Racconta il filosofo danese Soren Kierkegaard la fiaba del capriolo che cerca disperatamente un muschio di cui l’ha stordito il profumo. Sfinito nella ricerca. Prima di morire, si lecca il petto e sente lì quel profumo affascinante: “Non cercare fuori di te il profumo di Dio, per perire nella giungla della vita. Non cessare di cercarlo dentro di te e vedrai che lo troverai”.
Ascolta: “Ti ho amato di amore eterno, per questo ti conservo ancora pietà”. Il deserto, luogo della solitudine e dell’essenzialità, ri-torna ad essere il crocevia dell’incontro tra Dio e l’uomo. Israele, scampato alle persecuzioni e alle oppressioni, marcia verso la sua terra e vede profilarsi da lontano il volto di Dio. Appena sono di fronte e si fissano negli occhi, il Signore pronuncia una dolcissima dichiarazione d’amore: “Ti ho amato di amore eterno”. Non ci sono ne spiegazioni, ne recriminazioni. Perché – come scriveva Andrè Fossard – “di tutte le cose umane l’amore è la sola che non voglia spiegazioni. Gli amanti che si spiegano sono quelli che stanno per lasciarsi”.
Geremia, il simbolo di una giovinezza denigrata dagli uomini, ricercata da Dio. Vi ricordate!? Per fare il tavolo ci vuole il legno; per fare il legno ci vuole l’albero; per fare l’albero ci vuole il seme; per fare il seme ci vuole il frutto; per fare il frutto ci vuole il fiore. Per fare il tavolo ci vuole un fiore. Per fare la vita ci vuole il fiore, e il fiore è il simbolo della bellezza. Ragazzi, Geremia insegna a scegliere la vita. A tutti i costi. Amate le cose pulite, belle: la poesia, il sogno, la fantasia. Benedite il Signore che vi da la possibilità di viaggiare senza biglietto, gratuitamente, lungo i meridiani e i paralleli della vostra vita. Amate la vita, scegliete per la vita.
Se v’imbatterete nella fatica, fate banda con quell’uomo!
Geremia non è stato un perdente, è stato un “furbo” perché ha intuito che se ci si mette “in cooperativa” con Dio i conti tornano sempre.Novembre 2009 - autore: don Marco Pozza
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