In un suo meraviglio testo, “Meditare da cristiani”,
von Balthasar parla del silenzio come
premessa per vivere gli Esercizi spirituali:
“Chi vuole udire qualcosa
deve prepararsi con il silenzio alla capacità di udire.
Se lui stesso parla o parlano in lui i suoi pensieri, desideri, preoccupazioni,
allora il rumore che fanno renderà impotente
la sua capacità di ascolto.
Perciò ogni istruzione alla meditazione
incomincia con la richiesta
di creare silenzio e vuoto interiore,
affinché ci sia spazio per ciò che deve venire accolto.
Si parla
di «interrompere»,
di «concentrazione» della coscienza diffusa,
di «percorrere» il misterioso cammino verso l’interiorità, ecc.
Ma a buon diritto si può dubitare che un tale sforzo,
nella sua nuda negatività,
conduca già a quella positiva disponibilità di ascolto
che distingue
la meditazione cristiana da altre forme di contemplazione, nelle quali,
poiché non vi risuona nessuna parola da parte di Dio,
una tale disponibilità è superflua.
Cristianamente il silenzio richiesto
non deve essere realizzato precedentemente dall’uomo,
anzi il credente deve rendersi conto che
egli possiede già da sempre in sé e contemporaneamente in Dio
la «cameretta» silenziosa e nascosta in cui deve entrare (Mt 6,6)
e in cui è presso il Padre”.
Lo afferma anche la letteratura:
“Tu sai ascoltare il mio silenzio per questo ho bisogno di te“.
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