“Esiste un silenzio
che è
un elemento primordiale
sul quale la parola scivola e si muove,
come il cigno sull’acqua.
Per ascoltare con profitto una parola,
conviene creare dapprima in noi stessi questo lago immobile….
La parola sorge
dal silenzio,
e al silenzio
ritorna”.
(Jean Guitton, La Solitude et le silence).
domenica 6 maggio 2018
sabato 5 maggio 2018
Tu sai ascoltare il mio silenzio per questo ho bisogno di te
In un suo meraviglio testo, “Meditare da cristiani”,
von Balthasar parla del silenzio come
premessa per vivere gli Esercizi spirituali:
“Chi vuole udire qualcosa
deve prepararsi con il silenzio alla capacità di udire.
Se lui stesso parla o parlano in lui i suoi pensieri, desideri, preoccupazioni,
allora il rumore che fanno renderà impotente
la sua capacità di ascolto.
Perciò ogni istruzione alla meditazione
incomincia con la richiesta
di creare silenzio e vuoto interiore,
affinché ci sia spazio per ciò che deve venire accolto.
Si parla
di «interrompere»,
di «concentrazione» della coscienza diffusa,
di «percorrere» il misterioso cammino verso l’interiorità, ecc.
Ma a buon diritto si può dubitare che un tale sforzo,
nella sua nuda negatività,
conduca già a quella positiva disponibilità di ascolto
che distingue
la meditazione cristiana da altre forme di contemplazione, nelle quali,
poiché non vi risuona nessuna parola da parte di Dio,
una tale disponibilità è superflua.
Cristianamente il silenzio richiesto
non deve essere realizzato precedentemente dall’uomo,
anzi il credente deve rendersi conto che
egli possiede già da sempre in sé e contemporaneamente in Dio
la «cameretta» silenziosa e nascosta in cui deve entrare (Mt 6,6)
e in cui è presso il Padre”.
Lo afferma anche la letteratura:
“Tu sai ascoltare il mio silenzio per questo ho bisogno di te“.
von Balthasar parla del silenzio come
premessa per vivere gli Esercizi spirituali:
“Chi vuole udire qualcosa
deve prepararsi con il silenzio alla capacità di udire.
Se lui stesso parla o parlano in lui i suoi pensieri, desideri, preoccupazioni,
allora il rumore che fanno renderà impotente
la sua capacità di ascolto.
Perciò ogni istruzione alla meditazione
incomincia con la richiesta
di creare silenzio e vuoto interiore,
affinché ci sia spazio per ciò che deve venire accolto.
Si parla
di «interrompere»,
di «concentrazione» della coscienza diffusa,
di «percorrere» il misterioso cammino verso l’interiorità, ecc.
Ma a buon diritto si può dubitare che un tale sforzo,
nella sua nuda negatività,
conduca già a quella positiva disponibilità di ascolto
che distingue
la meditazione cristiana da altre forme di contemplazione, nelle quali,
poiché non vi risuona nessuna parola da parte di Dio,
una tale disponibilità è superflua.
Cristianamente il silenzio richiesto
non deve essere realizzato precedentemente dall’uomo,
anzi il credente deve rendersi conto che
egli possiede già da sempre in sé e contemporaneamente in Dio
la «cameretta» silenziosa e nascosta in cui deve entrare (Mt 6,6)
e in cui è presso il Padre”.
Lo afferma anche la letteratura:
“Tu sai ascoltare il mio silenzio per questo ho bisogno di te“.
domenica 29 aprile 2018
La carità ha sempre un nome ed un volto, anche se qualche volta sono celati
«La carità è "antica" almeno quanto la Bibbia,
ma mai vecchia e stanca,
bensì sempre capace di rinnovarsi e
rispondere ai tempi che cambiano;
attraversa i secoli ed i continenti,
parla lingue antiche e moderne,
veste i colori dei popoli,
costruisce ponti e
abbatte i muri;
sorride quando è stanca;
piange ma senza lagnarsi;
corre quando è affaticata;
agisce dove tutti si fermano;
veglia quando tutti dormono;
spera quando nessuno ci conta più;
crede in ciò che sembra impossibile;
si nasconde davanti ai riflettori;
illumina il buio dei cuori, delle menti e delle coscienze;
sogna così tanto e forte da fare già progetti dove molti indietreggiano;
si inginocchia per guardare negli occhi;
abbraccia per far sentire amati;
perdona senza voler nulla in cambio;
parla poco e senza mai ferire;
è semplice ma mai banale; sta in silenzio per ascoltare;
ha paura ma non è vigliacca;
ha coraggio ma non è avventata;
interviene ma non è violenta;
aspetta quando tutti hanno fretta;
meraviglia dinanzi a ciò che è scontato;
crea dove manca la fantasia;
è libera dalle catene del mondo;
"dice bene" perché "benedice";
prega quando opera e opera quando prega.
La carità ha sempre un nome ed un volto,
anche se qualche volta sono celati;
alcuni non li conosceremo mai,
altri sono noti al mondo, donne e uomini di ieri e di oggi, giovani e adulti di ogni continente, stelle innumerevoli di un firmamento, santi con o senza aureola, testimoni e martiri, compagni di viaggio "nel tempo e nell'eternità"».
Marco Pappalardo
ma mai vecchia e stanca,
bensì sempre capace di rinnovarsi e
rispondere ai tempi che cambiano;
attraversa i secoli ed i continenti,
parla lingue antiche e moderne,
veste i colori dei popoli,
costruisce ponti e
abbatte i muri;
sorride quando è stanca;
piange ma senza lagnarsi;
corre quando è affaticata;
agisce dove tutti si fermano;
veglia quando tutti dormono;
spera quando nessuno ci conta più;
crede in ciò che sembra impossibile;
si nasconde davanti ai riflettori;
illumina il buio dei cuori, delle menti e delle coscienze;
sogna così tanto e forte da fare già progetti dove molti indietreggiano;
si inginocchia per guardare negli occhi;
abbraccia per far sentire amati;
perdona senza voler nulla in cambio;
parla poco e senza mai ferire;
è semplice ma mai banale; sta in silenzio per ascoltare;
ha paura ma non è vigliacca;
ha coraggio ma non è avventata;
interviene ma non è violenta;
aspetta quando tutti hanno fretta;
meraviglia dinanzi a ciò che è scontato;
crea dove manca la fantasia;
è libera dalle catene del mondo;
"dice bene" perché "benedice";
prega quando opera e opera quando prega.
La carità ha sempre un nome ed un volto,
anche se qualche volta sono celati;
alcuni non li conosceremo mai,
altri sono noti al mondo, donne e uomini di ieri e di oggi, giovani e adulti di ogni continente, stelle innumerevoli di un firmamento, santi con o senza aureola, testimoni e martiri, compagni di viaggio "nel tempo e nell'eternità"».
Marco Pappalardo
giovedì 5 aprile 2018
ricorda quanta pace può esserci nel silenzio
Passa tranquillamente tra il rumore e la fretta,
e ricorda quanta pace può esserci nel silenzio.
Finché è possibile, senza doverti abbassare, sii in buoni rapporti con tutte le persone.
Di' la verità con calma e chiarezza; e ascolta gli altri, anche i noiosi e gli ignoranti; anche loro hanno una storia da raccontare.
Evita le persone volgari e aggressive; esse opprimono lo spirito.
Se ti paragoni agli altri, corri il rischio di far crescere in te orgoglio e acredine, perché sempre ci saranno persone più in basso o più in alto di te.
Gioisci dei tuoi risultati così come dei tuoi progetti.
Conserva l'interesse per il tuo lavoro, per quanto umile; è ciò che realmente possiedi per cambiare le sorti del tempo. Sii prudente nei tuoi affari, perché il mondo è pieno di tranelli.
Ma ciò non accechi la tua capacità di distinguere la virtù; molte persone lottano per grandi ideali, e dovunque la vita è piena di eroismo.
Sii te stesso.
Soprattutto non fingere negli affetti, e neppure sii cinico riguardo all'amore; poiché a dispetto di tutte le aridità e disillusioni esso è perenne come l'erba.
Accetta benevolmente gli ammaestramenti che derivano dall'età, lasciando con un sorriso sereno le cose della giovinezza.
Coltiva la forza dello spirito per difenderti contro l'improvvisa sfortuna, ma non tormentarti con l'immaginazione.
Molte paure nascono dalla stanchezza e dalla solitudine.
Al di là di una disciplina morale, sii tranquillo con te stesso.
Tu sei un figlio dell'universo, non meno degli alberi e delle stelle; tu hai il diritto di essere qui.
E che ti sia chiaro o no, non v'è dubbio che l'universo ti si stia schiudendo come dovrebbe.
Perciò sii in pace con Dio, comunque tu Lo concepisca, e qualunque siano le tue lotte e le tue aspirazioni, conserva la pace con la tua anima pur nella rumorosa confusione della vita. Con tutti i suoi inganni, i lavori ingrati e i sogni infranti, è ancora un mondo stupendo.
Fa' attenzione e cerca di essere felice.
MAX EHRMANN, Desiderata, 1927.
e ricorda quanta pace può esserci nel silenzio.
Finché è possibile, senza doverti abbassare, sii in buoni rapporti con tutte le persone.
Di' la verità con calma e chiarezza; e ascolta gli altri, anche i noiosi e gli ignoranti; anche loro hanno una storia da raccontare.
Evita le persone volgari e aggressive; esse opprimono lo spirito.
Se ti paragoni agli altri, corri il rischio di far crescere in te orgoglio e acredine, perché sempre ci saranno persone più in basso o più in alto di te.
Gioisci dei tuoi risultati così come dei tuoi progetti.
Conserva l'interesse per il tuo lavoro, per quanto umile; è ciò che realmente possiedi per cambiare le sorti del tempo. Sii prudente nei tuoi affari, perché il mondo è pieno di tranelli.
Ma ciò non accechi la tua capacità di distinguere la virtù; molte persone lottano per grandi ideali, e dovunque la vita è piena di eroismo.
Sii te stesso.
Soprattutto non fingere negli affetti, e neppure sii cinico riguardo all'amore; poiché a dispetto di tutte le aridità e disillusioni esso è perenne come l'erba.
Accetta benevolmente gli ammaestramenti che derivano dall'età, lasciando con un sorriso sereno le cose della giovinezza.
Coltiva la forza dello spirito per difenderti contro l'improvvisa sfortuna, ma non tormentarti con l'immaginazione.
Molte paure nascono dalla stanchezza e dalla solitudine.
Al di là di una disciplina morale, sii tranquillo con te stesso.
Tu sei un figlio dell'universo, non meno degli alberi e delle stelle; tu hai il diritto di essere qui.
E che ti sia chiaro o no, non v'è dubbio che l'universo ti si stia schiudendo come dovrebbe.
Perciò sii in pace con Dio, comunque tu Lo concepisca, e qualunque siano le tue lotte e le tue aspirazioni, conserva la pace con la tua anima pur nella rumorosa confusione della vita. Con tutti i suoi inganni, i lavori ingrati e i sogni infranti, è ancora un mondo stupendo.
Fa' attenzione e cerca di essere felice.
MAX EHRMANN, Desiderata, 1927.
martedì 3 aprile 2018
A colui che non mantiene quella distanza, si dice in Inghilterra: keep your distance! ?
Alcuni porcospini, in una fredda giornata d'inverno, si strinsero vicini, vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono le spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l'uno dall'altro. Quando poi il bisogno di riscaldarsi li portò nuovamente a stare insieme, si ripeté quell'altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro fra due mali. finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione. Così il bisogno di società, che scaturisce dal vuoto e dalla monotonia della propria interiorità, spinge gli uomini l'uno verso l'altro; le loro molteplici repellenti qualità e i loro difetti insopportabili, però, li respingono di nuovo l'uno lontano dall'altro. La distanza media, che essi riescono finalmente a trovare e grazie alla quale è possibile una coesistenza, si trova nella cortesia e nelle buone maniere.
A colui che non mantiene quella distanza, si dice in Inghilterra: keep your distance! ?
Con essa il bisogno del calore reciproco è soddisfatto in modo incompleto, in compenso però non si soffre delle spine altrui. ?
Colui, però, che possiede molto calore interno preferisce rinunciare alla società, per non dare né ricevere sensazioni sgradevoli.
Brani scelti: ARTHUR SCHOPENHAUER, Parerga e Paralipomena, 1851.
A colui che non mantiene quella distanza, si dice in Inghilterra: keep your distance! ?
Con essa il bisogno del calore reciproco è soddisfatto in modo incompleto, in compenso però non si soffre delle spine altrui. ?
Colui, però, che possiede molto calore interno preferisce rinunciare alla società, per non dare né ricevere sensazioni sgradevoli.
Brani scelti: ARTHUR SCHOPENHAUER, Parerga e Paralipomena, 1851.
lunedì 2 aprile 2018
là dove c'è ogni risposta.
Dice Ramana Maharshi:
“Se continuerete a interrogarvi, la risposta verrà”,
sottolineando proprio lo sforzo che ognuno deve fare per rispondere alle esigenze della vita.
Non sempre si è pronti, forse non si ha neanche voglia.
Dobbiamo invece avere la certezza che viene.
Viene, perchè, se chiedi ed aspetti,
tu ti apri,
e sei disposto ad accogliere,
proprio come il solco pronto alla semina.
Allora la risposta emerge dai profondi recessi del tuo animo,
là dove c'è ogni risposta.
È l'Assoluto che è in te a dartelo.
Mimma De Maio
“Se continuerete a interrogarvi, la risposta verrà”,
sottolineando proprio lo sforzo che ognuno deve fare per rispondere alle esigenze della vita.
Non sempre si è pronti, forse non si ha neanche voglia.
Dobbiamo invece avere la certezza che viene.
Viene, perchè, se chiedi ed aspetti,
tu ti apri,
e sei disposto ad accogliere,
proprio come il solco pronto alla semina.
Allora la risposta emerge dai profondi recessi del tuo animo,
là dove c'è ogni risposta.
È l'Assoluto che è in te a dartelo.
Mimma De Maio
domenica 1 aprile 2018
se non avessi imparato che dobbiamo accettare le nostre forze insufficienti,
"Una cosa è certa:
non potrò mai scrivere le cose come la vita le ha scritte per me, in caratteri viventi.
Ho letto tutto, con i miei occhi e con tutti i miei sensi,
ma non saprò mai raccontarlo allo stesso modo.
Potrei disperarmi per questo,
se non avessi imparato che dobbiamo accettare le nostre forze insufficienti,
però con queste forze dobbiamo veramente lavorare"
Nessun testo alternativo automatico disponibile.
Etty Hillesum, un nuovo senso delle cose
non potrò mai scrivere le cose come la vita le ha scritte per me, in caratteri viventi.
Ho letto tutto, con i miei occhi e con tutti i miei sensi,
ma non saprò mai raccontarlo allo stesso modo.
Potrei disperarmi per questo,
se non avessi imparato che dobbiamo accettare le nostre forze insufficienti,
però con queste forze dobbiamo veramente lavorare"
Nessun testo alternativo automatico disponibile.
Etty Hillesum, un nuovo senso delle cose
Iscriviti a:
Post (Atom)