venerdì 25 aprile 2014

La Parola del vangelo certamente deve essere annunciata da coloro che vengono chiamati da Dio a compiere quest’opera, tuttavia la sua diffusione nel mondo non dipende solamente dalla predicazione.


Il testo degli Atti vuole sottolineare un aspetto particolare della predicazione apostolica: la parola del vangelo, e la sua forza di trasformazione del mondo, è inarrestabile, e non dipende totalmente dal ministero apostolico. Infatti, è molto significativo come Luca, autore degli Atti, evidenzi intanto il fatto che gli Apostoli Pietro e Giovanni sono stati arrestati, condotti in prigione e resi innocui, impossibilitati perciò ad annunciare il vangelo; nella riga successiva, poi, ci viene detto che credettero in numero di cinquemila, ingrandendo così a dismisura la comunità cristiana. In concomitanza con la prigionia di Pietro e di Giovanni, la Parola di Dio si estende e viene accolta da una moltitudine: e ciò nello stesso giorno in cui vengono arrestati. La coincidenza è troppo precisa per essere casuale. La Parola del vangelo certamente deve essere annunciata da coloro che vengono chiamati da Dio a compiere quest’opera, tuttavia la sua diffusione nel mondo non dipende solamente dalla predicazione. La diffusione del vangelo dipende anche dalla persecuzione subita e dalla sofferenza offerta a Dio da parte dei suoi servi. Più volte Luca negli Atti sottolineerà questa verità: la Parola del vangelo si diffonde nel mondo per la predicazione, ma attinge la sua energia per continuare la sua corsa anche dalla sofferenza della Chiesa, tanto è vero che, tutte le volte che gli Apostoli vengono colpiti o imprigionati, si estende a macchia d’olio la fede in Gesù Cristo; allo stesso modo, la conversione dell’Apostolo Paolo avviene in concomitanza con la morte di Stefano, primo martire della cristianità. Tutte le volte che la Chiesa è colpita, tutte le volte che un Apostolo è soppresso, tutte le volte che un cristiano è visitato dalla sofferenza, la Parola di Dio esplode in tutta la sua potenza e si estende nel mondo, portando frutti in grandissima quantità. 
Don Vincenzo Cuffaro

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