Stiamo in silenzio di primo mattino, perché è Dio che deve avere la prima parola; stiamo in silenzio prima di addormentarci, perché anche l'ultima parola spetta a Dio. Tacere non significa altro che aspettare la parola di Dio e raccoglierne la benedizione, quando sia venuta. E il silenzio in presenza della Parola avrà un effetto su tutta la giornata. Se abbiamo imparato a tacere in presenza della Parola, impareremo anche a dosare giustamente silenzio e parole durante la giornata.
C'è un silenzio inopportuno, presuntuoso, un silenzio superbo, offensivo. Il silenzio del cristiano è un silenzio in ascolto, un silenzio umile, che per umiltà è anche disponibile a lasciarsi interrompere in ogni momento. È il silenzio che si mantiene legato alla Parola. Nel raccoglimento silenzioso c'è una straordinaria forza di chiarificazione, di purificazione, di concentrazione sull'essenziale. Questo è vero già in campo profano. E il tacere prima della Parola porta, giunto il momento, ad ascoltare nel modo giusto la parola di Dio e permette, quindi, che anch'essa ci parla nel modo giusto.
Non occorre che troviamo pensieri originali nella meditazione personale. È una preoccupazione che spesso non fa che distrarci, e che soddisfa solo la nostra vanità. Basta e avanza se
Non solo all'inizio, ma ripetutamente nel corso del tempo, possiamo sentire in noi una grande aridità interiore e indifferenza, una certa svogliatezza, addirittura un'inettitudine per questa meditazione personale. Non dobbiamo lasciarci condizionare da simili esperienze, e soprattutto non dobbiamo lasciarci distogliere dall'affrontare la meditazione personale, proprio in momenti come questi, con grande pazienza e fedeltà.
(L'autore) Bonhoeffer, scritti vari - autore: Dietrich Bonhoeffer
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