Il testo degli Atti vuole sottolineare un aspetto
particolare della predicazione apostolica: la parola del vangelo, e
la sua forza di trasformazione del mondo, è inarrestabile, e non
dipende totalmente dal ministero apostolico. Infatti, è molto
significativo come Luca, autore degli Atti, evidenzi intanto il fatto
che gli Apostoli Pietro e Giovanni sono stati arrestati, condotti in
prigione e resi innocui, impossibilitati perciò ad annunciare il
vangelo; nella riga successiva, poi, ci viene detto che credettero in
numero di cinquemila, ingrandendo così a dismisura la comunità
cristiana. In concomitanza con la prigionia di Pietro e di Giovanni,
la Parola di Dio si estende e viene accolta da una moltitudine: e ciò
nello stesso giorno in cui vengono arrestati. La coincidenza è
troppo precisa per essere casuale. La Parola del vangelo certamente
deve essere annunciata da coloro che vengono chiamati da Dio a
compiere quest’opera, tuttavia la sua diffusione nel mondo non
dipende solamente dalla predicazione. La diffusione del vangelo
dipende anche dalla persecuzione subita e dalla sofferenza offerta a
Dio da parte dei suoi servi. Più volte Luca negli Atti sottolineerà
questa verità: la Parola del vangelo si diffonde nel mondo per la
predicazione, ma attinge la sua energia per continuare la sua corsa
anche dalla sofferenza della Chiesa, tanto è vero che, tutte le
volte che gli Apostoli vengono colpiti o imprigionati, si estende a
macchia d’olio la fede in Gesù Cristo; allo stesso modo, la
conversione dell’Apostolo Paolo avviene in concomitanza con la
morte di Stefano, primo martire della cristianità. Tutte le volte
che la Chiesa è colpita, tutte le volte che un Apostolo è
soppresso, tutte le volte che un cristiano è visitato dalla
sofferenza, la Parola di Dio esplode in tutta la sua potenza e si
estende nel mondo, portando frutti in grandissima quantità.
Don Vincenzo Cuffaro
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