Ma ora il pensiero che mi sta più a cuore è questo: che la preghiera si faccia norma della vita; che la "lex orandi" diventi la "lex vivendi". Ciò vuol dire che non si separi più il divenire dall'essere; il mistero, la fede, la liturgia dall'impegno, dalla testimonianza, dalla storia, ecc.. Quando i discepoli hanno chiesto a Gesù: "Maestro, insegnaci a pregare", volevano una regola di vita...
era la preghiera che doveva diventare la loro norma, la fonte della loro formazione, fondamento del personale discepolato, così potevano distingersi da altri discepolati...
Ecco perchè il "Padre Nostro" viene tramandata come preghiera del Signore; si dice che è l'unica non perchè sia la sola, ma perchè questa è la regola che fonda e distingue il discepolato del Signore da ogni altro, diventa la caratteristica della sequela di Cristo..
E così dovrebbe essere anche per noi.
Tutto dipende da qui: si tratta di sapere se si vive o non si vive il Padre Nostro.
Caro Ermes e cari amici, tutto il resto è un correre dietro al vento. E rischiamo di non essere discepoli di nessuno. E nessuno ci crederà.
David Maria Turoldo (da presentazione de il canto del pane di Ermes Ronchi pag 6-7)
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