strada
e la gioia>>.
                  Amen
Preghiera degli scout