Com'è noto i mali diventano più leggeri quando sono sopportati in comune: tra questi mali sembra che la gente ponga anche la noia; per questo si raduna, per annoiarsi insieme. Come l'amore della vita, in fondo, non è altro che il timore della morte, così anche l'impulso alla socievolezza da parte degli uomini non è, in fondo, un impulso diretto, non si basa infatti sull'amore per la compagnia, ma sul timore della solitudine, perché non si cerca tanto la presenza degli altri, quanto si fugge la desolazione e l'oppressione della solitudine, insieme con la monotonia della propria coscienza. Per sfuggirle ci si accontenta anche di una cattiva compagnia, e ci si rassegna a quanto di fastidioso e di costrittivo ogni compagnia necessariamente implica. Se invece prevale il disgusto per tutto ciò e ci si abitua a essere soli; se si resiste alla prima impressione, sicché la solitudine non produrrà più gli effetti descritti sopra, allora si riuscirà a star soli sempre con il massimo piacere, senza più desiderare la compagnia: sia perché lo stare insieme agli altri non è un bisogno naturale, sia perché ci si è abituati ai benefici effetti della solitudine.Si potrebbe anche dire che, essendo ciascuno solo una piccola frazione dell'idea di umanità, ha bisogno di intregarsi con gli altri perché ne risulti, in qualche modo, una coscienza umana completa; chi invece è un uomo completo, un uomo par excellence, rappresenta una unità indivisibile, e quindi è autosufficiente. Sotto questo aspetto si può paragonare la società, nel suo tradizionale conformismo, a una banda russa di corni, nella quale ogni strumento ha un solo tono e la musica scaturisce dalla perfetta sincronia di tutti i suoni. Infatti lo spirito della maggior parte degli uomini è monotono come quei corni, e sembra che molti abbiano in testa sempre e solo un unico pensiero e che siano incapaci di concepirne un altro. Questo spiega non solo perché essi siano così noiosi, ma anche perché siano tanto socievoli e amino procedere in branco: the gregariousness of mankind. E' la monotonia del proprio essere a riuscire loro intollerabile: omnis stultitia laborat fastidio sui; solo mettendosi insieme essi sono qualcosa - come quei cornisti russi. Invece l'uomo intelligente è paragonabile a un virtuoso che esegue il suo concerto da solo; oppure è simile al pianoforte. Infatti, come questo strumento è una piccola orchestra, così quell'uomo è un mondo in miniatura, e ciò che tutti gli altri sono grazie alla cooperazione, egli lo rappresenta nell'unità di una coscienza singola. Come il pianoforte, egli non è una parte dell'orchestra, ma è adatto per gli assolo; se deve collaborare, può farlo solo nel ruolo principale con l'accompagnamento degli altri, come il pianoforte appunto; o, come questo, interveniene per dare il la nella musica vocale. Chi peraltro ama la compagnia può trarre, dal nostro paragone, la seguente regola: ciò che scarseggia in qualità nei membri della propria cerchia, dev'essere in qualche modo rimpiazzato dalla quantità. E' sufficiente frequentare un'unica persona, se veramente intelligente, ma se non si trova altro che gente di qualità ordinaria, sarà bene averne molti campioni, affinché dall'assortimento e dalla cooperazione sortisca qualcosa di buono - sempre in analogia alla musica di corni sopra descritta - e che il Cielo ci conceda la pazienza necessaria. Arthur Schopenhauer |
sabato 11 giugno 2011
consigli per la felicità
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