Diceva in una sua intervista anni fa Ermanno Olmi: "Non si può amare un bosco, se lo si vede solo come una fabbrica di ossigeno. L'amore nasce da un rapporto diretto e c'è un solo modo per conoscere la foresta: inginocchiarsi e guardarla da vicino".
Forse potremmo continuare all'infinito: c'è solo un modo per conoscere Dio, per conoscere una donna, un ragazzo, una città, un prato…: "inginocchiarsi e guardarli da vicino". Guardare gli altri a millimetro di occhi, di viso e di voce, e non da lontano, guardare da innamorati in silenzio.
Se vedessimo la terra, l'umanità, la nostra casa, ogni creatura che incrociamo nella vita con occhi che accarezzano nel silenzio e non invece con aneliti predatori, quante cose cambierebbero. Allora le parole nascerebbero lievi e non di pietra:
Se vedessimo la terra, l'umanità, la nostra casa, ogni creatura che incrociamo nella vita con occhi che accarezzano nel silenzio e non invece con aneliti predatori, quante cose cambierebbero. Allora le parole nascerebbero lievi e non di pietra:
"Le parole che pronunciamo" scriveva anni fa un teologo psicoterapeuta, che amo, Eugen Drewerman "dovrebbero essere come il vento che soffia tra le foglie della vigna, leggero, fecondante, tenero. I nostri occhi dovrebbero essere caldi, luminosi come il sole nel cielo, come il sole che allontana ogni paura e scioglie il terreno per le piante che vogliono crescere alla luce e dà ai frutti, che stanno maturando, il coraggio di svilupparsi e dona loro la dolcezza quando giungono alla pienezza della maturazione. Le nostre mani e il nostro agire dovrebbero essere delicati come una pioggia mattutina e come la rugiada sulle foglie". Angelo Casati
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