Amo le brevi abitudini, e le considero l'inestimabile mezzo per imparare a conoscere molte cose e situazioni e per calare giù fino in fondo alle loro dolcezze e amarezze; la mia natura è interamente predisposta a brevi abitudini [...]. Ho sempre la convinzione che una determinata cosa m'appagherà durevolmente - anche la breve abitudine ha questa fede della passione, la fede nell'eternità - e che io sia da invidiare per averla trovata e conosciuta: ed ecco che essa mi nutre a mezzogiorno e a sera, e diffonde intorno a sé e dentro di me un profondo appagamento, cosicché, senza aver bisogno di confrontare o di disprezzare o di odiare, io non desidero altro [...] All'opposto, io non sopporto le abitudini durature e penso che, quando loro si manifestino, è come se mi si avvicinasse un tiranno [...]. Sì, nel fondo più intimo della mia anima mi sento riconoscente verso tutte le mie miserevoli condizioni e infermità e verso tutto quello che in me è pur sempre imperfetto: poiché simili circostanze mi lasciano sempre aperte alle spalle cento porte segrete dalle quali posso sfuggire alle abitudini durature. Senz'altro, la cosa più insopportabile, quel che è veramente da temersi, sarebbe per me una vita assolutamente priva di abitudini, una vita che continuamente esige l'improvvisazione: questo sarebbe il mio esilio, la mia Siberia.
Friedrich Nietzsche > La gaia scienza > IV, 295
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